mercoledì 24 febbraio 2010

Leggere, leggere, leggere! - Pasticcini di frolla


Pasticcini di frolla, originally uploaded by la tartina.

Quando ho bisogno di rilassarmi, di distrarmi, o semplicemente di alienarmi un po' dal solito tran-tran quotidiano, adoro rifugiarmi nella prima libreria che mi capita sotto tiro. Vagare tra gli scaffali colmi di tomi, manuali, volumi e libriccioli, sfogliare quelle pagine e passarci sopra le dita (non sopporto le pagine troppo lisce, quelle che creano un effetto tipo unghia spezzata sulla lavagna, mi vengono i brividi solo a scriverlo), captare stralci di parole e di frasi random (da "osservò l'impronta lasciata dal rossetto rosso sul suo bicchiere" a "mantecare con una noce di burro" a "l'assassino, strano ma vero, era proprio il maggiordomo!"), osservare gli acquisti delle altre persone e trarne spunto, a mio parere riesce a distendere i nervi più del Saluto al Sole o di una seduta zen. Da piccola rimanevo affascinata ogni volta che guardavo La Bella e la Bestia e la Bestia regala a Belle quell'enorme biblioteca e lei deve servirsi della scala per afferrare i tomi desiderati; oppure Pagemaster in cui Macaulay Carson Culkin, che fa il protagonista e che ora è nella droga fino al collo (secondo me colpa dei traumi derivanti dalla realizzazione di Mamma ho perso l'aereo e di Mamma ho perso l'aereo 2), ha tre amici-libri fatti a cartone animato, uno di avventura, uno di fantascienza e uno di amore; e ancora Harry Potter, mi è sempre sembrato ingiusto che le scuole italiane non avessero una biblioteca al pari di quella di Hogwarts (e che soprattutto non si studiasse Erbologia o Storia della Magia). Il fatto è che io adoro leggere, immergermi in quelle storie, racconti, riflessioni e non uscirne, immaginarmi i personaggi e le situazioni, immedesimarmi nelle medesime, diventare empatica con quello che sto leggendo, soffrire quando leggo l'ultima pagina del libro e lo chiudo, e so che è finito e, avida di quelle parole, devo mettermi il cuore in pace. Ovviamente non sempre è così. Delle volte inizio libri che è impossibile seguitare a leggere, figuriamoci finirli! Una volta lessi un consiglio di uno psicologo o di un espertone moderno, che diceva di non forzarsi a leggere ciò che non piace, ma di mettere il libro da parte e di cominciarne uno nuovo, perché altrimenti sarebbe solamente una grande perdita di tempo, e il tempo, ai giorni d'oggi, è poco, veramente poco. Ma per me è quasi una sfida finire un libro troppo pesante, troppo contorto, troppo anomalo, quindi finisce che lo tengo sul comodino per almeno tre mesi, leggo una pagina al giorno e intanto inizio un altro libro: l'80% delle volte non riesco a terminarlo. Altre volte invece capita di leggere libri che ti chiedi come possano essere stati editi, che li scriverebbe meglio il tuo gatto a occhi chiusi. Il caso Moccia, per fare un esempio. Giuro che scriverebbe meglio un bambino delle elementari: tuttavia, quella storia fatta di aggettivi patetici, di frasi che si ripetono, di dialoghi inesistenti, di storia inconsistente, ha ammaliato moltissimi giovani italiani, e ciò la dice lunga sul popolo di lettori della nostra nazione. Ma vogliamo mettere Step con un Mr. Darcy o con un Heathcliff? Stiamo forse scherzando? Sempre sulla scia del filone-spazzatura tanto in voga, sono arrivate le storie di vampiri della Stephenie Meyer: io, conscia del fatto che "se non lo leggi non puoi dare giudizi", ci ho provato. Giuro che ci ho provato. Ma al terzo sguardo languido tra Bella e Edward ho dovuto lasciare perdere, la situazione stava diventando insostenibile! Il Dracula di Bram Stoker si starà rivoltando nella tomba, sempre se è vero che Jonathan Harker è riuscito ad infilzare quel palo di frassino nel suo cuore e poi a decapitarlo. Tutto questo è molto indicativo: la lettura dei libri porta ad una maggiore padronanza della lingua, ad una maggiore cultura, e anche ad una competitività economica utile al bilancio del Paese - infatti esiste una strettissima correlazione tra indice di lettura e Pil. Riprova del fatto che in Italia si legge davvero poco. Complice della triste situazione è anche la scuola: poco fornite le biblioteche scolastiche, assurde le imposizioni sulla lettura date da maestri e professori. Ogni libro di cui viene imposta la lettura è automaticamente odiato o accantonato. Non è un caso se i Promessi Sposi e la Divina Commedia vengono "riscoperti" solo in età più matura. Le interminabili ore di lezione passate su un singolo termine dantesco oppure i riassunti sui capitoli del Manzoni, hanno creato in me una specie di repulsione verso quelli che sono pilastri della letteratura non solo italiana, ma anche mondiale. Il Gattopardo fatto leggere in seconda media si può considerare la stoccata finale. Gli studenti, in parte per sdegno verso una difficile imposizione, in parte perché è più facile starsene a vedere Tina che sbraita in Uomini&Donne, accantonano i libri, preferendo di gran lunga la Nintendo Wii, si specializzano in errori di grammatica e ortografia, pensano che il Decadentismo sia il nome del nuovo profumo di Estée Lauder. È stato stimato, per l'appunto, che gli Italiani spendono per i libri solo 65 euro all'anno, l'equivalente di una cena in trattoria per due persone. Peccato che la fame di cultura sia un evento più unico che raro.
(Vi prego di partecipare alla simpaticissima iniziativa Leggere, leggere, leggere! prevista per il 26 marzo. L'obiettivo? Regalare un libro ad uno sconosciuto. Cliccate sul link per tutti i dettagli!)

