tag:blogger.com,1999:blog-24896972484083316122024-03-03T09:16:45.879+01:00Pappa e cicciatartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.comBlogger107125tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-74090468186064563612010-02-24T12:36:00.002+01:002010-02-24T13:05:02.759+01:00Leggere, leggere, leggere! - Pasticcini di frolla<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4383941711/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2763/4383941711_b69da4247d.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4383941711/">Pasticcini di frolla</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Quando ho bisogno di rilassarmi, di distrarmi, o semplicemente di alienarmi un po' dal solito <i>tran-tran</i> quotidiano, adoro rifugiarmi nella prima libreria che mi capita sotto tiro. Vagare tra gli scaffali colmi di tomi, manuali, volumi e libriccioli, sfogliare quelle pagine e passarci sopra le dita (non sopporto le pagine troppo lisce, quelle che creano un effetto tipo unghia spezzata sulla lavagna, mi vengono i brividi solo a scriverlo), captare stralci di parole e di frasi random (da "osservò l'impronta lasciata dal rossetto rosso sul suo bicchiere" a "mantecare con una noce di burro" a "l'assassino, strano ma vero, era proprio il maggiordomo!"), osservare gli acquisti delle altre persone e trarne spunto, a mio parere riesce a distendere i nervi più del Saluto al Sole o di una seduta zen. Da piccola rimanevo affascinata ogni volta che guardavo <i>La Bella e la Bestia</i> e la Bestia regala a Belle quell'enorme biblioteca e lei deve servirsi della scala per afferrare i tomi desiderati; oppure <i>Pagemaster</i> in cui Macaulay Carson Culkin, che fa il protagonista e che ora è nella droga fino al collo (secondo me colpa dei traumi derivanti dalla realizzazione di <i>Mamma ho perso l'aereo</i> e di <i>Mamma ho perso l'aereo 2</i>), ha tre amici-libri fatti a cartone animato, uno di avventura, uno di fantascienza e uno di amore; e ancora <i>Harry Potter</i>, mi è sempre sembrato ingiusto che le scuole italiane non avessero una biblioteca al pari di quella di Hogwarts (e che soprattutto non si studiasse Erbologia o Storia della Magia). Il fatto è che io adoro leggere, immergermi in quelle storie, racconti, riflessioni e non uscirne, immaginarmi i personaggi e le situazioni, immedesimarmi nelle medesime, diventare empatica con quello che sto leggendo, soffrire quando leggo l'ultima pagina del libro e lo chiudo, e so che è finito e, avida di quelle parole, devo mettermi il cuore in pace. Ovviamente non sempre è così. Delle volte inizio libri che è impossibile seguitare a leggere, figuriamoci finirli! Una volta lessi un consiglio di uno psicologo o di un espertone moderno, che diceva di non forzarsi a leggere ciò che non piace, ma di mettere il libro da parte e di cominciarne uno nuovo, perché altrimenti sarebbe solamente una grande perdita di tempo, e il tempo, ai giorni d'oggi, è poco, veramente poco. Ma per me è quasi una sfida finire un libro troppo pesante, troppo contorto, troppo anomalo, quindi finisce che lo tengo sul comodino per almeno tre mesi, leggo una pagina al giorno e intanto inizio un altro libro: l'80% delle volte non riesco a terminarlo. Altre volte invece capita di leggere libri che ti chiedi come possano essere stati editi, che li scriverebbe meglio il tuo gatto a occhi chiusi. Il <i>caso Moccia</i>, per fare un esempio. Giuro che scriverebbe meglio un bambino delle elementari: tuttavia, quella storia fatta di aggettivi patetici, di frasi che si ripetono, di dialoghi inesistenti, di storia inconsistente, ha ammaliato moltissimi giovani italiani, e ciò la dice lunga sul popolo di lettori della nostra nazione. Ma vogliamo mettere <i>Step</i> con un <i>Mr. Darcy</i> o con un <i>Heathcliff</i>? Stiamo forse scherzando? Sempre sulla scia del filone-spazzatura tanto in voga, sono arrivate le storie di vampiri della <i>Stephenie Meyer</i>: io, conscia del fatto che "se non lo leggi non puoi dare giudizi", ci ho provato. Giuro che ci ho provato. Ma al terzo sguardo languido tra Bella e Edward ho dovuto lasciare perdere, la situazione stava diventando insostenibile! Il <i>Dracula</i> di Bram Stoker si starà rivoltando nella tomba, sempre se è vero che Jonathan Harker è riuscito ad infilzare quel palo di frassino nel suo cuore e poi a decapitarlo. Tutto questo è molto indicativo: la lettura dei libri porta ad una maggiore padronanza della lingua, ad una maggiore cultura, e anche ad una competitività economica utile al bilancio del Paese - infatti esiste una strettissima correlazione tra indice di lettura e Pil. Riprova del fatto che in Italia si legge davvero poco. Complice della triste situazione è anche la scuola: poco fornite le biblioteche scolastiche, assurde le imposizioni sulla lettura date da maestri e professori. Ogni libro di cui viene imposta la lettura è automaticamente odiato o accantonato. Non è un caso se i <i>Promessi Sposi</i> e la <i>Divina Commedia</i> vengono "riscoperti" solo in età più matura. Le interminabili ore di lezione passate su un singolo termine dantesco oppure i riassunti sui capitoli del Manzoni, hanno creato in me una specie di repulsione verso quelli che sono pilastri della letteratura non solo italiana, ma anche mondiale. <i>Il Gattopardo</i> fatto leggere in seconda media si può considerare la stoccata finale. Gli studenti, in parte per sdegno verso una difficile imposizione, in parte perché è più facile starsene a vedere Tina che sbraita in <i>Uomini&Donne</i>, accantonano i libri, preferendo di gran lunga la Nintendo Wii, si specializzano in errori di grammatica e ortografia, pensano che il Decadentismo sia il nome del nuovo profumo di Estée Lauder. È stato stimato, per l'appunto, che gli Italiani spendono per i libri solo 65 euro all'anno, l'equivalente di una cena in trattoria per due persone. Peccato che la <i>fame di cultura</i> sia un evento più unico che raro.<br />(Vi prego di partecipare alla simpaticissima iniziativa <i><a href="http://albyok.altervista.org/pensoscrivo/archives/1010">Leggere, leggere, leggere!</a></i> prevista per il 26 marzo. L'obiettivo? Regalare un libro ad uno sconosciuto. Cliccate sul link per tutti i dettagli!)<br /><br />Oggi vi propongo la ricetta di friabilissimi pasticcini, che si sciolgono in boccat. Si consiglia di accompagnarli ad una buona tazza di tè e - perché no?, ad un libro.<br /><br /><br /><b>Pasticcini di frolla montata</b><br /><br /><u>Ingredienti:</u><br /><br />150 g burro<br />225 g farina 00<br />75 g zucchero a velo<br />1 uovo intero grande<br />½ cucchiaino di lievito vanigliato per dolci<br />2 bustine di vanillina<br />un pizzico di sale<br /><br /><u>Procedimento:</u><br /><br />In una ciotola mettere il burro leggermente ammorbidito e lo zucchero a velo, montare con le fruste elettriche per almeno 5 minuti, fino ad ottenere una bella crema montata. Aggiungere l'uovo e la vanillina, e continuare a sbattere finché saranno bene assorbiti; a questo punto le fruste elettriche non servono più. Aggiungere in due volte la farina mescolata con lievito e sale, poi mescolare delicatamente da sotto a sopra con un mestolo di legno. Riempire con il composto una <i>sac à poche</i> con la bocchetta a stella da 1 cm e spremere i biscotti su una teglia rivestita di carta da forno, dandogli la forma desiderata (per quelli alla ciliegina candita, dividere una ciliegina e porre una metà sul pasticcino prima di infornarlo). Mettere in forno preriscaldato a 200° per 8-10 minuti circa: se i pasticcini cominciano a colorarsi, toglierli subito dal forno. Farli raffreddare, quindi decorarli spolverandoli con zucchero a velo, o ricoprirli con cioccolato fondente, nocciole, cioccolato bianco, granella di pistacchi, farina di cocco a scelta.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com45tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-13939856903978887092010-02-19T12:27:00.004+01:002010-02-19T16:18:52.263+01:00Mezzogiorno di Cuoco - Filetto al tartufo con polenta croccante<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4370214190/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2743/4370214190_7f8b73fbf5.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4370214190/">Filetto al tartufo con polenta croccante</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify> Il <i>mezzogiorno di fuoco</i>, per ogni casalinga o donna appassionata di cucina che si trovi inspiegabilmente in casa con del tempo da utilizzare, viene combattuto a suon di pentole e fornelli. Accende RaiUno, salgono le note delle Tagliatelle di Nonna Pina e inizia la <i>Prova del Cuoco</i>, programma ormai parte integrante della televisione italiana, e neanche tra i più imbarazzanti. Taccuino e penna alla mano, l'ora e mezzo del programma, oltre ad incentivare la secrezione da parte delle ghiandole salivari, dispensa mille ricette e mille consigli culinari, e ancora mille consigli su come apparecchiare e decorare la tavola (vi prego, aboliamo le rose blu!). Tra le note delle famigerate canzoni dello <i>Zecchino </i>(o zucchino?) <i>d'oro</i>, tra ricette classiche, moderne e surrealiste, si sussegue una carrellata di personaggi ormai celebri e rinomati. La Prova del Cuoco ha ben 10 anni, ed è cominciata con la conduzione di <i>Antonella Clerici</i>: contro il prototipo standard della conduttrice italiana, bella ma poca sostanza, Antonellina si è subito distinta per le sue morbide forme, la sua inettitudine culinaria e la sua estrema simpatia. Ai primi tempi, anche l'<i>Anna Moroni</i>, nonostante quella voce insopportabilmente acuta e sgraziata, non rimaneva poi troppo antipatica: sembrava una nonnetta umbra petulante che volesse solamente condividere i segreti delle sue ricette. E infine <i>Beppe Bigazzi</i>, mio "concittaddino" (nato a Terranova Bracciolini, provincia di Arezzo), burbero e scontroso, coi suoi rimedi e consigli esclusivamente legati alla tradizione, dalle folte sopracciglia canute pronte ad aggrottarsi da un momento all'altro. Poi il programma è andato deteriorandosi. Si dice "il gioco è bello quando dura poco" e anche "l'apparenza inganna": in tal proposito potremmo utilizzare "le apparenze ingannano e ce se ne accorge solamente se il gioco dura poco (finché è bello)". Quando Antonellina è rimasta incinta, andando ad aumentare la massa grassa data da anni e anni di impeccabile conduzione della trasmissione (come fare a resistere lì dentro?!), è stata rimpiazzata dalla nuova <i>Elisa Isoardi</i>. Non temporaneamente, ma definitivamente. Il compenso che richiede è inferiore di quello della Clerici, gli ascolti si sono mantenuti altissimi, ma vogliamo parlare del rendimento della conduzione? La Isoardi è troppo impostata, non ne capisce nulla di cucina e a volte rende veramente impossibile la comprensione di qualche ricetta, dice continuamente "Che bello" (anche mentre gira il frullatore!) mentre gli occhi spalancati si spostano febbrilmente da una telecamera all'altra, per non parlare delle espressioni facciali esageratamente forzate quando assaggia qualcosa (ancor prima di portarsi il cibo alla bocca assume quella posa di entusiastica felicità, in realtà pensando quanto quel grammo possa farla ingrassare). Insomma, non sai di casa, di buona tavola e di naturalezza e ultima caratteristica che me la rende insopportabile: odia il pepe, e per questo lo stanno bandendo da tutte le ricette del programma. Insomma, bella sarà bella, ma è estremamente vuota, quindi perfetta per lo standard "medioitaliano" che segue la trasmissione. La domanda sorge spontanea: come sarà riuscita ad arrivare così "in alto"? Siamo certi che Del Noce non è stato preso per la gola. Nel contempo, anche la Moroni e Beppe hanno perso qualcosa. La signora umbra dalla vocetta stridula ha cominciato a diffondere ricette appartenenti a poveri foodbloggers spacciandole per sue, e la sua risata a Gollum sta diventando veramente insopportabile. Al club si è aggiunto Vissani, che sarà pure un eccellente cuoco, ma quanto ad umanità e sprint televisivo proprio non sa nulla. Ciliegina sulla torta? Quello che è successo lo scorso 15 febbraio: Beppe Bigazzi, partendo da un detto popolare delle sue parti che recita "A Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto", ha raccontato che a Carnevale, in Valdarno, negli anni '30 e '40, chi non poteva godere della carne di coniglio, si nutriva di quella di gatto. L'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), insieme alla responsabile dei Verdi, Cristiana Morelli, hanno subito scagliato le loro proteste, e il cartellino rosso di espulsione è arrivato subito per Beppe, che si è dovuto ritirare momentaneamente dalla trasmissione. Forse si era soffermato un po' troppo sulla "frollatura delle carnine bianche" dei gatti, includendo così particolari pittoreschi, ma anche piuttosto macabri. Tuttavia c'è da dire che il co-presentatore si rifaceva ad un detto popolare, e ad un'usanza diffusa in quegli anni di magra. A mio parere l'espulsione sembra eccessiva, considerando anche il carattere di Bigazzi, propenso ad esagerazioni e a battute avventate. E poi si apre un'altra discussione: perché il gatto no e il coniglio sì? Perché l'uomo è abituato a tenere il gatto acciambellato sul divano? E un tenero coniglietto allora? L'agnellino che guarda Lisa Simpson coi suoi occhioni languidi? E Bambi, vogliamo parlare del cerbiattino della nostra infanzia?! A fronte di queste considerazioni non sto assolutamente dicendo di essere a favore dei 100 modi in cui cucinare Fuffi, sia chiaro. Però, secondo questa nuova ottica, risulta anche meno raccapricciante l'usanza cinese. E se fossimo abituati fin dall'antichità a cucinarci il cane e a costruire la cuccetta per il nostro porcellino domestico?<br />Nonostante ciò, scusate un attimo, ma devo vedere chi vince, se Pomodoro Rosso o Pomodoro Verde.<br /><br />Oggi la ricetta di una tenerissima carne di gatto accompagnata con... Va bene, Carnevale è già passato, e il 1 di aprile è ancora lontano. Per gli ultimi giorni d'inverno (almeno si spera), del tenero filetto ricoperto da salsa tartufata accompagnato da formine di polenta croccanti fuori e morbide dentro.<br /><br /><br /><b>Filetto al tartufo con polenta croccante</b><br /><br /><u>Ingredienti:</u> per 4 persone<br /><br />per il filetto:<br />4 fette di filetto di circa 2 hg l'una<br />1 hg salsa tartufata<br />una noce di burro<br />sale, pepe<br /><br />per le formine:<br />2hg polenta (del tipo preferito)<br />acqua<br />salsa tartufata<br /><br /><u>Procedimento:</u><br /><br />per il filetto:<br />Cuocere alla brace le fette di filetto salate e pepate, 5 minuti per parte. In una pirofila, fare liquefare la noce di burro al quale aggiungere metà della salsa tartufata. Adagiarvi le fette di filetto, sulle quali aggiungere la salsa rimanente. Servire caldo.<br /><br />per le formine:<br />Cuocere la polenta e farla intiepidire, quindi disporla sul tagliere passandovi sopra il matterello per livellarla. Con degli stampi da biscotti, realizzare le formine preferite, su cui porre della salsa tartufata. Disporle sul piatto <i>crisp</i> leggermente unto, e far cuocere in forno a microonde con funzione <i>crisp</i> per 4-5 minuti circa.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-45042042146098927942010-02-10T11:49:00.002+01:002010-02-10T11:50:16.671+01:00D.ssa Stranamore - Baci di Perugia<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4345976692/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4028/4345976692_5e93ae09da.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4345976692/">Baci di Perugia</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Domenica si festeggerà una delle feste più patetiche e consumistiche del globo: <i>S. Valentino</i>. Coppie stucchevoli e gné-gné, se ne staranno mano nella mano, o a cenare a lume di candela, o a visitare questa o quella città italiana, con tanto di mazzi di fiori e palloncini a forma di cuore gonfiati a elio. Voi, mi rivolgo a voi, single ormai a prova di colpo di fulmine, ve ne starete in disparte, professando quanto è triste festeggiare S. Valentino e che l'amore non si dimostra solamente una volta all'anno. Baggianate: ovviamente vi piacerebbe tantissimo ricevere come dono uno di quegli inquietanti peluche che stringono tra le zampette cuori di cioccolato, o perlomeno poter snobbare con classe la festività, decidendolo però insieme al partner. A vostro favore, però, potete tirare fuori delle valide motivazioni alle vostre amiche che vi racconteranno per filo e per segno dei progetti per domenica 14 febbraio, su quanto sia inutile spendere così tanto per un qualcosa di così labile. A mio parere Carlo Verdone, con <i>L'amore è eterno finché dura</i>, ha superato se stesso. Non tanto per la pellicola in sé (più pregevole è sicuramente <i>Viaggi di nozze</i>, con Tosca e <i>famolostrano!