domenica 26 aprile 2009

Vivere, convivere e sopravvivere


Quando si va al liceo, la vita universitaria ci appare come qualcosa di aureo e prezioso, un obiettivo da raggiungere, un limite a cui tendere costantemente. Innanzitutto, si studia quello che ci piace. Primo mito da sfatare: è vero, infatti, che si può scegliere l'indirizzo che più ci aggrada (passando per esempio bruscamente dalle tragedie greche di un liceo classico, ai chetoni e agli amminoacidi di una facoltà puramente scientifica... ehm...), ma non necessariamente significa che tutto quello che abbiamo da studiare ci entusiasmi e ci interessi. Se è così, tanto meglio; purtroppo, nella maggior parte dei casi, la mia teoria è però comprovata. Capita, infatti, che la scelta compiuta non sia pari alle aspettative, o che determinate pagine siano assolutamente impossibili da ficcarsi in testa. Altra assurda convinzione dello studentello carico di speranze per il futuro è che l'università sia... più facile. Va bene, è vero che non si vive con la costante ansia di poter essere interrogati ogni mattina, magari a sorpresa; che non si ha l'apprensione di spostare i banchi prima del compito di latino (il quale si ripete con una frequenza di ben 4 volte a quadrimestre); che avere il compito prima di ricreazione, equivale a perdere in tronco i 10 miseri minuti di intervallo e all'avere la consapevolezza che le focaccine pomodoro e mozzarella del paninaro saranno già esaurite quando scenderemo al piano di sotto per acquistarne una; che ognuno ha la possibilità di organizzare il proprio piano di studi decidendo i giorni degli esami a lui più congeniali, senza l'angoscia provocata da imprevedibili assenze strategiche dei compagni di classe. Però non si può dire che sia poi più facile: il programma di un esame è decisamente più vasto di quello di un'interrogazione, i concetti sono più approfonditi e difficili (trascurando l'esistenzialismo heideggeriano che si studia a filosofia, ovviamente), e il periodo pre-esame è un vero strazio, sembra quello che precede l'esame di maturità, ma miniaturizzato. C'è una terza grande aspettativa, ma questa volta coinvolge solamente lo studentello di provincia che, al primo anno di università, andrà a vivere in un'altra città dove poter proseguire gli studi, anzi a convivere. Lo studentello si immagina le sue future giornate alla stregua di un episodio di "Friends", che termina quasi sempre con Monica, Ross e Chandler sul divanetto del bar di ritrovo, mentre Joey, Phoebe e Rachel portano la pizza da poter mangiare tutti insieme. No, non è affatto così. "I'll be there for you" non sarà la sigla che sentirà la mattina appena sveglio e quando, ormai sul water, si accorgerà che qualcun altro ha finito la carta igienica senza premurarsi di rimpiazzare il rotolo, non si sentiranno le risatine da sit-com di sottofondo, e se ci saranno non proverranno di certo da lui. Lo studentello si troverà di fronte ad una realtà ben diversa dalla culla di bambagia in cui veniva coccolato dai genitori: si troverà a dover auto provvedersi pulendo, facendo la spesa e cucinandosi da solo. Tutto ciò fatto insieme ad altre persone (nel mio caso specifico, altre tre ragazze). Posso assicurarvi, poi, che non è assolutamente vero che tutte le donne tengono all'ordine: c'è chi si diverte a fare la Regina del Condominio, per esempio, delegando agli altri gli onerosi compiti di pulire la cucina o il bagno, che la sottoscritta ha lasciato in condizioni pietose (sigh...). La verità è che la convivenza è, prima di tutto, compromesso: vivendo con un'altra, o con altre persone, bisogna innanzitutto pensare di dover cedere parte dei propri spazi, di dover abbandonare alcune nostre abitudini, accettarne ed acquisirne di nuove. Mai il detto "la libertà di ognuno inizia dove finisce quella degli altri" è stato più azzeccato. La convivenza è anche condivisione: sebbene, soprattutto all'inizio, sia molto difficile, bisogna lasciar correre se è sparito un cucchiaino del nostro prezioso miele di acacia, o se si consuma più caffè del dovuto. In realtà a me non è neanche andata tanto male: non sono circondata né da ragazze/i che vogliono solo divertirsi, né da gente che invade la nostra minuscola abitazione invitando conoscenti a iosa, né da esaltati attivisti politici o del WWF. Ci siamo io, una mia carissima amica, una quasi-laureata con un'anoressia latente e una grande stima di sé, ed una nullafacente che preferisce stare a fumare in cucina piuttosto che studiare. Però, vi dirò, è un'esperienza che aiuta veramente a crescere, costringendomi a badare da sola a me stessa, e a imparare a stare con gli altri in un clima sereno e tranquillo. E poi, suvvia, ci sono anche i momenti piacevoli! Le confidenze in cucina appoggiate al lavello, gli sfoghi in cucina appoggiate alla tovaglia di plastica a fiori che necessita di essere cambiata, quando scoppiamo a ridere convulsamente (in cucina, ovviamente, è il nostro centro nevralgico) e non riusciamo più a fermarci; quando, mercoledì a pranzo, ho preparato questo risotto per me e per altre due delle conviventi, e lo abbiamo gustato insieme, tra una chiacchiera e l'altra, assaporandolo con calma.