Oggi vi propongo la ricetta di friabilissimi pasticcini, che si sciolgono in boccat. Si consiglia di accompagnarli ad una buona tazza di tè e - perché no?, ad un libro.


Pasticcini di frolla montata

Ingredienti:

150 g burro
225 g farina 00
75 g zucchero a velo
1 uovo intero grande
½ cucchiaino di lievito vanigliato per dolci
2 bustine di vanillina
un pizzico di sale

Procedimento:

In una ciotola mettere il burro leggermente ammorbidito e lo zucchero a velo, montare con le fruste elettriche per almeno 5 minuti, fino ad ottenere una bella crema montata. Aggiungere l'uovo e la vanillina, e continuare a sbattere finché saranno bene assorbiti; a questo punto le fruste elettriche non servono più. Aggiungere in due volte la farina mescolata con lievito e sale, poi mescolare delicatamente da sotto a sopra con un mestolo di legno. Riempire con il composto una sac à poche con la bocchetta a stella da 1 cm e spremere i biscotti su una teglia rivestita di carta da forno, dandogli la forma desiderata (per quelli alla ciliegina candita, dividere una ciliegina e porre una metà sul pasticcino prima di infornarlo). Mettere in forno preriscaldato a 200° per 8-10 minuti circa: se i pasticcini cominciano a colorarsi, toglierli subito dal forno. Farli raffreddare, quindi decorarli spolverandoli con zucchero a velo, o ricoprirli con cioccolato fondente, nocciole, cioccolato bianco, granella di pistacchi, farina di cocco a scelta.