</i>), quanto per l'appropriata scelta del titolo. Sì, perché anche secondo me l'amore in una coppia non è infinito. Dopo l'euforia e la passione iniziale, questo si esautora, e più si va avanti nel tempo, più diventa abitudine e consuetudine. Mentre in alcuni casi sparisce proprio, in altri diventa una diversa tipologia di amore, ecco. Ci si conforma alla vita che, da un po' di tempo, si conduce con il <i>partner</i>, e ci si adegua ad essa. Perché molte volte, dopo il matrimonio, avviene il tradimento? Se talvolta questo è puramente erotico, sessuale, mentre spiritualmente e psicologicamente si rimane legati ed attratti alla persona che abbiamo scelto come compagna di vita, talaltra invece è causato proprio dallo scocco di una scintilla che va a sostituire quella ormai affievolita dal tempo. A comprovare il fatto che la mia teoria non sia solo dettata da una sorta di pessimismo inconsueto per una ragazza della mia età che ora come ora l'amore non lo vede neanche in cartolina (e quando sei innamorato, a quanto pare, sembra che la tua storia sia la migliore di tutte, la più bella del mondo e che durerà più dei nuovi seni al silicone della Ventura), interviene la scienza. Secondo una ricerca condotta dall'Università di Pavia condotta sulla sostanza presente nel cervello in grado di fare innamorare, infatti, il tutto è riducibile a delle <i>proteine</i>. Delle piccole catenelle aminoacidiche riescono ad influenzare il Sentimento per eccellenza, quello che ha fatto parlare tanti pensatori, quello che ancora oggi rimane un grande mistero per la specie umana. La prima "molecola dell'amore" è stata scoperta dal premio Nobel (1968, per gli studi condotti appunto sui fattori di crescita del sistema nervoso) <i>Rita Levi Montalcini</i>: si chiama NGF, sigla che sta per Nerve Growth Factor. Per studiare il fenomeno sono stati analizzate diversi gruppi di persone divisi in base alla durata del rapporto di coppia. Nelle persone dove la relazione era iniziata da poco, sono stati riscontrati dei valori di NGF più alti rispetto alle coppie che stavano insieme da più di un anno. Un altro aspetto che è emerso dalla ricerca è che i livelli di NFG calano con il passare degli anni: nell'iniziare una nuova relazione un ventenne avrà dei livelli della proteina più alti rispetto a un trentenne. Tuttavia i ricercatori tengono comunque a precisare che dopo il primo anno non finisce l'amore, finisce solo questa fase "acuta" che lascia il posto ad altre sensazioni. Tutto ciò convalida la teoria di cui sono sostenitrice ormai da un po' di tempo. La vostra amica ovviamente vi guarderà scettica e piena di disappunto, e se ne andrà a cercare un delizioso portafoto per il suo ragazzo pensando a quanto siete sfigate e anche un po' invidiose, inconsapevole del suo livello di NGF che sta progressivamente calando.<br /><br />Per questo S.Valentino, vi propongo la ricetta dei famosi Baci di Perugia, trovata su <i>Sale&Pepe</i> di questo mese. Questi golosissimi cioccolatini sono nati negli anni '20 da un'idea di Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni, tra i fondatori storici della Perugina. Lei inventò la ricetta e li chiamò "cazzotti" per la forma a pugno; lui ne addolcì il nome in "baci". Rivestiteli di carta stagnola, ponendo all'interno di ognuno una citazione famosa: il risultato sarà sicuramente più soddisfacente di quello dato dai dolcetti acquistati.<br /><br /><br /><b>Baci di Perugia</b><br /><br /><u>Ingredienti:</u><br /><br />240 g cioccolato gianduia<br />120 g granella di nocciole tostate<br />30 g nocciole intere<br />70 g panna fresca<br />300 g cioccolato fondente al 70%<br /><br /><u>Procedimento:</u><br /><br />Scaldare la panna in un pentolino con il cioccolato gianduia spezzettato e mescolare fino ad ottenere una crema omogenea. Unire la granella di nocciole e continuare a mescolare finché sarà incorporata perfettamente. Trasferire il composto in una tasca da pasticciere senza bocchetta, distribuirlo su un vassoio foderato con carta da forno formando tante palline grosse come una noce, lasciarle raffreddare in frigo per un'ora e poi sistemare una nocciola intera su ogni bacio, premendola leggermente. Grattugiare fine il cioccolato fondente, raccoglierlo in una ciotola e lasciarlo sciogliere dolcemente a bagnomaria. Togliere i baci dal frigo e immergerli uno alla volta nel cioccolato fuso, aiutandosi con una pinza da pasticceria o con una forchetta, in modo da ricoprirli interamente. Fare sgocciolare bene i baci, quindi metterli su un foglio di carta da forno e lasciarli riposare finché si saranno asciugati completamente.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com29tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-29675714603460951802010-02-04T15:43:00.004+01:002010-02-04T15:49:29.362+01:00Un mondo al contrario - Marmellata di arance<center><div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4329635697/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4062/4329635697_c77826a838.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4329635697/">Marmellata di arance</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p></center><p align = justify>«È una marmellata ottima», disse la regina.<br />«Tanto oggi non ne voglio.»<br />«Anche se tu ne avessi voluta, non avresti potuto averne», ribatté la regina. «La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi.»<br />«Ma prima o poi ci potrà essere marmellata oggi!», obiettò Alice.<br />«No, replicò la Regina. «La marmellata c'è negli altri giorni; e oggi non è un altro giorno, come dovresti sapere.»<br />«Non vi capisco» disse Alice. «È spaventosamente confuso.»<br />(da <i>Attraverso lo specchio</i>, Lewis Carroll)<br /><br />Perché noi, oggi, siamo abituati alla logica paradossale, contorta e spiazzante che fa da padrona nelle opere di Carroll. Siamo abituati a politici che fanno tante promesse, ma poi non vediamo neppure l'ombra della "marmellata del domani". Ci si chiede quanto l'opera del grande scrittore, sebbene irreale, possa essere distante dal mondo odierno, e dalla sua inverosimile razionalità. Non è contorto un mondo in cui si è ricchissimi oppure poverissimi? Non è contorto un mondo in cui un futuro non è assicurato per nessuno? Non è contorto un mondo in cui bene e male si confondono? Non è contorto un mondo dove si è in guerra continua? Non è contorta la realtà che ci circonda? Quasi quasi preferisco il <i>Gatto del Cheshire</i>.<br /><br />Oggi la ricetta della marmellata d'arance, che ha letteralmente conquistato casa mia. Barattoli su barattoli spariscono alla velocità della luce: è ottima sia come dolce, sulle fette biscottate, sul pane col burro o nello yogurt, sia come stuzzichino salato, accompagnata da dei formaggi. La marmellata in questione è proprio quella di cui Alice trova il vasetto (vuoto), mentre cade nel pozzo. La bambina non osa buttarlo giù, perché pensa che potrebbe cadere in testa a qualcuno. La domanda sorge spontanea: non dovrebbe cadere con la stessa velocità di Alice che già sta cadendo? <br /><br /><b>Marmellata di arance</b><br /><br /><u>Ingredienti:</u><br /><br />1,5 kg arance bionde, non trattate<br />1 limone<br />1,5 l acqua<br />1,5 kg zucchero <br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Tagliare le arance e il limone in sei spicchi, quindi ridurre a fettine sottili ognuno di essi. Raccogliere le fettine di agrumi in una ciotola di vetro o di porcellana (non di plastica), versarvi sopra l'acqua e coprirle con della pellicola trasparente. Lasciare riposare tutto per una notte in un luogo fresco. Il giorno dopo versare il contenuto della ciotola, arance ed acqua, in una casseruola di acciaio con il triplo fondo. Unire lo zucchero, mescolare bene finché risulti sciolto e continuare la cottura a fuoco vivo per 30 minuti circa. Lasciare riposare qualche minuto, quindi riempire i vasetti e sigillarli con chiusura ermetica. Se aperta, la marmellata si conserva per qualche giorno in frigo. Altrimenti, il barattolo sigillato può conservarsi per circa 6 mesi.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-14661843255159865112010-02-01T08:30:00.002+01:002010-02-01T10:34:11.090+01:00Cha no yu - Green tea sweets<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4320411030/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4011/4320411030_c620ab837e.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4320411030/">Green tea sweets</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>I tabloid impazzano: <i>Prince of Wales and Lady Grey just married</i>. Matrimonio in grande per il Principe del Wales e l'amata Lady Grey: lei, un abito sontuoso color lavanda e fiordalisi intrecciati tra i capelli, lui un rigoroso smoking nero. Preserveranno la nobile dinastia, e la porteranno avanti con sapienza ed eleganza. Lui proviene dalla Cina, è delicato e apprezzato da tutti; lei, Mary Elizabeth, dai tipici tratti orientaleggianti, è decisa e forte, vitaminica direi. Il padre <i>Earl Grey</i>, orgogliosissimo, ha portato fiero sua figlia all'altre, non riuscendo a nascondere una lacrima scendere sulla guancia solcata dalle rughe. Tantissimi illustri invitati ai festeggiamenti, tra cui la bella indiana <i>Darjeeling</i>, la ex del Principe mollata brutalmente davanti ad un aereo per Thaiti, che afferma di essere realmente felice per le nozze. O almeno così dice. Nascosto dietro una colonna di pasticcini di frolla, si scorge anche <i>Bancha</i>, magnate di un grande impero economico: raffinato e altero, appare sempre un po' riservato e piuttosto burbero con la stampa. Grande amico di Lady Grey, nonché suo compagno al college, si vocifera su un plausibile amore non ricambiato da parte di lui. Ma si sa, sono solo gossip, e io non voglio certo esprimere giudizi avventati sullo sguardo perso e affranto dipinto sugli occhi di Bancha quando guarda la futura Principessa del Wales scendere le gradinate con grazia! Le sorelle di Lady Grey, <i>Sencha</i> e <i>Tencha</i>, pur essendo gemelle, non potrebbero mai essere così diverse. Tencha si gira attorno, controlla che tutto proceda per il meglio, vorrebbe che la cerimonia della sorella fosse perfetta, saluta gli invitati, li accoglie, pensa alle tartine all'avocado e al salmone. Brillante e pungente, dirige una casa di moda; è al suo terzo matrimonio e ha due figli, ma sembra essere presa più dalle sue incombenze che dalle esigenze familiari. Sencha è l'opposto: pallida e remissiva, nel suo abito verde scuro, sembra invisibile. Si muove con circospezione tra la folla. Sembra quasi non voglia farsi notare, e probabilmente non vede l'ora di tornare sui suoi amati libri. Il cugino del principe, nonché suo migliore amico <i>Karkadè</i>, spicca tra i presenti per il deciso colore rosso del suo smoking. Noto casanova, è alla ricerca della sua prossima preda. Uh-oh, sembra proprio che l'abbia trovata: ma sarà contento il marito di Tencha della cosa? Intanto il pestifero <i>Pai-mu-tan</i>, fratello minore del Principe, semina panico nel bel mezzo della festa: alza la gonna a Yin-chên, che sembra così una moderna Marilyn Monroe, rovescia il punch addosso a <i>Gunpowder</i>, non conoscendo forse la sua proverbiale irascibilità. Quieta e serafica è invece la piccola <i>Jasmin</i>, figlia del Principe e di Lady Grey: nata da pochi mesi, osserva tutto con grande cura, non lasciandosi sfuggire neppure il dettaglio più minuto. Compreso <i>Matcha</i>, il prezioso animale domestico di famiglia: un grande gatto di razza pregiata, la cui coda viene immediatamente afferrata dalla piccina, che non gli lascia scampo. La grande cerimonia, la famosa <i>Cha no yu</i>, celebrata alle 5 del pomeriggio dall'esimio <i>Cappellaio Matto</i>, è ormai giunta al termine. Quanto durerà l'amore tra il Principe e Lady Grey? Nessuno può dirlo con sicurezza, ma una cosa è certa. Sembra essere infinito quando il Principe e Lady Grey si sussurrano piano a vicenda: "Ho voglia di <i>tè</i>."<br />(<i>Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. I personaggi non esistono, o perlomeno solamente sul mio scaffale, tra bustine di tè, infusi e tisane.</i>)<br /><br />Poiché sono riuscita finalmente a mettere le mani sulla preziosa e costosissima polvere verde di tè Matcha, ormai celeberrima nella blogsfera, ho messo subito in pratica una ricetta trovata sul <a href="http://www.cavolettodibruxelles.it/2007/07/biscotti-al-te-matcha-because-you-can">Cavoletto</a> e da <a href="http://www.cilieginasullatorta.it/2007/07/green-tea-sweets.html">Tuki</a>. La consistenza friabile dei biscottini è deliziosa, mentre il sapore... beh, presente la sensazione che si ha nell'addentare del tè verde solido? Ecco.<br /><br /><b>Green tea sweets</b><br /><br /><u>Ingredienti:</u><br /><br />90 g di zucchero a velo<br />140 g di burro a pezzetti<br />3 tuorli grandi (60 g)<br />1,5 cucchiai da tavola di matcha<br />220 g di farina<br />200 g di zucchero semolato per la copertura<br /><br /><u>Procedimento</u><br />Setacciare il matcha con lo zucchero a velo e versarli nel recipiente della planetaria, unirvi il burro e lavorare con la foglia (o gancio K) fino ad ottenere un impasto perfettamente liscio ed omogeneo; unire la farina setacciata, continuando a lavorare, ed impastare fino a quando il tutto non risulta ben amalgamato; infine, aggiungere i tuorli e lavorare velocemente fino a quando non saranno ben incorporati nell'impasto. Formare un disco con l'impasto, coprirlo e lasciarlo in frigo per circa 30'. Preriscaldare il forno a 160-170°C, stendere l'impasto ad uno spessore di poco superiore ad 1 cm (io li ho fatti più bassi) e, con un tagliapasta di circa 5cm di diametro, ricavare i biscotti e passarli nello zucchero semolato. Sistemare i biscotti su una teglia rivestita di carta forno e cuocere per circa 15-20 minuti, i biscotti devono essere appena dorati sui bordi. Trasferire su una griglia di raffreddamento e lasciare che si raffreddino completamente. Conservare in una scatola di latta.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-76996976238802501602010-01-28T13:30:00.002+01:002010-01-28T13:31:30.676+01:00La metamorfosi - Cake alla feta e prezzemolo<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4311472426/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2783/4311472426_0b00c1e81f.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4311472426/">Cake alla feta e prezzemolo</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Nella vita dello studente universitario, che scorre placida tra lezioni, biblioteca e mensa, bisogna includere purtroppo un periodo quanto mai temuto: la <i>sessione d'esame</i>. Quello è il momento in cui i nodi vengono al pettine, e l'unico desiderio è quello di passarlo da vincitori. Terminate le lezioni, comincia la Tanto Temuta: si cominciano a diradare le uscite infrasettimanali, e più ci si avvicina al giorno dell'esame, tanto si riduce anche la durata delle serate nei week-end; ci si rinchiude in casa, chi ha affittato un appartamento nella città in cui studia, torna mesto e tapino a casa. In un primo periodo è quasi rilassante: sì, c'è da studiare, ma si torna ad essere serviti e riveriti da mamma e babbo, e poi manca ancora un mese all'esame! Poi insomma, questa vita domestica viene anche a noia. Le giornate passano tutte uguali, la concentrazione va diradando e sembra di non procedere con lo studio. Comincia la <i>paranoia</i>: no perché a me interessa solamente di passarlo, poi del voto chi se ne importa!? No, ma dicono che i professori sono certi bastardi! No, io penso di bocciare, e se mi fanno delle domande a cui non riesco a rispondere? in alcuni casi le paranoie sono fondate: lo studente che in realtà si è gingillato e non ha aperto libro durante l'arco di tempo a disposizione, verrà bocciato; quello che si è impegnato ed ha studiato assiduamente (anche se proprio non gli pare di essere pronto), riceverà buoni frutti. Ma non sempre. Molte volte, purtroppo, ci sta anche la sfortuna: per esempio, che capiti l'argomento su cui abbiamo meno le idee chiare (<i>remembering esame di analisi matematica - gennaio 2009</i>), che il professore sia veramente lunatico e che abbia voglia di bocciarti. Ci sta tutto, l'importante è incassare il colpo e poi riprovarci. Anche se solamente il pensiero di risprofondare nell'apatia della sessione d'esame è nauseante. In questo periodo, lo/a studente/ssa, subisce una vera e propria <i>mutazione</i>, psicologica e fisica. Il primo indizio che serve da riconoscimento del Problema è dato dall'assunzione di una <i>tenuta da combattimento</i>, consistente in pantaloni sformati di una tuta da Jay-Z (pregevoli le tute utilizzate quando si praticava uno sport), calzini spessi multicolor, pantofole grandi, calde e pelose, un <i>pile</i> dai motivetti assurdi e imbarazzanti (il mio ha dei fiocchi di neve grigi e delle teste di renna inquietanti; gettonati anche i modelli-moda dai colori catarifrangenti), maglietta vecchia e consunta (da alternare col sopra del pigiama, come in uno stato di influenza perenne). Segue una presa di posizione da parte dei capelli, che decidono di sporcarsi prima e di andare per i fatti loro: frequenti, per chi ha i capelli almeno alle spalle, sono le acconciature formate con l'ausilio di matite smangiucchiate o pinze da lavandaia. Durante la sessione d'esame poi, diventano palesi miopia e/o astigmatismo: non c'è niente di meglio per deprimersi che portare 24 h su 24 degli spessi occhiali neri da nerd (presenti!), e ogni tanto guardarsi allo specchio per verificare lo stato di abbrutimento. Nel mentre, la depressione arriva alle stelle, così come l'ansia e l'angoscia che potrebbero causare un fallimento. Per questo motivo, solitamente, accompagnano il periodo di esame anche degli attacchi convulsi di <i>fame</i>, che trova sfogo soprattutto nei carboidrati. Io, per esempio, faccio delle vere e proprie indigestioni di cereali, marmellata e biscotti a qualunque ora del giorno. Lo so, è riprovevole, ma cosa non si farebbe pur di non studiare anche solo cinque minuti! Questa <i>fame chimica</i>, purtroppo, va a pari passo con un desolante stato dell'epidermide che ricopre il viso. Ad ogni morso di cioccolata, sembra spunti un nuovo brufolo, che col suo colore rosso carminio crea un emozionante contrasto sulla pelle biancastra e flaccida, che non vede la luce del sole, vuoi per l'inverno, vuoi per la vita di clausura trascorsa sui libri, da più di un mese. Ancora più infame, a tal proposito, è la <i>sessione estiva</i>. Se quella invernale è traumatica, quella estiva lo è ancora di più. Studenti più fortunati sfoggiano dorate abbronzature già da maggio: tu (io) sei costretta ad andare avanti col tuo colore pallido di morte, consapevole dell'imminente scottatura non appena potrai esporre almeno una piccola area del tuo corpo al sole. Guardi fuori le belle giornate scorrere, mentre tu sei costretto a stare chino sui libri soffrendo il caldo e sudando come un maialino cinese. Sogni l'estate, ma sai di dover dare ancora questo e quell'esame prima di goderne appieno. E potrai farlo solo se gli esami andranno bene. Contemporaneamente, calano il livello di attenzione e di concentrazione: mille sono gli espedienti a cui si ricorre per distrarsi. Da includere nella categoria il volo di una mosca e Internet, la distrazione per eccellenza: si finisce per aggiornare convulsamente la stessa pagina di Facebook che si aggiornerebbe automaticamente, iscriversi a <i>Twitter</i> o sperimentare tutti gli stupidi giochini presenti su gioco.it (con particolare propensione per quelli di ruolo, in cui l'obiettivo è quello di gestire un fast-food soddisfacendo tutte le esigenze dei clienti). Come se non bastasse, la posizione ricurva sui tomi aperti, provoca <i>scoliosi momentanee</i> che riportano lo studente alla primitiva condizione da australopiteco. Le sessioni d'esame, in definitiva, hanno qualcosa di estremamente <i>sadico</i> verso il genere degli studenti. Lo <i>studio matto e disperatissimo</i> tanto amato da Leopardi, io lo sostituirei volentieri con <i>feste matte e divertentissime</i>, e stavolta non penso sia questione di punti di vista, no?