Risotto alle fragole

Ingredienti

300 g riso Carnaroli
200 g fragole
2 scalogni
brodo vegetale
parmigiano grattugiato
una noce di burro
olio extravergine di oliva
sale
pepe nero o aceto balsamico

Procedimento

Mettere in una padella dell'olio, poi tritarvi finemente lo scalogno. Porre sul fuoco a fiamma bassa: quando comincerà ad appassire, aggiungere il riso, alzare la fiamma e farlo tostare per un minuto e mezzo circa. Quindi, cominciare ad aggiungere il brodo vegetale caldo. A metà cottura, unire anche le fragole precedentemente lavate e tagliate a piccoli pezzettini; salare e continuare a cuocere, continuando ad unire il brodo mano a mano che cuoce. Quando il riso è cotto, spegnere il fuoco, e mantecare con abbondante parmigiano grattugiato e una nocina di burro. Dopo aver mescolato bene, servire il riso, aggiungendo, a seconda dei gusti, una spolverata di pepe nero o una spruzzatina di aceto balsamico.

15 commenti:

Alex ha detto...

Bella la foto. Il risotto mi ricorda gli anni`80...e le prime "sperimentazioni" culinarie!!!

Virginia ha detto...

Io non sono mai riuscita a farmelo piacere il risotto con le fragole...mah!
Piccola nota: essendo io una di quelle poche sfigate che studia filosofia (...), tengo a precisare che l'esistenzialismo hegeliano non esiste...semmai è heideggeriano!
Ecco. Finito il cazziatone, ti auguro una buona domenica (sperando che sia migliore della mia!).

Fiordilatte ha detto...

Ciao tartina!!si si si molto anni 80 style :) io non l'ho mai provato, non so...non mi ispira!ho un pregiudizio culinario sul risotto alle fragole mi sa!Forse perché temo un risultato eccessivamente dolce..

Cmq il tuo racconto mi ha fatto molto sorridere. condivido tutto :) a parte la questione coinquilini che non ho avuto il piacere/dispiacere di provare, ahimè io faccio parte della folta schiera di pendolari!Vivo sufficientemente vicino all'università da sorbirmi 1 ora di viaggio ma non abbastanza lontanto da dover cercar casa... anche l'autubus è un'esperienza formativa. Aiuta a sviluppare una pazienza immensa, una resistenza eccezionale agli sbalzi termici (riscaldamento a palla d'inverno e congelatore d'estate) ma soprattutto la capacità di dormire dovunque, si anche con la testa appiccicata al vetro ^__^ Aggiungiamoci anche l'aspetto socializzazione...:) che è la parte più divertente.

tartina ha detto...

@Alex: Eheh Sì, è un risotto trash :P

@Virgy: No, ma come? E' buonissimo!
E l'errore è imperdonabile, correggo subito! Che tristezza, ero così concitata dal mio post, che non me ne sono accorta ç.ç Chiedo umilmente perdono a te, al prof e ad Heidegger.

@fiordilatte: Ahahahah Io ho fatto la pendolare al liceo, 25 minuti di autobus ad ogni andata/ritorno.
No, il risotto non è dolce affatto, è questo il bello. Le fragoline rimangono leggermente asprognole :]

Carolina ha detto...

Brava...
Io non sarei mai riuscita a convivere con nessuno/a. Sono consapevole di essere una potenziale assassina. Mia sorella mi dice "bisogna essere tolleranti"... Tolleranti un paio di balle!!! Come si fa ad essere tolleranti quando trovi i suoi piatti nel lavello e non nella lavastoviglie; quando il caffè è magicamente mischiato allo zucchero (prima o poi lo provo per una ricetta... "Zucchero caffeato"!); quando la sedia è in mezzo alla stanza invece che accostata al tavolo; quando lei è disordinata e rompiballe;...
E però in parte sopporti, perché in fondo è sangue del tuo sangue... Ma con gente sconosciuta non puoi sopportare!
Il risotto alle fragole non l'ho mai provato...
Buona domenica!