venerdì 19 febbraio 2010

Mezzogiorno di Cuoco - Filetto al tartufo con polenta croccante

Il mezzogiorno di fuoco, per ogni casalinga o donna appassionata di cucina che si trovi inspiegabilmente in casa con del tempo da utilizzare, viene combattuto a suon di pentole e fornelli. Accende RaiUno, salgono le note delle Tagliatelle di Nonna Pina e inizia la Prova del Cuoco, programma ormai parte integrante della televisione italiana, e neanche tra i più imbarazzanti. Taccuino e penna alla mano, l'ora e mezzo del programma, oltre ad incentivare la secrezione da parte delle ghiandole salivari, dispensa mille ricette e mille consigli culinari, e ancora mille consigli su come apparecchiare e decorare la tavola (vi prego, aboliamo le rose blu!). Tra le note delle famigerate canzoni dello Zecchino (o zucchino?) d'oro, tra ricette classiche, moderne e surrealiste, si sussegue una carrellata di personaggi ormai celebri e rinomati. La Prova del Cuoco ha ben 10 anni, ed è cominciata con la conduzione di Antonella Clerici: contro il prototipo standard della conduttrice italiana, bella ma poca sostanza, Antonellina si è subito distinta per le sue morbide forme, la sua inettitudine culinaria e la sua estrema simpatia. Ai primi tempi, anche l'Anna Moroni, nonostante quella voce insopportabilmente acuta e sgraziata, non rimaneva poi troppo antipatica: sembrava una nonnetta umbra petulante che volesse solamente condividere i segreti delle sue ricette. E infine Beppe Bigazzi, mio "concittaddino" (nato a Terranova Bracciolini, provincia di Arezzo), burbero e scontroso, coi suoi rimedi e consigli esclusivamente legati alla tradizione, dalle folte sopracciglia canute pronte ad aggrottarsi da un momento all'altro. Poi il programma è andato deteriorandosi. Si dice "il gioco è bello quando dura poco" e anche "l'apparenza inganna": in tal proposito potremmo utilizzare "le apparenze ingannano e ce se ne accorge solamente se il gioco dura poco (finché è bello)". Quando Antonellina è rimasta incinta, andando ad aumentare la massa grassa data da anni e anni di impeccabile conduzione della trasmissione (come fare a resistere lì dentro?!), è stata rimpiazzata dalla nuova Elisa Isoardi. Non temporaneamente, ma definitivamente. Il compenso che richiede è inferiore di quello della Clerici, gli ascolti si sono mantenuti altissimi, ma vogliamo parlare del rendimento della conduzione? La Isoardi è troppo impostata, non ne capisce nulla di cucina e a volte rende veramente impossibile la comprensione di qualche ricetta, dice continuamente "Che bello" (anche mentre gira il frullatore!) mentre gli occhi spalancati si spostano febbrilmente da una telecamera all'altra, per non parlare delle espressioni facciali esageratamente forzate quando assaggia qualcosa (ancor prima di portarsi il cibo alla bocca assume quella posa di entusiastica felicità, in realtà pensando quanto quel grammo possa farla ingrassare). Insomma, non sai di casa, di buona tavola e di naturalezza e ultima caratteristica che me la rende insopportabile: odia il pepe, e per questo lo stanno bandendo da tutte le ricette del programma. Insomma, bella sarà bella, ma è estremamente vuota, quindi perfetta per lo standard "medioitaliano" che segue la trasmissione. La domanda sorge spontanea: come sarà riuscita ad arrivare così "in alto"? Siamo certi che Del Noce non è stato preso per la gola. Nel contempo, anche la Moroni e Beppe hanno perso qualcosa. La signora umbra dalla vocetta stridula ha cominciato a diffondere ricette appartenenti a poveri foodbloggers spacciandole per sue, e la sua risata a Gollum sta diventando veramente insopportabile. Al club si è aggiunto Vissani, che sarà pure un eccellente cuoco, ma quanto ad umanità e sprint televisivo proprio non sa nulla. Ciliegina sulla torta? Quello che è successo lo scorso 15 febbraio: Beppe Bigazzi, partendo da un detto popolare delle sue parti che recita "A Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto", ha raccontato che a Carnevale, in Valdarno, negli anni '30 e '40, chi non poteva godere della carne di coniglio, si nutriva di quella di gatto. L'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), insieme alla responsabile dei Verdi, Cristiana Morelli, hanno subito scagliato le loro proteste, e il cartellino rosso di espulsione è arrivato subito per Beppe, che si è dovuto ritirare momentaneamente dalla trasmissione. Forse si era soffermato un po' troppo sulla "frollatura delle carnine bianche" dei gatti, includendo così particolari pittoreschi, ma anche piuttosto macabri. Tuttavia c'è da dire che il co-presentatore si rifaceva ad un detto popolare, e ad un'usanza diffusa in quegli anni di magra. A mio parere l'espulsione sembra eccessiva, considerando anche il carattere di Bigazzi, propenso ad esagerazioni e a battute avventate. E poi si apre un'altra discussione: perché il gatto no e il coniglio sì? Perché l'uomo è abituato a tenere il gatto acciambellato sul divano? E un tenero coniglietto allora? L'agnellino che guarda Lisa Simpson coi suoi occhioni languidi? E Bambi, vogliamo parlare del cerbiattino della nostra infanzia?! A fronte di queste considerazioni non sto assolutamente dicendo di essere a favore dei 100 modi in cui cucinare Fuffi, sia chiaro. Però, secondo questa nuova ottica, risulta anche meno raccapricciante l'usanza cinese. E se fossimo abituati fin dall'antichità a cucinarci il cane e a costruire la cuccetta per il nostro porcellino domestico?
Nonostante ciò, scusate un attimo, ma devo vedere chi vince, se Pomodoro Rosso o Pomodoro Verde.

Oggi la ricetta di una tenerissima carne di gatto accompagnata con... Va bene, Carnevale è già passato, e il 1 di aprile è ancora lontano. Per gli ultimi giorni d'inverno (almeno si spera), del tenero filetto ricoperto da salsa tartufata accompagnato da formine di polenta croccanti fuori e morbide dentro.


Filetto al tartufo con polenta croccante

Ingredienti: per 4 persone

per il filetto:
4 fette di filetto di circa 2 hg l'una
1 hg salsa tartufata
una noce di burro
sale, pepe

per le formine:
2hg polenta (del tipo preferito)
acqua
salsa tartufata

Procedimento:

per il filetto:
Cuocere alla brace le fette di filetto salate e pepate, 5 minuti per parte. In una pirofila, fare liquefare la noce di burro al quale aggiungere metà della salsa tartufata. Adagiarvi le fette di filetto, sulle quali aggiungere la salsa rimanente. Servire caldo.

per le formine:
Cuocere la polenta e farla intiepidire, quindi disporla sul tagliere passandovi sopra il matterello per livellarla. Con degli stampi da biscotti, realizzare le formine preferite, su cui porre della salsa tartufata. Disporle sul piatto crisp leggermente unto, e far cuocere in forno a microonde con funzione crisp per 4-5 minuti circa.