<br /><br />Oggi vi propongo la ricetta di un cake salato, la cui preparazione mi ha distratto - con piacere, da endomembrane, ibridizzazioni e citosol. Piacevole è stato anche addentare quelle morbide fette, in cui l'acidulo del formaggio greco ben si combina con l'inconfondibile sapore del prezzemolo. La ricetta è di Arietta di <a href="http://muffinscookiesealtripasticci.blogspot.com/2010/01/cake-feta-ed-erbe.html">Muffins, cookies e altri pasticci</a>, come sempre una garanzia.<br /><br /><br /><b>Cake alla feta e prezzemolo</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />180 gr di farina<br />3 uova<br />10 cl di latte parzialmente scremato<br />10 cl di olio d'oliva<br />100 gr di gruyère (<i>io ho utilizzato il Galbanino</i>)<br />200 gr di feta<br />2 o 3 manciate di prezzemolo o altre erbe aromatiche fresche (basilico, menta...)<br />1 bustina di lievito per torte salate<br />sale e pepe<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Tagliare la feta a dadini, grattugiare il gruyère con una grattugia a fori larghi e tritare grossolanamente le erbe. Imburrare e infarinare uno stampo da plumcake.<br />In una ciotola, sbattere leggermente con una frustina le uova con l’olio e il latte. Aggiungere la farina, il gruyère grattugiato, la feta a dadini e le erbe tritate. Salare e pepare. Mescolare e incorporare delicatamente il lievito.<br />Versare l'impasto nello stampo e infornare subito nel forno preriscaldato a 180°. Fare cuocere per 35-40 minuti circa. Lasciare raffreddare il cake prima di sformarlo.<br /><br />Varianti: <br />- potete aggiungere anche una bella manciata di olive nere denocciolate al composto.<br />- potete sostituire il gruyère con emmenthal, oppure variare utilizzando al suo posto 60 gr di parmigiano grattugiato.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-74813894838956004152010-01-25T13:30:00.006+01:002010-02-12T14:03:59.492+01:00Avereventanni, auguri a me! - Mattonella con bavarese al caffè e ganache al cioccolato<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4303717346/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4054/4303717346_d2dc53e5fa.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4303717346/">Mattonella con bavarese al caffè e ganache al cioccolato</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>È strano pensare come un giorno preso a caso possa rappresentare per alcuni un giorno come tanti, in cui continuare con la solita routine e le solite occupazioni, e rappresentare invece una data importante per altri. Prendiamo come esempio questo grigio lunedì, fatto di freddo e umidità. Ecco, questo lunedì per uno studente potrebbe significare solamente l'inizio di una estenuante settimana, fatta di compiti e interrogazioni, dopo il relax del week-end. Per una donna di casa potrebbe significare solamente che è giunto il momento di cambiare le lenzuola e mettere a lavare quelle vecchie. Per un <i>buisness-man</i> potrebbe voler dire esclusivamente che oggi dovrà presenziare ad un noioso convegno, come ogni lunedì. La normalità, in definitiva, niente più e niente meno. E invece per me, la vostra tartina, oggi è un giorno speciale: è il <i>mio compleanno</i>. Ebbene sì, compio 20 anni, proprio oggi, il 25 gennaio, dico addio al mondo dei <i>teenagers</i>. Il compleanno è un evento importante, soprattutto se l'età è di questa portata. Secondo me sono i 20 che inaugurano l'ingresso nel <i>mondo degli adulti</i>, non i 18. Non c'è più quell'1 davanti, ma un 2 pieno di aspettative per il futuro. Che poi, se ci si pensa bene, perché festeggiare un anno che se ne va, un anno in cui diventiamo più vecchi? Sembra non avere senso, eppure, il giorno del proprio compleanno, c'è sempre quella leggera euforia, quel sentirsi speciali per un giorno, e ricoperti di mille attenzioni. Sorprese, regali, le persone più disparate che fanno gli auguri (ma è sempre un piacere riceverli). Sono più grande, è vero, ma non mi sembra di certo di essere cambiata da ieri o da una settimana fa. Eppure c'è quel qualcosa in più che grava su di me, quel qualcosa che, almeno per l'entusiasmo iniziale, mi fa assumere la consapevolezza di essere più grande, e di doverlo dimostrare. <i>Maturare</i> per alcuni è un processo lento, per altri repentino e segnato da un singolo avvenimento, per altri ancora quel momento non arriverà mai; delle volte l'età non conta niente. Io non lo so, ancora ho molto da imparare e troppe esperienze da fare. Se ripenso ai miei anni trascorsi però, non posso che farlo sorridendo. Tornassi indietro cambierei qualcosa, questo è ovvio, ma il bilancio, in fin dei conti, è positivo. Adesso sento solamente il bisogno di buttarmi, come un salto nel vuoto, in questo nuovo anno che per me, mi perdoni il calendario, comincia proprio oggi.<br /><br />Oggi non posso che proporvi il dessert che mi sono auto-confezionata per festeggiare i miei 20. L'ho inventato io, assemblando 3 diverse ricette e 4 tipi di gusti e consistenze: il biscotto alla <i>nocciola</i> spugnoso e morbido, la ganache al <i>cioccolato fondente</i> cremosa e scioglievole al palato, la bavarese al <i>caffè</i> che ben si combina con lo strato di soffice <i>panna montata</i> finale. Per augurarvi un buon <i>NON-compleanno</i> (:<br />E già che ci sono, partecipo con questa ricetta al contest indetto da <a href="http://meringheallapanna.blogspot.com/2010/01/caffelatte-al-cucchiaio-per-una-buona.html">Chefs Sans Frontieres</a> (cliccando sul nome trovate il bando!), associazione senza fini di lucro che si occupa di insegnare il mestiere della ristorazione a ragazzi in difficoltà, condudendoli per mano fino alla completa autonomia nella gestione di un'attività. Per le migliori ricette sono previsti anche alcuni premi messi in palio da <a href="http://www.neronero.it/shop/">Neronero</a>. uniamo l'utile al dilettevole, su!<br /><br /><br /><b>Mattonella con bavarese al caffè e ganache al cioccolato</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />per il biscotto alla nocciola:<br />100 g nocciole <br />3 albumi<br />80 g zucchero<br />20 g farina <br /><br />per la ganache:<br />100 ml panna fresca<br />150 g cioccolato fondente<br />30 g burro<br /><br />per la bavarese:<br />2 tuorli<br />250 ml latte<br />1 cucchiaio di caffè solubile<br />50 g zucchero semolato<br />1 cucchiaio e mezzo di zucchero a velo<br />100 ml panna fresca<br />4 g gelatina in fogli<br />un baccello di vaniglia<br /><br />per decorare:<br />50 ml panna fresca<br />20 g zucchero a velo<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Preparare il biscotto alla nocciola, tritando innanzitutto col mixer le nocciole fino a ridurle in polvere. Montare a neve ben ferma gli albumi, poi unire le nocciole e la farina. Versare l'impasto in una pirofila di 26x18cm foderata con carta da forno, e infornare a 200° per 20 minuti. Far raffeddare, quindi, servendosi di un coltello con la lama seghettata (in questo modo non si sbriciolerà), tagliare in due la pasta, delle dimensioni di uno stampo da plum cake di 24 cm. <br /><br />Preparare quindi la ganache: versare in una casseruola la panna con 100 ml scarsi di acqua, portare al limite dell'ebollizione, unire il cioccolato spezzettato e, fuori dal fuoco, mescolare fino a quando il cioccolato sarà completamente sciolto. Lasciare intiepidire il composto e, poco alla volta, unire il burro molto morbido. Trasferire la ganache in frigo a rassodare (20 minuti circa).<br /><br />Foderare uno stampo da plum cake con della carta da forno, quindi porvi il primo rettangolo di pasta alla nocciola opportunamente tagliato e ridotto alle giuste dimensioni. Prelevare la ganache dal frigo, quindi montarla con le fruste elettriche per 2-3 minuti, finché inizierà a diventare più chiara e addensarsi. Spalmare la ganache sul primo biscotto alla nocciola, coprire con il secondo rettangolo, premere leggermente e porre nuovamente in frigo.<br /><br />Intanto, preparare la bavarese al caffè. Scaldare il latte con il baccello di vaniglia inciso nel senso della lunghezza senza portarlo ad ebollizione. Nel frattempo ammorbidire la gelatina in acqua fredda. Spegnere il fuoco, mescolare il caffè al latte finché si sarà sciolto ed eliminare la vaniglia. Montare i tuorli con lo zucchero finché diventeranno chiari e incorporarli al latte. Unire la gelatina strizzata e farla sciogliere per 5 minuti a fuoco lento, continuando a mescolare. Spegnere il fuoco e far raffreddare. Montare la panna con lo zucchero a velo, incorporandola al composto a base di latte. <br />Prelevare lo stampo e versarvi la bavarese, quindi porre nuovamente in frigo a rassodare per almeno 4 ore.<br /><br />Trascorso questo tempo, tirare fuori lo stampo dal frigo, e tirare fuori la mattonella aiutandosi coi lembi sporgenti della carta da forno. Pareggiare col coltello eventuali irregolarità nella forma (in particolare agli estremi). Se i lati dovessero risultare esteticamente poco piacevoli, ricoprirli con granella di nocciole.<br />Prima di servire, montare la panna rimasta, quindi, servendosi di una sac-à-poche dalla boccuccia a stella, decorare la mattonella.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-34728662103796793592010-01-22T15:05:00.004+01:002010-01-22T15:16:56.184+01:00Le relazioni pericolose - Bavarese al cioccolato e frutti di bosco<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4295506640/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4057/4295506640_cc93cb198b.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4295506640/">Bavarese al cioccolato e frutti di bosco</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify> Rubrica femminile: <i>I miti da sfatare sull'amore</i>, inteso come sentimento e relazione tra un uomo e una donna. Astenersi le più sentimentaliste. <br />Prima di tutto, l'esistenza di un <i>Principe Azzurro</i>. Da piccole, influenzate dalla Disney e dalle fiabe più comuni (Cenerentola, Biancaneve) - in sostanza, prima che arrivasse <i>Shrek</i> sugli schermi, ci immaginavamo, da un giorno all'altro, l'arrivo del nostro uomo perfetto, ovviamente bello, ricco, affascinante, scaltro ed intelligente. Tutte qualità che contemporaneamente non si potrebbero trovare nemmeno in un personaggio del gioco di ruolo <i>The Sims</i>. Il principe sarebbe arrivato, prima o poi, in sella ad un possente cavallo bianco. Non mi importava di non essere mai salita su un cavallo o semplicemente su un pony, perché ci sarebbe stato Lui (Filippo) che mi avrebbe sollevata e posta delicatamente vicino a sé, per poi partire al galoppo verso il tramonto. Immagine romanticamente idilliaca, per carità, ma estremamente distante dalla realtà. Se il cavallo poteva funzionare bene nell'Ottocento, adesso si speri arrivi in groppa ad una <i>Porsche</i>. Le aspettative sono sempre deluse: sembra quasi che il binomio bello&intelligente non si contemplato da Madre Natura, e spesso e volentieri anche il binomio carino&unminimoastuto. Si scade quasi sempre sul decente&minorato. Ed è vero che non importa che sia ricco, che i soldi non fanno la felicità, ma ovviamente aiutano parecchio.<br />Poi, il fatto che se un uomo ti tratta male, significa che gli piaci. No, non è assolutamente vero: se noi donne siamo quelle complesse, gli uomini sono quelli troppo semplici. Non ci sono spiegazioni se ci trattano male, se chiedono il numero e poi spariscono, se di punto in bianco non si fanno più vivi. Tutto ciò non è razionale, ma significa solamente una cosa: non gli piacciamo! Se da piccoli il bambino che condivideva il banco con noi ci faceva lo sgambetto ogni volta che passavamo, non voleva attirare la nostra attenzione, giammai. Significava solamente che gli stavamo nettamente antipatiche, che presto ci avrebbe appiccicato la gomma da masticare tra i capelli se non fosse intervenuta la maestra con tempestiva iniziativa.<br />Le frasi come "tu meriti di meglio, credimi", "noi siamo perfetti l'uno per l'altra, è solo il tempo ad essere sbagliato" e "non i voglio ferire", sono solamente modi eleganti per decretare la fine di un rapporto. Anche la cosiddetta "pausa di riflessione" è solo un espediente per porre fine ad una relazione: chi conoscete che dopo una pausa-di-riflessione, hanno meditato a lungo per poi rimettersi insieme? Ecco, appunto.<br />È da porre fine anche alla divulgazione di un'altra bestialata: <i>gli uomini si prendono per la gola</i>. E voi dite che se mi presento da uno che mi piace con una teglia di muffins appena sfornati mi propone subito il matrimonio? Questa è un'altra tipica cavolata che si insinua nelle menti delle giovani bimbe per avviarle al fantastico mondo della cucina. Pensando che, se riusciranno a sfornare un arrosto al pari di quello della nonna, si mariteranno quanto prima, le giovani fanciulle ottenebrate dall'immagine del Principe Azzurro, si mettono subito ai fornelli. Risultato? Quei cibi finiranno sul girovita delle fanciulle nella fase della pubertà e sarà estremamente difficile mandare via la componente lipidica in eccesso.<br />Infine, l'amicizia tra uomo e donna. È possibile, soprattutto se lui/lei è gay o tra i due intercorre un rapporto di parentela, ma anche in altre situazioni è possibile. Che poi questo rapporto possa sfociare nell'amore, è anch'esso possibile; tuttavia, si può avere un amico maschio senza per forza pensare di mettere su casa con lui.<br />Si tenga presente che tali considerazioni sono state fatte in seguito ad un errato e inappropriato (ma anche mancato!) approccio all'amore da parte mia, ma che talvolta si rivelano estremamente veritiere.<br />Per altri interrogativi irrisolti rivolgersi alle puntate di <i>Sex And the City</i>, manuale più che esplicativo su ogni comportamento riguardante le relazioni uomo/donna.<br /><br />Oggi vi propongo la ricetta di un dessert strepitoso, che ho ripreso dal blog di Paoletta, <a href="http://aniceecannella.blogspot.com/2009/12/buon-anno-e-una-torta-da-sogno.html">Anice&Cannella</a>. Ho modificato la quantità di colla di pesce, e ho utilizzato i frutti di bosco surgelati, in assenza di mirtilli freschie e/o, nella fattispecie, surgelati. Nessun mito da sfatare stavolta, la torta dà sempre un ottimo risultato, riuscendo sempre <i>fedele</i> alle aspettative: celestiale il contrasto tra la dolcezza del cioccolato e il sapore asprognolo dei frutti di bosco, tra la soffice morbidezza del pan di spagna e la consistenza gelatinosa della bavarese.<br /><br /><b>Bavarese al cioccolato e frutti di bosco</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />per il pan di spagna:<br />40 gr di tuorli d'uovo<br />100 gr di albumi<br />110 gr di zucchero a velo<br />15 gr di cacao<br />20 gr di fecola<br /><br />per la bavarese:<br />300 gr di frutti di bosco<br />300 gr di zucchero<br />17 gr di gelatina in fogli<br />300 gr di panna montata<br /><br />per il topping:<br />150 gr di frutti di bosco<br />35 gr di zucchero<br />60 gr di acqua<br />5 gr di gelatina in fogli<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />per il pan di spagna:<br />Montare i tuorli con 40 gr di zucchero a velo.<br />Montare a neve l'albume aggiungendo 70 gr di zucchero a velo, unire i due impasti e incorporare la fecola e il cacao, amalgamare bene il tutto.<br />Mettere in una tortiera imburrata e infarinata (io ho usato una tortiera a cerniera di 26 cm di diametro) e cuocere in forno per 15 minuti a 200°. Far raffreddare.<br />Frullare, con il frullino a immersione, i frutti di bosco con lo zucchero.<br /><br />per la bavarese:<br />In una casseruola far bollire 50 gr della salsa di mirtilli ed unire la gelatina in fogli, precedentemente ammollata in acqua fredda. Amalgamare il tutto e aggiungere la restante salsa di mirtilli. Far raffreddare bene il composto e prima che si addensi unire la panna montata, mescolare bene.<br /><br />Mettere il pan di spagna dentro un cerchio metallico foderato di carta acetata, versarvi la bavarese e mettere a rassodare in frigo. Nel frattempo preparare il topping: far cuocere lo zucchero con l'acqua, unirvi la gelatina in fogli, precedentemente ammollata in acqua fredda, quindi unire i frutti di boscoi. Far cuocere per 3 minuti circa, quindi lasciar raffreddare a temperatura ambiente.<br /><br />Quando la bavarese è un po' rassodata e il topping è freddo, ricoprire la superficie della bavarese e mettere nuovamente in frigo per due ore.