Dada ha detto...

Concordo con te sul compromesso e sul fatto che si impara molto in fretta. Poi sta a noi decidere fino a che punto siamo disposti ad arrivare (Carolina mi ha fatto troppo ridere)
Anch'io il riso alle fragole (visto mille volte) non l'ho mai provato...
Molto carino il blog :)

tartina ha detto...

@Carolina: Ahahahah Anch'io non sono molto tollerante, solitamente, ma è stata ed è una bella scuola di pazienza la convivenza, stai tranquilla :P

@Dada: Sì, c'è un limite a tutto!
Provatelo il risotto, superate ogni pregiudizio che è buono :)
Grazie, comunque!

MilenaSt ha detto...

Il ritratto della vita da studente fuori sede e delle convention in cucina è alquanto fedele e mi ci sono ritovata.
Un mito il Pain aux raisins, mente il risotto alle fragole l'ho sempre e solo ammirato :-))

Serena ha detto...

Ecco perché non potrei convivere (se non con il mio accomodantissimo fidanzato): non ho la minima propensione al compromesso, il bagno dev'essere terso da ogni goccia, il pavimento immune da lanicci, la cucina da chiose d'unto. Niente TV, ma musica classica e alle 21.00 silenzio, perché è l'ora della lettura... Però mi piacerebbe avere una compagna d'appartamento che mi preparasse un risotto bello rosa come questo...

Isafragola ha detto...

Anch'io non mi sono mai lasciata tentare dall'abbinamento, ma se dici che non è troppo dolce ci provo. Un bacio per quando torni a casa

Anonimo ha detto...

Uno dei risotti più buoni che abbia mai assaggiato :)
è sempre un piacere essere 'invitata' a pranzo da te, cara Tartina.

Con affetto,
La tua Cavia.

tartina ha detto...

@lenny: eheh Allora mi capisci bene! ;)

@Ondina: Noi due andremmo proprio d'accordo. Purtroppo le mie coinquiline sono l'opposto del prototipo di perfetta convivenza da te descritto :(

@Isa: Assolutamente! E' buonissimo! Poi per una vegan come te è l'ideale ;]

@Cavia: E per me è sempre un piacere invitarti.

fiOrdivanilla ha detto...

ehm.. mi aggrego a Onde.. certe cose in una casa - nella casa in cui dovrei vivere - non riuscirei proprio a tollerarle (vedi tutto ciò che ha elencato Onde;).. non che non sia paziente o tollerante eh . . però sono troppo maniacalmente bisognosa del mio spazio e non sopporto molto bene che altre persone me lo invadano, soprattutto non mantenendo ordine e pulizia.. oddio no, impazzirei! :(

Ho sorriso nella tua descrizione sulle scuole superiori, mi hai fatto tornare in mente in miei anni passati lì..certo, allora ci si lamentava per la mole di compiti da fare, capitoli da studiare.. ora ci si lamenta comunque per qualcos'altro probabilmente :) in fondo siamo fatti per lamentarci di ogni cosa! :D
A me l'università però piace. Talvolta certi esami sono immensi e lunghi da preparare.. però io , per ora, non ne ho trovato uno per cui non provassi interesse e passione.. sarà che è più forte di me trovare il Bello in ogni cosa che faccio

ma vieniamo al risotto! io un risotto così roseo l'ho provato soltanto una volta, in un magnifico ristorante vicino Peschiera del Garda.. alle fragole e con petali di rosa. Era delizioso.. quindi ti chiedo ufficialmente se vuoi prendere casa con me! ahahah :D bellissimo questo risotto,complimenti! :)

e dopo questo lungo monologo.. posso dileguarmi in un frettoloso saluto!

tartina ha detto...

@vanilla: Ti prenderei volentieri come coinquilina, mia cara! Ahah
Comunque anche io sono dell'opinione che gli esseri umani cercano sempre di trovare quel "qualcosa che non va" in ogni situazione, non godendo appieno di niente. Forse è una concezione un po' leopardiana, però è così :|

Claudia ha detto...

Sono al lavoro ora, e tra una cosa e l'altra...Ero davvero nervosa poco fa. Anzi, ero inc... nera. Poi, per distrarmi, ho fatto un giro su internet e sono "incappata" nel tuo blog.
Che dire? Forse solo GRAZIE.
Non sai la serenità che dai, hai un modo di scrivere davvero piacevolissimo.
Fossi in te cercherei di considerare anche la carriera letterario-umanistica, in aggiunta a quella scientifica che mi sembra tu stia intraprendendo..
Io lo leggerei un tuo libro :)
In bocca al lupo per tutto!