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-81823395958636565332010-01-20T11:32:00.004+01:002010-01-20T11:34:43.262+01:00Il lupo perde il pelo... - Spirali di sfoglia allo speck<center><div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4289656651/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4053/4289656651_1b931a6516.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4289656651/">Spirali di sfoglia allo speck</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div></center><p><p align = justify>C'è un confine sottilissimo che separa <i>abitudine</i>, <i>vizio</i> e <i>dipendenza</i>. I limiti che si interpongono tra questi tre concetti che definiscono la climax ascendente verso il male, sono assai sfumati e indefiniti. La parola abitudine deriva dal latino <i>habitudo</i>, e va ad indicare letteralmente una struttura fisica o morale: è infatti un comportamento che assumiamo come automatico in seguito al suo ripetersi nel corso delle nostre esperienze, del nostro vissuto. Per esempio, è un'abitudine entrare dentro l'automobile ed allacciarsi la cintura di sicurezza, senza pensarci. Oppure bere un bicchiere d'acqua appena alzati. Le abitudini possono essere le più disparate; tuttavia, quando assumono connotati negativi, sfociano nel vizio, termine che va effettivamente ad indicare un'abitudine scorretta, maligna. Entrare in un <i>circolo vizioso</i> significa prendere la consuetudine a fare qualcosa di sbagliato, che sappiamo essere sbagliato, ma che ormai facciamo meccanicamente. Quando poi non possiamo fare a meno di quel preciso circolo vizioso in cui siamo entrati, scatta la dipendenza, e allora uscirne fuori è praticamente impossibile. Prendiamo l'<i>alcol</i>, il <i>fumo</i> o il <i>gioco</i>. Una volta che è diventata un'abitudine quella di bere svariate bottiglie tra vino e birra al giorno, quella di consumare circa tre pacchetti di sigarette al giorno, quella di puntare i nostri beni più cari di fronte ad un tavolo da poker, assicurando così un viaggio diretto per la Via del Lastrico, neanche la più grande <i>forza di volontà</i> potrebbe essere d'aiuto. Uscire da una dipendenza è forse una delle prove più difficili, e molte volte non è possibile farcela da soli. Per quanto mi riguarda, vado fiera del fatto di non aver iniziato a fumare: ho provato ad aspirare quel catrame pieno di nicotina e sostanze tossiche, ma proprio no, non fa per me. Innanzitutto non è per niente piacevole, in secondo luogo, l'immagine di due polmoni rovinati dal fumo eccessivo funzionò in me da detrattrice. Il guadagno in salute è certo e, oltretutto, vi è anche un bel risparmio economico. In seconda media, conducendo delle ricerche per il giornalino scolastico sugli effetti nocivi del fumo, riuscii addirittura a far smettere di fumare i miei genitori. Quello è stato uno dei traguardi più soddisfacenti che abbia mai raggiunto: adesso in casa nostra anche solo il fumo passivo (che molti sostengono essere anche più dannoso di quello attivo!) riesce a dare una nota di insopportabile disturbo. Tuttavia, la varietà di vizi che offre il mondo odierno è vasta quanto un campionario di stoffe in merceria. Nascono dipendenze che mai avremmo immaginato potessero esistere. Come quella da <i>caffeina</i>, sostanza facilmente reperibile in caffè, tè, Coca-Cola e bevande energetiche: questa provoca disturbi come ansia, insonnia, flessione dell'umore, confusione mentale e suscettibilità. Oppure la <i>Internet Addiction Disorder</i> (IAD), frutto esclusivamente del nostro tempo, di portatili, PC e palmari. La Internet dipendenza è sempre più diffusa: addirittura negli Stati Uniti ci sono dei veri e propri centri di disintossicamento.La prima spia di allarme si accende quando nel corso della giornata si ripetono continuamente le stesse azioni: controllo della posta elettronica più volte al giorno, troppo tempo passato in chat oppure ricerca di programmi e strumenti per comunicare online sempre più innovativi; la seconda tappa è definita <i>tossicofilia</i> ed è caratterizzata da un tempo sempre maggiore trascorso on-line, anche durante l’orario lavorativo, a scapito di ore di sonno e con un crescente senso di disagio e sofferenza quando si è scollegati, una sensazione del tutto paragonabile a quella dell’astinenza; infine si raggiunge lo stato di tossicomania quando ormai l’ossessione della rete compromette i rapporti interpersonali, quelli scolastico-lavorativi e porta ad un isolamento sociale. E non sono esclusivamente i giovani ad essere colpiti da questo terribile disturbo: ovviamente <i>prevenire</i> è sempre meglio che curare. Le ore consentite davanti al computer sono tre al giorno (io stessa ci trascorro più tempo!), da intervallare con altre attività che esulino dallo stare seduti di fronte ad un monitor. Inquietante è come per alcuni la vita virtuale possa sostituire la vita normale: come rimanere ammaliati da uno <i>smile</i> piuttosto che da un sorriso vero e proprio? <br /><br />Al posto delle sigarette, vi consiglio invece questi <i>sigari</i>, snack che ho ripreso dal blog <a href="http://fiordifrolla.blogspot.com/2009/03/spirali-di-sfoglia-allo-speck.html">Fior di Frolla</a> di Camomilla, gustosi e soddisfacenti per un antipasto o un aperitivo. Attenzione però... creano dipendenza!<br /><br /><br /><b>Spirali di sfoglia allo speck</b><br /><br /><u>Ingredienti</u> per 8 persone<br /><br />2 dischi di pasta sfoglia fresca già pronta<br />50 g circa di speck a fette<br />½ cucchiaino di semi di finocchio<br />50 g di parmigiano reggiano grattugiato<br />1 uovo<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />In un piatto fondo sgusciare l’uovo, sbattendolo con una forchetta e tritare i semi di finocchio nel mixer (o al coltello). Srotolare i due dischi di pasta sfoglia e spennellarli, da un solo lato, con l’uovo sbattuto, quindi disporre sopra ad uno di essi lo speck a fettine e spolverizzare uniformamente con il parmigiano grattugiato e i semi di finocchio. Coprire con il secondo disco tenendo la parte spennellata verso il basso, farlo combaciare perfettamente e premere un poco per farlo aderire.<br />Utilizzando una rotella tagliapasta ricavare delle strisce larghe 2 cm (non di più mi raccomando) e arrotolarle ciascuna su se stessa in modo da conferirgli una forma a spirale, avendo la premura di creare delle volute molto vicine e strette tra loro. Questo perché durante la cottura la pasta sfoglia gonfiandosi tenderà a distendersi, creando un rigonfiamento piuttosto fastidioso dal punto di vista estetico.<br />Porle su una placca rivestita di carta da forno e farle cuocere nel forno già caldo a 200° per circa 15 minuti o comunque fino a doratura (se si utilizzano più teglie, infornarne una per volta). Estrarre le spirali dal forno e farle raffreddare bene prima di toccarle per evitare di romperle.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-34954772426086552752010-01-17T20:39:00.006+01:002010-01-17T22:58:18.647+01:00... da leccarsi le dita! - Cheesecake di cioccolato al profumo di limone<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4282696440/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2773/4282696440_7f220ea97c.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4282696440/">Cheesecake di cioccolato al profumo di limone</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Non sono mai stata una persona <i>competitiva</i>. Né a scuola, né in ambito sportivo, né in nessun altro luogo. Quando, nel corso di una partita di pallavolo, le avversarie segnavano un punto e mi ruggivano in faccia urla spaventose, io non battevo ciglio e, quasi intimorita, quando arrivava il momento del mio riscatto, mi limitavo a sorridere compiaciuta, come se il punto non l'avessi segnato io, ma una mia compagna di squadra. Quando prendevo un bel voto a scuola me ne stavo zitta, non come quella psicopatica di classe mia (denominata <i>Broccolo</i> per i capelli dalla forma a cavolo bitorzoluto) che sbandierava i suoi 8 e i suoi 9 a destra e a manca, compiacendosi anche per un mezzo voto in più; e quando mi chiedevano "Com'è andata?", io rispondevo sibillina "Bene." Quando l'allenatore mi obbligava a sfogarmi, a mostrare un po' di sana competitività, io, quasi per ripicca, recitavo la parte dell'agnellino votato al sacrificio durante l'allenamento, un anellide senza midollo spinale. Quando una mia idea o una mia proposta si dimostra superiore alle altre, sono solamente contenta di aver trovato la soluzione, non facendolo pesare a nessuno. Diciamo che l'<i>agonismo</i> è cosa che non mi riguarda. Per questo motivo, quando Ele di dEliciously mi ha invitata a partecipare al contest da lei indetto <a href="http://deleciously.blogspot.com/2010/01/il-mio-i-contest-2010-da-leccarsi-le.html"><i>... da leccarsi le dita!</i></a>, mi sono trovata un po' spiazzata, come se la cosa non mi potesse neanche riguardare. Però ho visto che la giuria è strepitosa, composta non solo dai migliori foodbloggers in circolazione, ma anche dal Mastro Pasticcere <i>Silvio Bessone</i>. E i premi sono davvero appetibili, tutti strumenti che in cucina sono più che utili. E poi ancora la cara Ele, invitandomi a partecipare, mi ha in qualche modo lusingata, innalzando un po' l'autostima (scarsa) che ho nei miei confronti. Allora mi sono detta: proviamoci. Fin da piccoli ci insegnano che <i>l'importante non è vincere, ma partecipare</i>: sebbene non abbia mai avvertito il livello di adrenalina innalzarsi vertiginosamente in seguito ad una competizione, trovo il contest troppo interessante per rinunciarvi. Le regole prevedono la preparazione di un <i>dolce al cioccolato</i>. Un altro problema, dal momento che il cioccolato mi piace sì, ma non ne vado pazza nei dolci. Preferisco piuttosto addentare una barretta al 70% fondente, invece di un tortino al cioccolato, di un brownie o di un fondant al cioccolato. E, per esempio, la <i>Nutella</i> mi stucca proprio, mi avvolge la lingua e mi impasta tutta. Forse in me c'è qualcosa di geneticamente sbagliato, ma il mio obiettivo era quindi quello di trovare un dolce al cioccolato che non venisse a noia. Beh, direi che l'ho trovato. Il dessert che vi propongo oggi è quello con cui parteciperò al contest. Un dolce non eccessivamente dolce, in cui il Cioccolato fa da padrone indiscusso, ma il cui sapore non stanca; curiosamente piacevole è risultato il contrasto col sapore di limone, agrume che ho usato in sostituzione della solita arancia e che sembra quasi pulire la bocca da ogni sapore precedente; le decorazioni, oltre che esteticamente gradevoli, sono anche davvero buone; mia mamma, che il cioccolato quasi lo detesta, se neè servita ben due fette; ultima cosa, ma non per questo meno importante, oltre al cioccolato presente, la quantità di grassi è ridotta al minimo, quindi ideale per questo periodo post-festività. Tutte valide motivazioni per <i>provare</i> almeno a farlo, no? :) <br /><center><br /><p><a href="http://deleciously.blogspot.com/"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4002/4262406794_b18416b3b0_o.jpg" /></a></p><br /></center><br /><b>Cheesecake di cioccolato profumato al limone</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />per la base:<br />200 g biscotti al malto e miele Osvego<br />80 g burro<br />2 cucchiai di cacao amaro<br />per il cheesecake:<br />300 g ricotta <br />300 g yogurt greco<br />3 uova<br />150 g cioccolato fondente<br />40 g cacao amaro<br />120 g zucchero<br />un limone non trattato sale <br /><br />per decorare:<br />un limone non trattato<br />100 g zucchero<br />cacao amaro <br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Tritare i biscotti al mixer e mescolarli in una ciotola col burro fuso e il cacao amaro setacciato. Distribuire il composto sul fondo di uno stampo tondo a cerniera di 24 cm di diametro rivestito con carta da forno, schiacciarlo con un cucchiaio livellandolo e farlo riposare in frigo per 30 minuti. <br />Tritare il cioccolato e scioglierlo a bagnomaria. Sgusciare le uova e separare i tuorli dagli albumi: montare i primi con lo zucchero e i secondi con un pizzico di sale. Mescolare la ricotta e lo yogurt con il composto di tuorli, il cioccolato fuso, il cacao, la scorza grattugiata del limone e gli albumi montati e versare il tutto nello stampo.<br />Cuocere il cheesecake nel forno caldo a 150° per 55 minuti circa. Toglierlo dal forno, metterlo nel frigorifero e lasciarlo raffreddare per almeno 2 ore.<br />Per la decorazione, tagliare il limone a fettine sottili, quindi cuocerle per 10 minuti a fuoco basso in uno sciroppo fatto con 1 dl di acqua e lo zucchero. Disporre le fettine sul dolce, precedentemente spolverizzato di cacao amaro.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com25tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-73479781303278699722010-01-15T14:01:00.002+01:002010-01-15T14:02:11.130+01:00De gustibus - Minestrone di riso<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4275809319/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4007/4275809319_c74f1a0c64.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4275809319/">Minestrone di riso</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Mano a mano che si cresce cambiano, a seconda di più fattori (quale l'ambiente, la società, la nostra stessa indole), il nostro carattere, il nostro modo di fare, i nostri desideri e i nostri <i>gusti</i>. Magari ci può dare noia quel profumo di gelsomino che prima ci faceva andare fuori di testa (e per la bontà, e per l'intensità). Oppure potremmo arrivare ad odiare la sciarpa realizzata ai ferri che nostra nonna ci regala ad ogni Natale, quella stessa sciarpa che prima ci sembrava adatta ad ogni occasione (per "ogni occasione" leggesi: scuola - casa - casa amico). Interessanti sono le modificazioni che subiscono i nostri gusti nel vero senso del termine: i gusti che riguardano il palato, la ptialina e la pepsina, per capirsi. Per esempio, all'età di 3 anni, feci un'indigestione di pesce al ristorante: ne mangiai a quintali, cosa rara per una bimba così piccola. Addirittura - mi ricorda mia mamma, che chiamavo il cameriere <i>Tato!</i>, aspettando che mi portasse vassoi di cozze e gamberoni. Fatto sta che le cozze appunto, ed il pesce in generale, mi vennero a noia, tanto che ho imparato ad apprezzare nuovamente il pesce solamente verso i 14 anni. Tutt'oggi le cozze non sono tra i miei molluschi preferiti. Oppure lo yogurt. Da piccola odiavo quella <i>cremina</i> fatta di fermenti lattici vivi, la mia bocca si contraeva in smorfie di disgusto e rendevo impossibile l'accesso del cucchiaino alla mia cavità orale. Oggi non ne potrei fare a meno, proprio di quello bianco, acido quanto basta e sfondo ideale per mille sapori e ricette. E ancora la frutta. Mentre non facevo storie per spinaci, piselli e carotine, non potevo sopportare buccia e polpa neppure della mela! Adesso invece mangio almeno 5 frutti al giorno. E l'<i>uvetta</i>? Era bandita dalla mia fetta di panettone! Adesso la mangerei anche disidratata. Insomma, direi che i miei gusti hanno subito dei sostanziali cambiamenti: rimanendo invariata però la mia passione per pasta&pizza, ne è rimasta anche un'altra che ha origine al tempo della scuola dell'infanzia. Tra i piatti della mensa che mi facevano letteralmente andare fuori di testa, infatti, c'era la <i>zuppa di fagioli</i>. Nonostante il cibo alla scuola materna fosse a dir poco disgustoso (pasta con pomodoro il cui spiccato colore rosso non andava via dalle boccucce dei bambini neanche in seguito a 3 bagni consecutivi; polpettine di pesce dall'odore nauseabondo) e mangiassi comunque tutto (o quasi) per necessità, la minestra di fagioli, coi ditalini di pasta e quel brodo denso e aranciato, mi faceva impazzire: arrivavo alle tre scodelle senza colpo ferire. Quando me la preparava mia mamma poi, anche meglio! Ecco, quel gusto cremoso fagioli, carboidrati e soffritto, seppur costituiscano un piatto povero, mi lascia sempre estremamente appagata. Un cibo che solitamente i bambini detestano e che io invece adoravo, è quello del <i>minestrone</i>. Alla mensa lo servivano col riso, creando una specie di pappone simile per aspetto al cibo per cani, ma di sicura riuscita. E allora ho pensato, in questo periodo <i>detox</i> di purificazione, perché non creare un ibrido che raccogliesse i sapori dell'infanzia, quelli che non verranno mai e poi mai a noia? Partendo dalla ricetta di base del minestrone di mia mamma (ottimo anche senza nessuna aggiunta, per scaldarsi la sera d'inverno o come primo piatto per pranzo), ho aggiunto riso e fagioli, ottenendo un piatto caldo e goloso, una coccola per il palato nelle sere invernali.<br /><br /><br /><b>Minestrone di riso, verdure e fagioli</b><br /><br /><u>Ingredienti</u> per 4 persone<br /><br />per il minestrone:<br />1 cipolla<br />2 carote<br />2 coste di sedano<br />1 pomodoro<br />5 foglie di bietola<br />1 cespo di spinaci<br /><i>versione autunno/inverno</i>: 5 cimette di cavolfiore<br /> 5 cimette di broccoli<br /> alcune foglie di cavolo nero<br /><i>versione primavera/estate</i>: 3 zucchine<br /> 1 hg piselli<br /><br />150 g fagioli zolfini del Pratomagno o cannellini o dall'occhio<br />320 g riso Arborio<br /><br />olio extravergine di oliva<br />sale&pepe q.b.<br /><br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />per il minestrone:<br />Tagliare le verdure a dadini.<br /><i>versione saporita</i>: sul fondo della pentola far appassire la cipolla in poco olio, aggiungere quindi le carote, il sedano e i pomodoro e, dopo 2 minuti circa, le altre verdure insieme a 2 litri circa di acqua. Salare e far bollire a fuoco moderato per 30 minuti.<br /><i>versione leggera</i>: far bollire in 2 litri di acqua tutte le verdure per 30/35 minuti circa. <br />(Se non si vuole aggiungere riso e fagioli, servire caldo con scaglie di parmigiano e un filo di olio a crudo.)<br /><br />Portare il minestrone ad ebollizione ed aggiungere anche il riso. A dieci minuti dalla fine della cottura del riso, unire anche i fagioli precedentemente cotti.<br />Mantecare unendo del parmigiano reggiano grattugiato ed un filo d'olio a crudo, quindi servire. Se piace, aggiungere una spolverata di pepe nero macinato.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-85047736749123587092010-01-12T14:00:00.002+01:002010-01-12T14:02:12.069+01:00Sei già dentro l'happy hour - Frollini al parmigiano<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4268238863/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4036/4268238863_6e87fb7dd5.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4268238863/">Frollini al parmigiano</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Ultimamente, accanto al culto per i nuovi prodotti Apple e al culto per Quattro Salti in Padella, si può riscontrare in Italia una veneranda adorazione per il <i>culto dell'aperitivo</i>. Ritrovarsi prima di cena con gli amici in un locale a corroborarsi lo stomaco con bevande analcoliche o poco alcoliche (come <i>Spritz, Campari, Negroni</i>) e a sollecitare appetito e salivazione con stuzzichini di ogni genere, sta diventando una vera e propria abitudine tra gli italiani e gli europei. Va specificato che l'aperitivo è un rito già diffuso in città come Torino, Genova, Firenze, Napoli e Milano alla fine del 1800 e che nasce a Torino grazie alla produzione di <i>Vermouth</i> da parte di Antonio Benedetto Carpano. Vermouth e spezie, ossia il progenitore del tanto amato moderno <i>Martini</i>. Oggi si utilizza impropriamente in Italia il termine <i>Happy Hour</i> (traduzione letterale: l'"ora felice") per andare ad indicare quest'attività: in realtà il termine si riferisce ad una promozione delle vendite diffusa nei territori anglosassoni, per attirare clientela nei pub ed indica l'offerta di consumazioni a prezzo ridotto (bevi 3 paghi 2, per capirsi). Ovviamente questa pratica solleva critiche, poiché si pensi incentivi al consumo dell'alcol; tuttavia, dico io, sempre meglio che in Italia, dove l'aperitivo sta diventando sempre più costoso ed elitario. Il prezzo dei cocktail è direttamente proporzionale all'eleganza del locale prescelto, mentre l'abbondanza del buffet è inversamente proporzionale. Sempre più frequenti sono drink stipati in bicchierini da flebo e un misero parco di <i>finger food</i>: per carità, davvero carini, ma alquanto miseri! Proprio per questo motivo, spesso e volentieri, un ricco aperitivo sostituisce la cena vera e propria. Ci si sceglie un locale che offre un'ampia varietà di invitanti stuzzichini, si spende 5 euro e ci si assicura un pasto completo. Molti locali, astutamente, stanno facendo la loro fortuna con questo metodo: offrono teglie di pastasciutta calda, crostini di ogni tipo, frittelline e a volte anche dolci, in aggiunta alle patatine e olive verdi di consuetudine. Invece della cena in pizzeria o al ristorante si preferisce l'"aperi-cena", più veloce ed economico. Io adoro stuzzichini e cibi da mangiare in un sol boccone! Comunque sono consapevole che un'alimentazione condotta così non gioverebbe a nessuno stomaco, neanche a quello più forte. I <i>finger food</i> offerti da bar e pub sono sì invitanti di aspetto e odore, questo non lo metto in dubbio, ma preparati con chissà quali ingredienti e chissà in quale modo! Sicuramente poi, i salatini e le leccornie che rimangono intatti, vengono riutilizzati anche il giorno dopo, magari apportando delle modifiche (il sughetto dei crostini può essere tranquillamente utilizzato, dopo un'opportuna scaldatina, come condimento per della polenta). Non è tutta questa salute, diciamo, ma una volta a settimana si può anche fare. Ci guadagna il portafogli e, in compagnia, tutto acquista un altro sapore. Ah, i miei stuzzichini preferiti? Le <i>tartine</i>, ovviamente, magari accompagnate da un bel Cosmopolitan alla Carrie Bradshaw.<br /><br />Oggi vi propongo la ricetta di un ottimo e versatile finger food appunto, tratta dal blog <a href="http://aniceecannella.blogspot.com/2008/12/stelline-di-parmigiano.html">Anice&Cannella</a>, ormai una garanzia in termini di successo. Sembra quasi di addentare un pezzo di formaggio reggiano, e le spezie prescelte contribuiscono ad insaporire questi biscottini salati che si conservano perfettamente rinchiusi in una scatola di latta.<br /><br /><br /><b>Frollini al parmigiano</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />80 g burro<br />125 g farina 00<br />100 g Parmigiano Reggiano grattugiato <br />sale&pepe q.b.<br />1 pizzico di zafferano in polvere<br /><br />per decorare:<br />1 uovo<br />pinoli, gherigli di noce, cumino, peperoncino, pepe nero, pepe rosa, pepe di Sichuan, origano... <br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Mettere insieme in una ciotola la farina, lo zafferano, il burro a temperatura ambiente, sale e pepe. Impastare con le dita fino a quando l’impasto non diventerà liscio e senza grumi. Aggiungere il parmigiano e impastare ancora fino ad amalgamare completamente gli ingredienti. Stendere l’impasto con un matterello e ritagliare tanti frollini di diverse forme. Spennellare con l’uovo sbattuto e spolverare la superficie con le spezie prescelte, o decorandola con pinoli o noci. Disporre i frollini su una teglia foderata con della carta da forno ed infornare in forno caldo a 180º per 10 minuti. Farli raffreddare su una griglia.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com23tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-71201686484923785752010-01-10T20:30:00.004+01:002010-01-11T17:22:46.523+01:00Ci vuole un fisico bestiale - Barrette ai cereali e frutta secca<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4262759017/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2761/4262759017_7f2ef26ccb.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4262759017/">Barrette ai cereali e frutta secca</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify> Da piccola avevo una strana fobia: quella di fare la <i>doccia</i>. Non pensate che volessi andare in giro come una tartina puzzolente, affatto! Piuttosto, mi rifiutavo di lavarmi se non immersa in una vasca di acqua calda con una enorme quantità di schiuma prodotta da saponi profumati (tanto meglio se colorati, o dalla confezione a forma di Sirenetta Disney). Potevo passarci anche le ore, in quella vasca, fino a quando i miei polpastrelli, raggrinziti perché immersi per troppo tempo in una soluzione ipertonica, imploravano pietà, oppure l'acqua diventava fredda ed ero costretta ad uscire, invocando l'aiuto della mia genitrice (ci leggevo anche, nelle vasca). Urli e strepiti erano riservati invece al tentativo di infilarmi sotto la doccia: ne avevo paura ancor prima di vedere il film horror <i>IT</i>, senza un razionale motivo. Fu allora che mia mamma pensò bene di togliermi questa paura di dosso e, ricorrendo ad un rimedio drastico così come aveva fatto col ciuccio (mi fregò dicendomi che un topino ci aveva fatto sopra la pipì: io, anche se di pochi mesi, ero già così tanto schifiltosa che lo abbandonai subito), pensò di tagliare la testa al toro <i>iscrivendomi ad un corso di nuoto</i>. Ebbene sì, nonostante la mia idrofobia, alla graziosa età di 3 anni, mi ritrovai scaraventata in una vasca troppo grande e troppo alta per la mia costituzione fisica, con tanto di doccia obbligatoria al termine del corso. La trovata di mia madre, non senza evidenti traumi, funzionò: non solo superai la mia avversità verso la doccia (che adesso addirittura prediligo al bagno nella vasca), ma detti anche l'inizio ad una duratura carriera sportiva. Dopo averci insegnato a fare la "stellina" e il "morticino" in acqua (odiavo la stellina, nonostante il macabro nome dell'altro esercizio acquatico), l'istruttore ci buttò nell'acqua alta, armandosi di bastone a cui farci attaccare nel momento in cui avessimo presentato delle difficoltà (di movimento e respiratorie, presumo). A 7 anni facevo le vasche con i ragazzini di 11, ed ero contenta di quel doppio impegno settimanale, che comportava anche l'utilizzo di una cuffia di una plastica così rigida e poco elastica da far lacrimare dal dolore quando, al momento della sua collocazione o rimozione dal cranio, entrava in contatto col cuoio capelluto. Mia mamma era realizzata per questa mia attività sportiva che dicono faccia tanto bene ai bambini in quanto <i>forma il fisico</i> (come no, grazie al nuoto adesso mi ritrovo le spalle di un giocatore di rugby con divisa e due polpacci come due palloni aerostatici); mio padre pure era felice, meno che quando doveva sorbirsi l'afa collosa e umidiccia dell'edificio, ragazzini urlanti e tutto quanto comportava lo sport praticato. All'età di 9 anni cominciarono ad avanzarmi proposte sul <i>nuoto agonistico</i>: sapendo quanto mi avrebbe impegnato e non volendo passare la mia vita, appunto, in una piscina, declinai l'offerta, e continuai a fare vasche su vasche senza pretese di agonismo. A 10 anni questa situazione cominciò a starmi stretta: soprattutto, non riuscivo più a sopportare quella sensazione di solitudine che comporta il nuoto. Quando nuoti ci sei solo tu e la vasca (o tu e il mare, o tu e il fiume ecc.). Avevo voglia di interagire, di parlare e non di boccheggiare, insomma di un <i>gioco di squadra</i>. E così, senza neppure avere imparato a fare la capriola sott'acqua (tutt'oggi ne sono incapace), sulla scia del cartone animato Mila&Shiro tanto in voga quegli anni, mi buttai a capofitto nella <i>pallavolo</i>. Il mio rapporto con la pallavolo è durato ben 8 anni. 8 anni di partite, di trasferte interregionali che facevano perdere giornate intere, allenamenti massacranti 4 volte a settimana (manco fossi stata in serie A o in uno squadrone importante, cioè) a cui dovevo presenziare per forza, cognome più volte storpiato dall'arbitro di turno, allenatori vari solitamente uno peggio dell'altro, tifo da stadio, pressione, sudore; ma anche soddisfazioni in caso di vittoria, risate, adrenalina a fiumi e sensazione di dominare il mondo dopo un punto conquistato. Ebbi il ruolo di centrale: potevo sfruttare la mia altezza per schiacciate potenti e muri ben solidi. Sono stati begli anni, a volte il gioco della pallavolo mi manca proprio; tuttavia sono stati ben più i sacrifici che ho dovuto fare, soprattutto quando mi chiamavano a giocare partite anche in categorie più alte della mia. Due partite alla settimana, allenamenti distruttivi, tante pretese e aspettative che non dovevano essere deluse, e le compagne di squadra più grandi che guardavano dall'alto in basso o che non passavano mai la palla. Quando, in seconda liceo classico, il carico di studio stava diventando esageratamente improponibile e il mio entusiasmo verso questo sport era anche decisamente calato, decisi di abbandonare il team. Pur di non restare in panciolle però, mi iscrissi ad un corso di <i>fit-boxe</i> in palestra, che ho praticato per un anno. Di sicuro era ottimo per scaricare stress e nervosismo, ma mi riduceva in condizioni pietose le nocche delle dita (nonostante usassi le fasce di protezione) e le mie compagne di corso erano tutte over 30. Insomma, un anno di saltelli, ganci e destri al ritmo di canzoni dai ritmi più che incalzanti, un'autodifesa sicuramente migliorata e smisi anche la fit-boxe. Complice della scelta, anche l'ingresso all'ultimo anno di liceo con esami di maturità incombenti e un acuto disprezzo e disgusto maturato verso l'ambiente della palestra. Palloni gonfiati fissati col fisico, ragazze anoressiche che si sfinivano sulla cyclette, discorsi su quanto è buona la carne e su quanto fanno bene le proteine in dosi industriali, i soffitti bassi che davano un senso di oppressione, l'odore certamente non dei migliori quando arrivavo io a fine pomeriggio, l'obbligo di essere sempre tirati/truccati/impeccabili e la mia insegnante che mi propinava sempre come compagno di sacco il più inabile alle cui mancanze dovevo sopperire io da sola. Dopo 16 anni di sport ininterrotti, il vuoto: niente yoga, niente ginnastica, niente <i>capoeira</i> o <i>pilates</i>. Comunque sia, poiché sono consapevole dell'importanza di un'attività fisica costante, cerco di condurre in ogni caso una vita <i>attiva</i> e abbastanza frenetica; quando posso, vado a camminare nella campagna desolata che circonda casa mia (ho letto che camminare ad una velocità abbastanza sostenuta è migliore persino di una corsa). E poi ci sono sempre <i>ditness</i> e <i>click del mouse</i>: richiedono poco sforzo e non costringono neanche ad una doccia forzata!<br /><br />Ideali prima o dopo un'attività sportiva, sono le barrette che vi propongo oggi. La ricetta è tratta dal blog <a href="http://meringheallapanna.blogspot.com/2009/04/barrette-cereali-e-frutta-secca.html">Meringhe alla Panna</a> (ho apportato però delle modifiche sulla scelta degli ingredienti), ed è davvero ottima: sono buonissime a colazione o a merenda, o come spezza-fame. Anche per chi non fa sport ;)<br /><br /><br /><b>Barrette ai cereali e frutta secca</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />80 g zucchero di canna <br />80 g miele d'acacia<br />90 g burro<br />150 g fiocchi di riso e frumento integrale*<br />50 g uvette<br />30 g granella di nocciole<br />50 g semi di girasole<br />70 g semi di sesamo<br />1 pizzico di sale <br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />In un pentolino, far fondere il burro con il miele e lo zucchero, mescolando in continuazione fino a che lo zucchero si sarà sciolto. In una ciotola capiente mescolare i cereali, l'uvetta fatta precedentemente ammollare in acqua tiepida, la granella di nocciole e i semi di sesamo, unendo anche un pizzico di sale. Unire nella ciotola anche il composto di burro, zucchero e miele e mescolare bene. Versare in una teglia rettangolare rivestita da carta da forno il composto e infornare per 35 minuti in forno preriscaldato a 180°. Lasciare raffreddare completamente, quindi tagliare le barrette della forma prescelta. Si conservano rinchiuse in una scatola di latta anche a lungo; si possono rivestire di carta stagnola per portarle e sgranocchiarle dove vogliamo.<br /><br />*si può scegliere di mettere anche granella di pistacchi, cocco disidratato o muesli, l'importante è che il peso tra cereali e frutta secca sia sempre di 350 g circa; si può aggiungere, se piace, anche un pizzico di cannella</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-88840275806985391262010-01-08T08:37:00.003+01:002010-01-08T10:45:30.996+01:00Il gioco della torre - Torrette di pera e caprino<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4255517225/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4026/4255517225_5622075116.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4255517225/">Torrette di pera e caprino</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Chi butto giù, chi rimane su, chi resta in bilico?<br /><br />Bianco o nero? <i>Nero</i> sta su, che affina e sta bene con tutto e in ogni occasione...<br />Britney Spears o Lady Gaga? Spingo giù <i>BrUtney</i>, che non è più la ragazzina con le treccine che improvvisava balletti scatenati per i corridoi del liceo. Invece dicono che Lady Gaga sarà l'icona della prossima generazione (speriamo di no, oppure ci sarà un'invasione di reggiseni a forma di cono fluorescente e parrucche biondo platino)!<br />Jude Law o Ewan McGregor? Butto giù <i>Ewan</i> con grande rammarico, ma Jude è il Principe Azzurro. Se non ci credete guardate "Alfie", e poi riditemelo.<br />Carne o pesce? Tengo il <i>pesce</i>. Per la mia lunga dissertazione su "carne sì, carne no, carne boh" si legga il post precedente a questo.<br />Topolino o Paperino? Il topastro saputello è da schiacciare, preferisco lo sfigatissimo <i>papero</i> che un po' rappresenta ognuno di noi!<br />Estate o inverno? In bilico, in assoluto preferisco <i>autunno&primavera</i>.<br />Cioccolato al latte o fondente? Butto giù (nel mio stomaco, stavolta) quello nero al 70%.<br />Macbook o PC? <i>Mac</i> tutta la vita! Mi sono convertita a questo elegante oggettino candido da circa un mese e non me ne potrei più separare! Quasi quasi mi faccio tatuare la mela morsicata Apple sul braccio. (ma anche no)<br />Sex&TheCity o Desperate Housewives? Butto giù le <i>casalinghe disperate</i>, con grande dispiacere (soprattutto per i muffins di Bree e le gaffes di Susan), ma la crew migliore di tutti i telefilm è senza dubbio quella capeggiata da Carrie. <br />Biscotti o muffins? Questi dolcetti stanno sospesi, <i>equi</i> per personale indice di gradimento. Ciascuno può essere realizzato in forma dolce o salata, e adoro sia la morbida consistenza dei muffins, sia la fragrante croccantezza dei biscotti.<br />Automobile o moto? Tengo ben piazzato il sedere sul sedile dell'<i>automobile</i>, non sono una centaura :P<br />Glamour o La Settimana Enigmistica? Scontro difficile: tengo la prima sul comodino e la seconda al bagno. <i>Riviste indispensabili</i>. <br /><i>Cane o gatto?</i> Sperando che non si faccia troppo male, butto giù il cane e tengo il <i>gatto</i>, opportunista ed approfittatore di fama, ma lurido e tenero quando si spalma tra le gambe facendo le fusa o quando si accoccola in grembo sonnecchiando.<br />Carla Bruni o Michelle Obama? Questa è difficile, le adoro entrambi a loro modo. Michelle, sicuramente anticonvenzionale, determinata e con una grande tempra morale. Carlà, elegante e raffinata, astuta e affascinante. <i>Pari.</i> <br />Chanel o Dior? Tengo <i>Chanel</i>: per Coco, per il tailleur e per le famosissime tracolle trapuntate.<br />Biondo o moro? Ovviamente, ben venga in ogni modo, ma <i>moro</i> lo preferirei.<br />Facebook o Twitter? Butto giù l'uccellino di <i>Twitter</i>, ancora resto fedele al social network di Mark Zuckerberg.<br />Antonella Clerici o Elisa Isoardi? Tengo <i>Antonellina</i>, quei dieci chilogrammi in più di simpatia fanno la differenza!<br />Londra o Parigi? Impossibile per me scegliere, sono profondamente legata ad entrambe le capitali: alla metropoli piovosa, caotica e all'avanguardia e a quella romantica, tranquilla e raffinata. <i>1 a 1</i>.<br />Griffin o Simpson? Faccio grasse risate guardando tutti e due i cinici cartoni animati, ma dico <i>Simpson</i>: lunga vita a Matt Groening e alla sua gialla famiglia!<br />TV o Internet? Butto giù l'unica <i>TV</i> che ho in casa, e che si sfracelli ben bene: programmi-spazzatura, notizie-spazzatura, un'immenso bidone insomma (le stesse notizie preferisco leggerle sul web, piuttosto che guardare i pietosi telegiornali odierni, in grado di raccontare "fischi" per "fiaschi" e sicuramente più concentrati sui trend del momento che sui reali problemi della nostra penisola).<br />Mare o montagna? Non mi entusiasma nessuno dei due, sinceramente preferisco le <i>città</i>, italiane e non. <br />Gonna o pantaloni? Servono <i>tutti e due</i>: la prima per la sera, i secondi per ogni giorno. O viceversa ;)<br />Rock o pop? <i>Rock</i>, tutta la vita. <br />Pappa o ciccia? Beh, <i>tutti e due</i>, no? :)<br /><br />Sulla torre che vi propongo oggi, stanno tutti su, sia la pera, sia il formaggio. La ricetta l'ho presa dal blog <a href="http://fiordifrolla.blogspot.com/2009/11/sfogliatine-alle-pere-caprino-e-pepe.html">FiordiFrolla</a> di Camomilla, eliminando però la pasta sfoglia. Il risultato è eccellente: un antipasto leggero e dal gusto sublime (un po' meno l'odore).<br /><br /><br /><b>Torrette di pera e caprino</b><br /><br /><u>Ingredienti</u> per 4 persone<br /><br />2 pere William<br />200 g di caprino fresco (meglio ancora chévre semi-stagionato)<br />il succo di 1 limone<br />30 g di burro<br />noce moscata q.b.<br />pepe bianco<br />sale<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Lavare le pere, sbucciarle e privarle del torsolo lasciandole intere. Tagliarle quindi in modo da ottenere delle rondelle e trasferirle in un piatto irrorando con il succo di limone per non farle annerire. Scolarle e farle dorare in una padella antiaderente nella quale fare precedentemente fondere il burro, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno per non farle attaccare. Quando saranno ben rosolate, salare, pepare e cospargere con noce moscata grattugiata. Tagliare il caprino in dischetti più grandi e più piccoli. <br />Montaggio: disporre su una leccarda ricoperta da carta da forno le rondelle più grandi di pere e sormontare con una fettina di caprino, quindi di nuovo una rondella più piccola di pera e infine un piccolo pezzo di caprino. Infornare in forno preriscaldato a 200° per 5 minuti circa. Servire le torrette calde.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com23tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-69752753103085594572010-01-06T14:13:00.002+01:002010-01-06T14:14:20.909+01:00Di bacche e di ghiande vive l'uomo - Agnello con carciofi<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4250304867/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4039/4250304867_7095afbe10.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4250304867/">Agnello con carciofi</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Tra dieta mediterranea, dieta a zone, dieta dell'acqua e dell'aranciata, diete anomale che spuntano ogni giorno, viene da chiedersi quale sia effettivamente l'alimentazione che più si confà alla nostra specie. La questione si traduce nella più semplice domanda: l'uomo è <i>carnivoro</i> o <i>erbivoro</i>? Innanzitutto, non abbiamo la dentatura e lo stomaco degli erbivori, che hanno nel loro intestino un batterio - di cui noi non siamo provvisti, che trasforma in zuccheri semplici la cellulosa delle piante. Quindi, non siamo erbivori, ma neppure carnivori: questi, infatti, hanno un’acidità epatica almeno 10 volte superiore alla nostra per poter digerire la carne anche cruda, certamente più ricca di sostanze utili, in particolare le vitamine. Inoltre hanno l’intestino più corto e questo consente alla carne di non sostare a lungo, evitando così di fermentare e produrre sostanze tossiche puzzolenti; inoltre non potremmo cibarci di sola carne, cosa invece è consentito ai carnivori. Superfluo dire che, oltretutto, non abbiamo le caratteristiche fisionomiche né degli erbivori (sempre di carattere mite e passivo, privi di segni di aggressività), né dei carnivori (artigli robusti e molto sviluppati, becco adunco o canini enormi, vista e olfatto acutissimi, scheletro e muscoli adatti allo scatto e alla corsa veloce, mandibole potenti per stritolare non solo carni e tendini, ma anche le ossa). A questo punto sembrerebbe scontato collocarci nella grande categoria degli <i>onnivori</i>. E invece no, mi dispiace deludervi: anche gli onnivori, come la volpe o l'orso, conservano molti segni esteriori della loro vocazione predatoria, tra cui artigli acuminati e un comportamento aggressivo, rivelandosi più vicini ai carnivori che non all'uomo. Sconvolgente venire a conoscenza della verità: l'uomo è un <i>frugivoro</i>. Ebbene sì: la Specie per antonomasia, l'uomo, il Signore della Natura, a tavola si dovrebbe sedere vicino a scoiattoli e bertucce, a sgranocchiare semi e noci. Infatti la stessa mano dell’uomo, con pollice ed indice opponibili, prensile come nei primati e in alcuni roditori, sembra anatomicamente modellata su un pomo: è (era) il mezzo migliore per afferrare e cogliere frutti. Inoltre la stazione eretta non ci avvantaggia nell’inseguimento degli animali. Ma è il nostro apparto masticatorio e digestivo a dare il definitivo colpo di grazia alle assurde teorie dell’onnivorismo umano. I nostri canini sono piccoli e inadatti per strappare le tenaci cerni crude; gli incisivi con cui si addentano i frutti sono, al contrario, molto evidenti e forti; i premolari ben sviluppati, sono adatti a spezzare gusci, mentre i grandi molari piatti servono a macinare accuratamente semi e grani duri. La mandibola inferiore rientrante e capace di masticazione laterale è indispensabile all’attività molitoria e le ghiandole salivari sono grandi e sviluppate, adatte a trasformare e predigerire mediante la ptialina grandi quantità di amidi. Inoltre, lo stomaco dell’uomo è debole e secerne poco acido cloridrico (10 volte in meno rispetto ai carnivori e onnivori). Il fegato umano riesce a deamidare gli aminoacidi fino all’urea, ma non ce la fa a neutralizzare l’ammoniaca prodotta dalla digestione della carne. Basta pensare poi al fatto che l'uomo primordiale si alimentava soprattutto di bacche, frutti di ogni tipo, semi, granaglie e, in minore misura, di radici e germogli. La carne degli animali fu scoperta come alimento in un secondo tempo, dopo la conquista di grandi aree geografiche o di importanti cambiamenti geologici e climatici. Comunque le carni furono sempre un cibo raro, sporadico, eventuale, rituale, festivo. L’uomo è nato ed è cresciuto frugivoro. Ma quello che è più interessante è l’atteggiamento psicologico ed istintivo verso il cibo: i veri onnivori e carnivori, quando sono affamati sono attratti istintivamente dalla vista di animali e carogne che vedono come cibo immediato. Questo non accade mai all’uomo, neanche ai rari bambini cresciuti allo stato selvaggio. Persino un uomo “carnivoro”, se ha fame, è più probabile che sogni un piatto di pastasciutta o una torta, piuttosto che una fettina di manzo. La fame, del resto, è un fenomeno chimico originato proprio dalla carenza di carboidrati, non di proteine della carne. I bambini piccoli, lasciati soli, ruberanno marmellata, bignè e ciliegie; mai un piatto di carne. E non si sogneranno mai di uccidere <i>Fuffi</i>, il gattino di casa, per mangiarselo. Come se non bastasse poi, per esser più appetibile, la carne deve essere salata, supercondita, speziata, ricoperta di salse e aromi che nascondano alla meno peggio il sapore del cibo cadaverico. La stessa gastronomia usa nascondere con artifici di ogni tipo (impanatura, vitello tonnato, pizzaiola) il gusto e l’odore della carne cruda che diversamente non sarebbe accettata da noi. Insomma, secondo le ricerche scientifiche, è possibile mangiare con gusto e vivere in modo sano anche privandosi della carne. Tuttavia vanno conosciute proprietà e regole di un regime vegetariano, e anche le controindicazioni che ne possono derivare se non si sostituisce al meglio la carne e le importantissime sostanze nutritive di cui è disposta. Io ammiro decisamente chi riesce a condurre un regime vegetariano, per più motivi: non solo per il rispetto degli innocenti animali che ci circondano, ma anche perché il vegetarismo riduce i rischi di sovrappeso, vecchiaia precoce, stitichezza, reumatismi, diabete, disturbi del fegato, digestivi e renali, cardiopatie e tumori, aiutando anche l'efficienza fisica. Per quanto mi riguarda, però, cerco di mangiare carne 2 o 3 volte a settimana, privilegiando quella bianca, meno ricca di tossine e più "salutare" dal punto di vista commerciale. In ogni caso, non ce la farei mai ad eliminare la carne dalla mia dieta: cotta a puntino e con i giusti condimenti, direi che diventa più che apprezzabile.<br /><br />A suggello del post, vi lascio oggi la ricetta di un secondo piatto gustoso (a detta altrui, a me il sapore dell'agnello proprio non piace!) e di buona riuscita, sicuramente detestato dai vegetariani, ma osannato dagli altri carn... ehm, frugivori. <br /><br /><br /><b>Agnello con carciofi</b><br /><br /><u>Ingredienti</u> per 4 persone<br /><br />100 g agnello in pezzi<br />50 g prosciutto crudo<br />6 carciofi<br />mezza cipolla<br />1 spicchio d'aglio<br />mezzo bicchiere di vino bianco<br />poco succo di limone<br />olio extravergine di oliva<br />2 cucchiai di brodo (anche vegetale)<br />un ciuffetto di prezzemolo tritato<br />sale, pepe<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Tritare l'aglio, la cipolla e il prosciutto e rosolarli nell'olio. Unire l'agnello e cuocere a tegame coperto, fino a farlo dorare. Bagnare con il vino, farlo evaporare ed aggiungere i carciofi puliti e tagliati a spicchi. Salare, pepare e cuocere a duoco medio, bagnando il tutto con il brodo. A cottura ultimata unire il prezzemolo tritato ed il succo di limone, quindi mescolare bene e servire.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-65089874607308427832010-01-02T15:21:00.004+01:002010-01-02T18:02:17.736+01:00Anno nuovo, vita...? - Cavallucci<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4236508331/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2653/4236508331_bd3b7c978d.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4236508331/">Cavallucci</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Primo post del primo mese dell'anno nuovo. Non mi colloco né tra quelli del club <i>New year, same old shit</i> (una forma un po' meno elegante di "Anno nuovo, vita vecchia"), né tra quelli eccessivamente esaltati per la sostituzione del calendario in cucina. La vita è sempre la stessa, questo è ovvio; tuttavia, c'è in me una sorta di aspettativa in un qualche <i>reset</i>, come se cambiare anno equivalga a voltare pagina. A ricominciare. I famosi <i>buoni propositi</i>, il più delle volte, si esautorano una volta fatti: pensare positivo e ottimisticamente, per esempio, sarà facile finché capiterà una di quelle giornate-no che ti fanno pensare che qualcuno ce l'abbia con te e te la voglia far pagare. Insomma, i buoni propositi a mio parere rimangono tali: solamente con un cambiamento radicale può avvenire la Svolta che andavamo cercando nella nostra vita. La <i>Svolta</i> però, si può avere anche il 21 marzo, con l'equinozio di primavera, oppure in piena estate, oppure a metà dicembre, non necessariamente comincia con l'anno nuovo - come la dieta, voglio sfatare il mito che deve essere cominciata di lunedì (e per questo assurdo motivo, continuamente rimandata). Anzi, i buoni propositi tendono di solito a fallire miseramente, e questo comporta un dilagante senso di sfiducia verso le nostre potenzialità che è bene non incrementare; il trucco è scegliere propositi di standard basso, facilmente realizzabili, non quelle chimeriche utopie che solitamente mettiamo nella lista delle cose-da-fare. Nonostante tutto ciò che comporta stilare progetti per il 2010, i primi giorni dell'anno ci incentivano comunque ad essere persone migliori, a partire col piede giusto, per capirsi. <br />Che cosa propone, quindi, il <i>Signor Duemiladieci</i>? <br />Nel mondo della moda e dello spettacolo, sembra alzarsi una protesta contro Photoshop: un Basta pronunciato in coro a fotoritocchi eccessivi, make-up virtuali, eccessivi dimagrimenti, imperfezioni occultate. Inoltre, nelle copertine di questo gennaio, sembrano più frequenti fotografie scattate a modelle <i>plus-size</i>. Un nuovo anno all'insegna di immagini reali e non modificate? Sembra impossibile, penso che questo sia proprio il classico buon proposito che non verrà rispettato. <br />Con l'anno nuovo, gli italiani si ritroveranno costretti a stare attenti al loro portafogli più di quanto non debbano farlo adesso: secondo un'indagine di Federconsumatori-Adusbef, l'esborso aggiuntivo sarà di 596 euro a famiglia, tra bolletta della luce e dell'acqua, canone Rai, rate dei mutui, carburanti e ricorso al Giudice di Pace per multa. La ripresa economica tanto proclamata, sembra essere decisamente lontana, nonostante la televisione e i politici ci vogliano convincere che "la crisi è scongiurata". Come possa essere accaduto in un anno, sembra inspiegabile, a meno che non sia avvenuto il miracolo.<br />L'eta pensionabile per le donne passa dai 60 ai 61 anni: la mèta da raggiungere è quella dei 65, nel 2018. Ci si chiede se si arriverà a morire sul posto di lavoro. La risposta è sì.<br />Si prevedono inoltre maggiori iscrizioni alle scuole italiane: classi più affollate, dispersione, stress di alunni ed insegnanti, e ci si chiede chi abbia veramente voglia di lavorare, sia nel corpo Studenti, sia nel corpo Docenti. Arduo è capire dove verranno piazzati tutti questi studenti in più, visto che già oggi gli edifici scolastici italiani non sono attrezzati e/o adeguati.<br />Il premier promette invece di attuare delle riforme entro la fine del 2010: c'è quanto mai da temere, visto che purtroppo i propositi di Papi solitamente (ed inspiegabilmente) trovano tutti un compimento.<br />Sul fronte salute, i cardiologi europei chiedono la legge antifumo (divieto di fumare nei luoghi pubblici) per tutti i Paesi europei. Questo sarebbe proprio un bel traguardo, anche se, nonostante la legge sia attiva qui in Italia, ogni volta che passo una serata in un locale chiuso, c'è chi inevitabilmente fuma dentro senza essere punito. Il giorno dopo, mia madre si lamente per i miei abiti impregnati, necessariamente da lavare.<br />Per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, scelgo un proposito quanto meno realizzabile, e sicuramente <i>buono</i>: provare a preparare, entro la fine dell'anno appena cominciato, i celeberrimi <i>macarons</i>, dolcetti golosi ed accattivanti d'aspetto (forse più scenografici che realmente buoni) che, l'anno scorso, impazzavano in ogni foodblog italiano e non. Non mi sono mai presa la briga di aspettare che invecchiassero gli albumi, di pesarli, di comprare un termometro da cucina e di pensare a che gusto realizzare la <i>ganache</i>. Prometto che entro dicembre ci provo (voi mi sarete testimoni!).<br /><br />La prima ricetta dell'anno è quella dei <i>cavallucci</i>, dolcetto tipico di questo periodo di origine senese. Pensando di non riuscire nell'impresa, sono rimasta piacevolmente sorpresa quando aspetto, gusto, forma e profumo dei suddetti ha evocato in me il ricordo di quelli che da piccola mi facevo comprare al forno (quelli home-made però sono meno duri e anche più buoni!). La ricetta che ho utilizzato è quella di <a href="http://aniceecannella.blogspot.com/2007/10/cavallucci-di-siena.html">Paoletta</a> del blog Anice&Cannella, a cui ho apportato leggere modifiche in seguito al commento che le è stato lasciato da un senese d.o.c. La consistenza ottenuta è proprio quella <i>fondente</i> dei cavallucci originali, morbidi e consistenti; si conservano perfettamente nelle bustine di solito utilizzate per il congelatore e addirittura, più passano i giorni, più questi migliorano.<br /><br /><br /><b>Cavallucci</b><br /><br /><u>Ingredienti</u> per circa 18 pezzi<br /><br />250 g farina 00<br />3 g ammoniaca<br />70 g canditi (cedro e scorze d'arancia)<br />100 g gherigli di noce spezzettati<br />250 g zucchero<br />75 g acqua<br />scorza di un'arancia <br />3 g cannella<br />5 g semi di anice passati al mixer<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />In una terrina, mescolare la farina, l'ammoniaca, i canditi, le noci, le spezie e la scorza d'arancia grattugiata non troppo finemente. Preparare il caramello, ponendo in un tegame lo zucchero e l'acqua e facendo andare a fuoco medio, fino a quando l'ultima goccia "fila" (prendendo il caramello tra pollice ed indice senza scottarsi, deve fare un <i>filo</i>, appunto): il caramello, infatti, non dovrà imbrunire eccessivamente, altrimenti i cavallucci risulteranno granitici. Incorporare velocemente il caramello ancora caldo nella terrina dove si avevano uniti precedentemente gli altri ingredienti, aiutandosi con un mestolo. Amalgamare bene l'impasto, e aggiungere più farina se dovesse risultare troppo molle (un massimo di 70 g circa, solo se necessario). Formare delle palline del diametro di 7 cm e dallo spessore di 3 cm, rotolarle in abbondante farina, quindi posizionarle su una teglia rivestita da carta da forno, schiacciandole leggermente al centro con il pollice Distanziare i cavallucci l'uno dall'altro e non schiacciarli troppo, dal momento che in cottura tenderanno a dilatarsi e ad allargarsi. Cuocere in forno preriscaldato a 200° per 12 minuti circa (devono rimanere bianchi senza imbrunire!), quindi sfornare e far raffreddare bene. Sono più buoni i giorni a venire.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-90496609392036330882009-12-30T11:44:00.022+01:002009-12-30T16:06:14.895+01:00Buon anno! - Zodiaco Gastronomico 2010<center><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2dnNb-iVK13GPjdDRGTjqSySMdvQ0JLVual5TmBm4k_JMRVkGFQgzwzpKfjwaoXX-fVeAvB53Hk6j8pO5T-NKM2Stou6lLYgNIY-_oaLMNTiXASK_vQNpYVI_FHpCAWyVCDPKEHiW6vM/s1600-h/good_food_guide_2010-178865.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 168px; height: 222px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2dnNb-iVK13GPjdDRGTjqSySMdvQ0JLVual5TmBm4k_JMRVkGFQgzwzpKfjwaoXX-fVeAvB53Hk6j8pO5T-NKM2Stou6lLYgNIY-_oaLMNTiXASK_vQNpYVI_FHpCAWyVCDPKEHiW6vM/s400/good_food_guide_2010-178865.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5421045504131788274" /></a></center><br /><p align = justify>Domani finisce l'anno: ne comincia un altro con tutte le aspettative, i sogni, i progetti, i desideri che comporta sempre un nuovo inizio. Questione controversa, più del cubo di Rubik o del mistero di Fatima, è dove passare il <i>Capodanno</i>, il secondo prima e quello dopo della mezzanotte del 31 dicembre 2009. Dove brindare al 2010, dove esagerare con lo spumante, dove ridere ed essere felici. Sì, perché l'imperativo di ogni Capodanno, sembra appunto quello di <i>divertirsi per forza</i>. Vengono organizzate feste di ogni tipo, si prenotano voli <i>low cost</i> per Barcellona o Parigi o Londra, si preparano cenoni, ci si circonda di gente che conosciamo più o meno bene, o che non conosciamo affatto. Risultato? Solitamente i bagordi del 31 dicembre non sono tanto meglio di altre feste che vengono organizzate nel corso dell'anno, anzi (io, per esempio, non mi diverto mai esageratamente quella notte); molte volte accadono anche tristi e drammatiche situazioni dovute a petardi e fuochi d'artificio male impiegati, al caos che si crea nelle città, alla malsana idea di divertimento che hanno alcune persone. Tuttavia, tutto il mondo impazzisce per l'evento, fioccano buoni propositi che quasi mai verranno perseguiti, si levano i calici e si brinda all'anno che verrà: che cosa ci porterà il 2010? Sebbene le prospettive non siano tra le più rosee, auguriamoci il meglio. Sempre e solo il <i>meglio</i>.<br /><br />Per augurarvi un buon anno, ho pensato a questo Zodiaco Gastronomico di mia invenzione, in cui potrete trovare l'oroscopo per il nuovo anno e le caratteristiche del vostro segno, abbinate alla ricetta del mio blog che vi si addice di più. <i>Auguri!</i><br /><br /><b>Ariete:</b> anno in cui raccogliere i frutti del 2009, non mancheranno piacevoli sorprese nel campo del lavoro e per quanto riguarda l'amore e le persone che ti stanno vicino sarai per loro un valido punto di riferimento e non dovrai farne a meno.<br /><br />L'individuo Ariete ha bisogno di agire e di organizzare, è originale e rifiuta di venire organizzato o dominato da altri. Può essere egoista, è coraggioso e apprende rapidamente; non è un buon diplomatico, e talvolta è troppo orgoglioso. Ha una grande forza e riesce a rialzarsi da ogni situazione. <br />All'Ariete dedico quindi un piatto di sostanza, il mio <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/12/hakuna-matata-polpettone.html">polpettone</a>. <br /><br /><b>Toro:</b> segno che nell'anno 2010 godrà di un influsso positivo in tutti i campi, a cominciare dal lavoro per proseguire con l'amore. Non lasciarsi scappare le occasioni che quest'anno non mancheranno, e cogliete l'occasione per espandere il vostro ambiente di relazioni. <br /><br />E' un segno molto stabile in cui sono presenti testardaggine e molta possessività. La sua più grande virtù è la pazienza come anche la costanza. Il nato nel segno del Toro è tenacissimo nel perseguire uno scopo, Sono individui leali, pur con qualche debolezza: la natura possessiva, la totale mancanza di autocritica che lo porta ad una sorta di presunzione. <br />Per il Toro un piatto genuino e vero: <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/03/io-non-posso-restare-seduto-in-disparte.html">spaghetti alla chitarra con carciofi e pomodorini ciliegia</a>.<br /><br /><b>Gemelli:</b> in ripresa da un 2009 non proprio felice. Il nuovo anno sarà più dolce del precedente anche se non propriamente perfetto, dovrai riacquistare la fiducia che ti era venuta meno. Dovrete saper riallacciare vecchie relazioni con quello di nuovo che avrete appreso dall'esperienza. Godrete di una buona salute, ma non approfittatene troppo.<br /><br />I Gemelli sono irrequieti, ragionano molto rapidamente e sono troppo impazienti di conoscere tutto e in fretta. Sono in grado di fare più cose rispetto a quelle che stanno pensando nel medesimo istante, possiedono un'ottima dialettica che spesso li aiuta a mascherare i propri difetti e carenze. I Gemelli amano le oasi di pace e di riposo e l'aria fresca. Una delle peculiarità dei Gemelli è la seguente: quando è dominato da un'idea si mette subito all'opera per metterla in pratica, senza riflettere sulle conseguenze che possono avere le sue azioni o sulla moralità di queste. Sono a volte un po' troppo presuntuosi e nervosi.<br />Nella loro oasi, i Gemelli, gradiranno sicuramente gustare un bel piatto di <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/05/mare-o-montagna-questo-e-il-problema.html">insalata di seppie</a>.<br /><br /><b>Cancro:</b> il 2010 porterà qualche sorpresa non sempre positiva e del turbamento, il campo lavorativo richiederà maggiore impegno e in amore raccoglierai i frutti del 2009, che, se avrete saputo mantenere la calma nei momenti meno facili, potrebbero essere tanti e non di poca rilevanza.<br /><br />Questo è il segno della maternità, della tenacia, del sentimento profondo, della malinconia e della irascibilità. E' un segno difficile ed a volte misterioso. Vive fra due mondi, quello esterno visto come pericoloso e temuto, e quello interno, pieno di memorie, di fantasia, di sentimenti. E' in equilibrio stabile tra questi due mondi: quando la realtà si fa troppo sgradevole, si rifugia nel domani sperando che i suoi sogni possano divenire realtà. Il domani è la sua protezione. Queste persone, sotto un'apparente flemma ed imperturbabilità, nascondono un carattere taciturno ma inquieto, riflessivo. Caratteri distintivi del segno sono: una grande dolcezza, fedeltà (nei confronti degli amici per lo più), doti intuitive e buona memoria. Il carattere mutevole è proverbiale, tipico per loro essere meteoropatici ed instabili come pochi altri. <br />Per i Cancro, un bel piatto di <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/06/tra-le-braccia-di-morfeo.html">gnocchi</a> da mangiare in famiglia.<br /><br /><b>Leone:</b> si avvereranno i progetti sui quali si era tanto lavorato, grazie ad una maggiore maturità finalmente acquisita. Scelte oculate da fare per quanto riguarda il denaro, mentre gli affetti vivranno dell'inerzia positiva dello scorso anno. <br /><br />Il Leone è il segno del potere. Denota volontà e determinazione unite a gentilezza. Questo segno ha un ego fortemente pronunciato che tende ad eccellere in ogni circostanza. I nativi del segno sono dirigenti nati, ma non amano vincere con troppa facilità; sono consapevoli del proprio valore ed amano essere apprezzati. Esteriorizzazione, ambizione, autorità, vitalità, fierezza, lealtà e magnanimità sono le sue caratteristiche di base. Tutte queste sono caratteristiche che riguardano solo la vita terrena ed hanno tutte un denominatore comune: la volontà, intesa nel senso più completo del termine. La stessa volontà, se negativizzata, porta a passione, facilità alla collera, orgoglio, tirannia, ricerca della gloria a tutti i costi, la tendenza a drammatizzare, anche a recitare (nella vita). Ciò che quasi stupisce nei nati sotto il segno del Leone è la straordinaria sicurezza di sé. Il Leone, inoltre, è il segno dell'educazione, dei bambini, della gloria, della celebrità artistica.<br />Per il Leone, un piatto dal gusto deciso e definito, l'<a href="http://latartina.blogspot.com/2009/08/buoni-propositi.html">insalata di pollo con peperoni e mandorle</a>.<br /><br /><b>Vergine:</b> un anno 2010 veramente positivo per questo segno; da cogliere l'occasione per fare progetti di lungo termine su più versanti: investimenti affettivi ma anche progetti di lavoro. Un 2010 pieno di fortuna, ma dovete cercare di non trascurare la vostra salute che nel corso dell'inverno potrebbe portarvi qualche sorpresa, che dovrete cercare di non somatizzare troppo. Oroscopo 2010 nel complesso davvero molto positivo. <br /><br />I nati sotto il segno della Vergine sono molto altruisti, coscienziosi ed amano il lavoro preciso, sono molto analitici e spesso eccessivamente critici. La caratteristica costante e generalizzata della Vergine è il suo senso pratico accomunato al dubbio ed all'inquietudine, all'intelligenza, sempre razionale e critica, che fa da elemento catalizzatore. Al Vergine piace generalmente l'atteggiamento da vittima ma è modesto, ha buon senso ed è malinconico, un po' in difetto di fantasia si riscatta con l'ambizione ma difficilmente accetta l'opinione altrui. Il Vergine detesta agire con precipitazione: non imponetegli mai di agire in fretta, deve avere il tempo di esaminare tutto con freddezza, con pazienza, con meticolosità, difficile da sopportare per chi non si trova nella sua stessa dimensione. <br />Al segno della Vergine dedico un dessert dal gusto pulito, le <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/02/la-recherche-du-temp-perdu.html">madeleines</a>.<br /><br /><b>Bilancia:</b> anno non troppo difficile, passerà tanto in fretta che nemmeno ve ne accorgerete, ma richiederà pazienza e perseveranza. Non avventurarsi in nuovi campi e cercare di vivere delle rendite del 2009. Attenzione e cautela saranno indispensabili. Ma il vostro oroscopo 2010 nel complesso è senza dubbio positivo.<br /><br />I nati sotto il segno della Bilancia ricercano l'equilibrio sopra ogni cosa. Agiscono nel modo migliore nei rapporti sociali, sono molto pratici, disinvolti e senza pregiudizi, oltre a possedere molto charme. Sono strateghi nati e possono rivelarsi completamente impersonali. I Bilancia sono generalmente di aspetto piacevole ed amano la ricchezza e il successo. Il segno della Bilancia un po' pigro e svogliato, ama i complimenti, gli piacciono il lusso e le comodità, ama circondarsi di oggetti costosi e di tutto ciò che è raffinato.<br />Per la raffinata Bilancia, un equilibrio di gusto e di colore: <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/05/forse-perche-la-simmenthal-e-sempre-la.html">bicchierini di panna cotta e gelatina di fragole</a>. <br /> <br /><b>Scorpione:</b> tante saranno le occasioni da non lasciarsi sfuggire, da saper cogliere l'anno 2010 fortunato che porterà con sè tante sorprese sfruttate solo con un'adeguata apertura mentale. Non lasciatevi sfuggire buone occasioni per pigrizia o per paura della novità: ogni lasciata è persa, e il 2010 ve lo dimostrerà. <br /><br />I nati sotto il segno dello Scorpione sono pieni di risorse, profondi, seri ed hanno un forte magnetismo fisico. Sono spesso autoritari e possiedono la capacità di scoprire il punto debole degli altri. Sono inclini alla mancanza di tatto, anche se poi si sorprendono quando risulta evidente che hanno offeso qualcuno. Sono molto possessivi e capaci di provare intense emozioni. Un'altra tipica caratteristica del segno è la volontà, così come la permalosità. Una grande qualità del segno è, invece, la spinta a non lasciare nulla d'intentato per cercare di superare sé stessi ed arrivare alla conoscenza.<br />Allo Scorpione consiglio di esplorare, nell'universo del gusto, il <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/03/goodbye-my-lovers.html">riso al curry con gamberetti e germogli di soia</a>.<br /><br /><b>Sagittario:</b> le grandi fortune del precedente anno 2009 non si ripeteranno nel 2010 e sarà fondamentale sapersi riadattare alla normalità. Saper affrontare la sfortuna con la maturata esperienza del passato, ma non siamo poi così drammatici, il vostro oroscopo 2010 può essere interpretato come un semplice ritorno alla vita di ogni giorno, in particolare dal terzo semestre dell'anno. <br /><br />I nati sotto il segno del Sagittario sono pieni di fiducia, felici, allegri e molto schietti. Hanno una mente molto attiva, ma sono inclini alla distrazione, in quanto mancano di disciplina e non amano concentrarsi su qualcosa troppo a lungo. Sono grandi sportivi, amanti degli animali, dei viaggi e delle lunghe camminate. Caratteristiche comuni del segno sono l'ottimismo, la fiducia in se stessi, l'entusiasmo, la vitalità, l'intuizione, lo sprezzo del pericolo, l'indipendenza, la saggezza; è un carattere complessivamente ottimista, che ha in sé la capacità di essere un ottimo conversatore ma un pessimo ascoltatore. <br />Per iniziare da veri ottimisti la giornata, niente di meglio per i Sagittario una fetta della soffice e deliziosa <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/02/ab-ovo.html">torta di ricotta</a>.<br /><br /><b>Capricorno:</b> il 2010 è un occasione per andare incontro al futuro e dimenticare il passato. Cambiamenti che porteranno molta felicità, prosperità, e voglia di vivere la vita, come magari avreste voluto fare nel 2009 ma non sempre vi è stato possibile. La vostra situazione sentimentale potrebbe trovare la svolta nel secondo semestre 2010.<br /><br />I nati sotto il segno del Capricorno sono notoriamente dei grandi diplomatici. Sanno essere responsabili, ma anche materialistici e spesso pessimistici. Tendono ad essere un po' snob, desiderosi di raggiungere il vertice sociale e grazie alla loro infinita pazienza, sanno anche come coltivare le persone giuste che li aiutino a realizzare i loro scopi. L'ambizione di raggiungere vette sociali è sempre in ogni caso presente in questo segno ed obbedisce a due forti imperativi: orgoglio e sete di potere. <br />Per mantenere le loro amicizie, suggerisco ai Capricorno di consumare in compagnia <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/07/volta-la-carta.html">muffins ai pomodori secchi</a>.<br /><br /><b>Acquario:</b> concentratevi sui piaceri della vita e dimenticate la non troppa fortuna dell'anno 2009. Questo è un anno per riflettere e pensare al vostro futuro, ma non mancheranno buone occasioni per mostrare agli altri chi siete. La vostra situazione lavorativa andrà migliorando nettamente a partire dal secondo trimestre dell'anno. <br /><br />Il potere degli Acquario proviene dall'intelletto. Sono distaccati, impersonali e credono nella giustizia sociale. Sono generalmente stabili, ma sono inclini ad improvvisare cambiamenti di opinioni, idee, pensieri e piani. Hanno un grande bisogno di libertà e di conseguenza possono assolvere meglio al loro destino nei rapporti basati sull'amicizia. Nella loro personalità è presente una qualità ingannevole e sognatrice e mostrano inoltre un senso di rispetto e di logica. L'Acquario è anche il segno della solitudine e di conseguenza i nativi si ritrovano sempre un po' isolati. Gli Acquario sono onesti e fedeli e in genere godono di buona salute. Chi appartiene a questo segno accomuna all'originalità ed all'indipendenza, anche un'anormalità spinta all'eccesso, che può causare violente oscillazioni d'umore e rendere possibile l'assurdo, l'imprevisto e l'imprevedibile. La permalosità è peculiare del segno; l'individuo cerca sempre di affermare la sua libertà d'essere e d'agire. <br />Per gli Acquario un dessert originale e dall'audace accostamento di sapori: <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/09/gusci-e-ripieni.html">tartellette lau citron meringuée</a>.<br /><br /><b>Pesci:</b> un 2010 ricco di fortuna che darà tante soddisfazioni dal lato affettivo; tante soddisfazioni saranno date dagli amici anche se la vostra razionalità sarà messa alla prova, e le fortune che vi capiteranno saranno difficili da valutare.<br /><br />Ai Pesci manca la capacità di stabilire e fissare una direzione. Sono emotivi e sensibili e possono essere influenzati sia in modo positivo che non. Poiché sono molto comprensivi e credono nella bontà del prossimo, spesso riescono ad essere pratici e realisti. Dato che tendono ad autodistruggersi, sono vulnerabili e mancano di meccanismi di autodifesa. Sono inoltre riservati, non è possibile conoscerli intimamente e di rado conoscono se stessi. Il carattere dei nati sotto il segno dei Pesci è abbastanza contraddittorio e spesso addirittura incomprensibile per chi non abbia la stessa mentalità. Questo segno presenta individui molto sensibili allo slancio ed al sacrificio, che hanno in sé un grande desiderio di aiutare gli altri ed anche individui che cedono ad un'eccessiva dose di fatalismo e di pigrizia, all'amore per la vita facile.<br />Ai Pesci dedico le <a href="http://latartina.blogspot.com/2009/05/xoxo-gossip-girl.html">rose del deserto</a>, biscotti semplici da realizzare, ma dal successo garantito.tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-59823137231856070732009-12-28T11:02:00.003+01:002009-12-28T18:54:59.772+01:00Il ritardo del Bianconiglio - Palline di ricotta, praga e olive<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4221912486/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4035/4221912486_ed3fef2bef.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4221912486/">Palline di ricotta, praga e olive</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify> Terminato anche il giorno di Natale, piovono feste a cadere, una dopo l'altra, una dietro l'altra, come le gambe di un millepiedi o, se si vuole essere più raffinati, come le perle di una lunga collana. <i>S. Stefano, Capodanno, l'Epifania</i> passano così come sono venute, in un attimo. Se tanta è l'aspettativa per le feste natalizie (si inizia ad addobbare già a novembre, i panettoni sono in offerta sugli scaffali del supermercato già a fine ottobre), poi quasi non ci accorgiamo di come tutto finisce così in fretta. Il pranzo di Natale, il cui <i>menu</i> è stato accuratamente preparato settimane prima, viene praticamente divorato, e in due ore già si è sparecchiato e i pochi avanzi rimasti sono in frigorifero, mentre i parenti si sono dileguati pieni di doni. Per quanto mi riguarda, il mio <i>Spirito del Natale</i> mi abbandona già il 25: dopo questa data non sono già più tanto in clima di festa. I giorni passano tutti uguali: la famiglia è riunita a casa, si mangia torrone e pandoro, si guardano film, si esce. Nel periodo delle festività natalizie, si perde un po' la <i>cognizione del tempo</i>. Ogni giorno sembra una <i>domenica</i> come tutte le altre. Il problema è che io odio la domenica, è il giorno che meno sopporto della settimana, quello in cui ci si riprende dai bagordi del sabato sera, quello che si passa in casa ciondolando, quello in cui, quando giocavo a pallavolo, toccava mettersi la tuta e partire per palestre impensabili e giocare una partita; e, quando facevo il liceo, toccava studiare tutto il giorno, cercando di avvantaggiarsi per la settimana; e, quando giocavo a pallavolo e facevo il liceo, toccava fare le due cose contemporaneamente. Adesso ciondolo per casa senza riuscire a fare tanto, e per me il calendario ha perso di valore (per capire che giorno siamo penso sempre al fatto che il Natale quest'anno è venuto di venerdì, poi procedo; non so quanto però possa durare questo stratagemma). La relatività del tempo, il fatto che sia una convenzione prettamente umana (e nonostante questo, è una questione che ha attanagliato da sempre l'uomo e che continuerà a farlo), si svelano in questo periodo come non mai. Cinque minuti possono essere un attimo se si aspetta che la nostra tisana di melissa e passiflora sia pronta; un'eternità se trascorsi in una fila chilometrica di automobili (c'è la prospettiva di molti altri cinque minuti a seguire). Un'ora può essere piacevolissima se trascorsa con gli amici in un bar; interminabile se si tratta di una lezione di biochimica. La concezione del tempo varia da individuo ad individuo, da situazione a situazione. Ma il tempo passa lo stesso, anche se a volte non ce ne rendiamo conto, mentre altre ce ne accorgiamo troppo. Il tempo se ne frega se uno è in ritardo, se uno desidera che quel momento non finisca più: quindi non rimane altro che organizzarlo al meglio, non potendo ovviamente fermare il suo incedere così incalzante. E tra pochi giorni finisce un altro anno, ma guarda un po'. Allora si ripensa all'anno passato, e pare che sia successo tutto in un secondo, altro che 365 giorni! E, quando sarà nuovamente Natale, il pensiero verrà spontaneo: <i>già Natale? Ma se mi sembra ieri che toglievo gli addobbi dall'albero?</i><br /><br />La ricetta di oggi, invece, è <i>velocissima</i> a prescindere da ogni relativismo temporale, e di una facilità disarmante. Tuttavia si rivela un ottimo contributo per un aperitivo o per un antipasto. Le palline risultano più compatte e gradevoli se messe in frigorifero, quindi il consiglio è di prepararle la sera prima se si ha intenzione di offrirle per pranzo; la mattina se invece si vogliono offrire la sera.<br /><br /><b>Palline di ricotta, praga e olive</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />200 g ricotta fresca<br />150 g prosciutto praga<br />80 g olive nere<br />sale<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Tritare con il mixer il prosciutto insieme alle olive. Aggiungere il trito alla ricotta (farla prima scolare bene, in modo che le palline risultino sode e compatte), unire un pizzico di sale e mescolare bene. Con le mani, formare delle palline, infilzarle con uno stuzzicadenti e porle in frigorifero.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-65647359548407807192009-12-22T14:31:00.006+01:002010-01-17T20:48:11.529+01:00Buon Nachele! - Bon bon di cioccolato plastico<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4206268296/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4049/4206268296_905fb02de8.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4206268296/">Bon bon di cioccolato plastico</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><center><i>Natale</i><br /><br />Non ho voglia<br />di tuffarmi<br />in un gomitolo<br />di strade<br /><br />Ho tanta<br />stanchezza<br />sulle spalle<br /><br />Lasciatemi così<br />come una<br />cosa<br />posata<br />in un<br />angolo<br />e dimenticata<br /><br />Qui<br />non si sente<br />altro<br />che il caldo buono<br /><br />Sto<br />con le quattro<br />capriole<br />di fumo<br />del focolare<br /><br /><i>- Giuseppe Ungaretti</i></center><br /><br /><p align = justify>Col Natale ormai alle porte, non posso che farvi tanti auguri.<br />Auguri a chi mi segue e commenta i miei post, frutto di ricette e divagazioni personali.<br />Auguri a chi mi segue, anche se in silenzio (come facevo io prima di aprire il blog a febbraio).<br />Auguri agli/alle altri/e <i>foodbloggers</i>, e a tutte le loro ricette che danno spunti e fanno venire l'acquolina in bocca.<br />Auguri a chi del cibo ne fa un'arte.<br />Auguri a chi teme il cibo, che possa imparare ad apprezzarlo.<br />Auguri a chi metterà a disposizione la casa per il cenone della Vigilia o per il pranzone del Natale e che ha già deciso il menu per l'occasione. Tanti auguri anche a chi ha da trovarlo ancora (come me e mia mamma).<br />Auguri a chi ha ancora dei regali sotto l'albero, perché io li ho già aperti tutti.<br />Auguri a chi festeggia il Natale come evento religioso, a chi lo festeggia come momento familiare, a chi lo festeggia come occasione per dedicarsi al prossimo.<br />Auguri a chi non ha tanta voglia di fare il bagno tra i parenti il 25 dicembre, ma che alla fine si troverà bene.<br />Auguri a chi sarà costretto a giocare a Tombola tutto il giorno, magari coi fagioli al posto dei tasselli, perché questo proprio no, non si augurerebbe a nessuno :P<br /><br />Oggi la ricetta dei simpaticissimi <a href="http://fiordilatte-appuntidicucina.blogspot.com/2009/12/idee-per-il-natale-bon-bon-al.html">bon-bons di Fiordilatte</a>, il cui impasto è decisamente versatile e pronto a mille impieghi. Più sodi dei tartufini, sono ottimi se accompagnati dal caffè, o semplicemente come elemento decorativo dei vostri pacchetti o delle vostre tavole.<br /><br />Ci rileggiamo dopo Natale!<br /><br /><b>Bon bon di cioccolato plastico</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />100 g cioccolato fondente<br />30 g glucosio (<i>io non ne avevo, e l'ho sostituito con il miele</i>)<br />15 g sciroppo di zucchero<br />3 cucchiaini di caffè solubile<br />zuccherini colorati (<i>ma anche granella di nocciole, o cocco grattugiato, o zucchero a velo</i>)<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Preparare lo sciroppo di zucchero: mettere in una pentola 20 g di acqua e 20 g di zucchero, portare quasi a bollore. Sciogliere in questo sciroppo 3 cucchiaini di caffè solubile (evitare i liquori che rovinano il cioccolato fuso). Fondere il cioccolato e aggiungere il glucosio (<i>il miele per me</i>) e 15 g dello sciroppo caldo (in questo ordine mi raccomando! sarà più facile). Mescolare bene. Lasciare riposare il cioccolato una notte in un luogo fresco. <br />Il giorno dopo prendere il composto, formare delle palline, quindi rotolarle nelle codette di zucchero colorate premendo leggermente e poi infilzarle con uno stuzzicadenti (mi sembrano più carine da vedere e mangiare! <i>concordo con Giada!</i>). Per questa fase, utilizzare un paio di guanti di lattice per non sporcarvi troppo e per evitare di sciogliere eccessivamente il cioccolato con il calore delle mani. Si possono anche usare gli stampi in policarbonato: in questo caso, prendere un po' di composto, spolverarlo di zucchero a velo, spolverare anche lo stampo e premere la pallina al suo interno. Livellare il tutto, girare lo stampo e dargli un colpo secco cosicché il cioccolatino si stacchi.<br />In ogni caso, lasciare poi riposare i bon bon per qualche ora.<br />In alternativa, si può rovesciare il composto caldo su un foglio di carta forno, appoggiarvi sopra un altro foglio di carta forno e stenderlo con il matterello per ottenere una lastra. Fare riposare questa lastra per una notte e poi tagliarla come più vi piace: a quadratini, oppure servendosi degli stampini per biscotti si può dargli le forme più disparate (simpaticissima l'idea di infilzarli poi in uno stecco da spiedo realizzando così dei lecca-lecca di cioccolato). Spolverare di zucchero a velo.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-52471081740860570812009-12-19T15:50:00.005+01:002010-01-17T20:49:08.602+01:00Da tartina con amore - Biscotti al cocco e cioccolato bianco<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4197420042/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2639/4197420042_20d68b7c05.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4197420042/">Biscotti al cocco e cioccolato bianco</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>A meno di una settimana al Natale (già meno di una settimana?!), sono ancora molte le cose a cui pensare: il <i>menu</i> del cenone, del pranzone e del merendone (a proposito, si accetta qualunque idea in casa tartina, ancora abbiamo da decidere gli antipasti!); gli addobbi (ritardatari, apprestatevi a mettere su un alberello decente! Sono invece da abolire quegli orribili Babbo Natale di plastica che si arrampicano su per le terrazze dei condomini, che più che diffondere lo spirito natalizio fanno venire le lacrime agli occhi per la tristezza); i <i>regali</i>, i <i>presenti</i>, le <i>strenne</i> natalizie. Tutti adorabili sinonimi per andare ad indicare pacchetti colorati tenuti insieme da nastri e fiocchi che è ormai consuetudine scambiarsi il 25 dicembre (o insomma, nei pressi di questa data). Anzi, oggi come oggi la parola Natale viene automaticamente associata al regalo, allo spendere, al consumismo. Sono finiti i tempi di <i>a Natale si è tutti più buoni</i>: diamo il benvenuto all'era di <i>a Natale si dilapida il conto in banca</i>. Infatti, mentre prima donare qualcosa era un atto di generosità e una dimostrazione di affetto verso le persone a cui si teneva veramente, adesso è diventato quasi un <i>obbligo</i>, una forzata consuetudine. Si partecipa alla colletta per regalare un perizoma leopardato alla collega che invece strozzeremmo volentieri con quel filo di tessuto; si regala al compagno di classe che vedremmo bene in una scuola tibetana per asceti un'orrenda candela a forma di putto alato assai inquietante. Quando arriva il Natale, diventa infinita la lista di persone a cui <i>fare un pensierino</i>, finendo per farlo anche a gente che proprio non sopportiamo: l'atto del regalare si trasforma quasi in un obbligo a cui adempiamo per pura cortesia. Un po' come quando festeggiamo il nostro diciottesimo anno di età e facciamo una grande festa a cui invitiamo anche gente che ci sta antipatica. Come caldeggio un ritorno alle feste con pochi intimi, con le persone a cui siamo realmente affezionati, incito anche il ritorno al donare solo a chi ci sta a cuore: ipocrita è fare un pensiero a chi poi parliamo dietro le spalle. Un'altra avvilente questione è la scelta del regalo. I telegiornali supportano l'acquisto di regali improponibili, capaci di prosciugare risparmi e conti in banca: massaggi e acque termali, le ultime novità in campo tecnologico, fughe d'amore negli hotel italiani. I regali proposti dalla Parodi la sera sono più o meno gli stessi tutti gli anni, se ci fate caso. Minimo comun denominatore è che denotano mancanza di originalità, costano un sacco e non significano niente. Quanto è più sincero e sentito regalare per esempio qualcosa che si è fatto con le proprie mani? Significa innanzitutto che il regalo è veramente <i>pensato</i>, poi che è fatto col <i>cuore</i> piuttosto che col portafoglio. E di sicuro troverà maggiore apprezzamento un dono di questo tipo rispetto a una seduta di fanghiglie da appiccicarsi al volto. Importante è anche fare un regalo <i>mirato</i> a chi si vuole bene: se vostra madre desidera tantissimo uno schiaccianoci nuovo perché a forza di rompere il guscio col coltello ha rischiato svariate volte di amputarsi il dito indice, avete già trovato il vostro regalo. E non importa se non è un profumo (banale!) o un set per le unghie o qualcos'altro di estremamente raffinato, perché la cosa fondamentale è che voi l'avete ascoltata, e avete compreso le sue reali esigenze accontentandola. E poi, anche se il dono fatto non è pari alle aspettative di chi lo riceve, non importa: sarà ugualmente apprezzato se fatto con passione e affetto, perché ricevere è bello, ma dare lo è a volte di più.<br /><br />Accanto alla sciarpa realizzata coi propri ferri mentre si è spaparanzati sul divano del salotto, nella <i>top-list</i> dei regalini home-made, ci sono sicuramente i prodotti culinari: conserve, marmellate, cioccolatini, salse e biscotti. Che cosa c'è di meglio del delicato profumo del cocco e della dolcezza sprigionata dal cioccolato bianco su biscottini dalla friabile consistenza? <br />Con questa ricetta partecipo alla simpatica iniziativa di Paoletta del blog Anice&Cannella, <a href="http://aniceecannella.blogspot.com/2009/12/io-natale-regalo-questo-raccolta.html">Io a Natale regalo questi</a>.<br /><br /><br /><b>Biscotti al cocco e cioccolato bianco</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />per la pasta frolla:<br />300 g farina 00<br />200 g burro<br />120 g zucchero<br />100 g cocco grattugiato<br />2 tuorli d'uovo<br />un pizzico di sale<br /><br />per la copertura:<br />200 g cioccolato bianco<br />100 g cocco grattugiato<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Sbattere i tuorli con lo zucchero, quindi unire il burro fuso. Aggiungere anche la farina mescolata col cocco e impastare, fino ad ottenere una palla da avvolgere con pellicola trasparente e da porre in frigorifero per un'ora circa. Riprendere la pasta e stenderla col mattarello: con le formine prescelte, ritagliare dei biscotti da porre su una teglia rivestita da carta da forno. Infornare a 180° per 10-12 minuti circa, finché si saranno dorati leggermente. Quando saranno pronti, sfornare e lasciare raffreddare. Una volta freddi, zupparli nel cioccolato bianco fuso e passarli nel cocco grattugiato.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-11029726504979567802009-12-17T18:24:00.002+01:002009-12-17T18:25:44.186+01:00Quel lieve tuo candor - Crostata con mele e crema pasticcera<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4193240976/" title="photo sharing"><img src="http://farm5.static.flickr.com/4009/4193240976_37784650c4.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4193240976/">Crostata con mele e crema pasticcera</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Una terribile morsa di freddo, proveniente dalla Siberia, sta attanagliando l'Italia e - almeno così ci dice il Colonnello Giuliacci durante il <i>Meteo</i> della sera, anche tutta l'Europa. A meno di una settimana a Natale diventa insostenibile stare ad aspettare l'autobus per più di 5 minuti, non indossare la famigerata <i>canotta di lana</i>, che tanto piace alla mamma, e i collant ascellari antistupro e non attaccarsi a termosifoni e/o stufette quando si è dentro le mura domestiche. Nel nostro Bel Paese ha già cominciato a nevicare, persino a basse quote. L'immagine della casetta immersa nella neve, col fumo che esce dal caminetto e le finestre illuminate, il caminetto acceso, una scodella di zuppa calda tra le mani, la coperta di <i>pile</i> sulle ginocchia, circondati dalla famiglia e dal gatto che si struscia sulle nostre ginocchia è edificante ed estremamente romantica (se ci aggiungiamo anche una ghirlanda di pungitopo appesa alla porta diventa una perfetta <i>cartolina di Natale</i>). Guardare i cristalli di neve che, lievemente e lentamente, si depositano sul suolo, è pure alquanto rilassante. Indossare sciarpa, guanti e stivali e andare fuori a fare a pallate di neve, regredendo all'età di 5 anni, è onirico ed emozionante. Per carità, tutto ciò non lo metto in dubbio. Ma, realisticamente parlando, rompendo l'illusione data da queste immagini frutto di racconti natalizi e di pubblicità di biscotti Mulino Bianco, è alquanto <i>improbabile</i>. Coi tempi di oggi, in cui tutti vanno di fretta, in cui si ha mille cose a cui pensare, una nevicata può essere <i>letale</i>. Probabilmente l'avversione per la neve mi è stata trasmessa da mia madre, sempre occupata più a soffermarsi sui disagi che tale agente atmosferico può provocare, piuttosto che sul suo lato romantico (vedi sopra). In effetti però, una nevicata come si deve, non quella neve che si scioglie non appena tocca terra creando quella poltiglia fangosa orripilante, ma una bella neve soda, candida e compatta come un albume ben montato e abbastanza alta, non è proprio il massimo della comodità per quanto riguarda i trasporti. Chi ha da intraprendere un viaggio è sicuramente timoroso di farlo se la strada è ricoperta dalla neve: esistono le catene per l'automobile, ma tutto è più rallentato e pericoloso e una continua scocciatura. Non mi sto riferendo solamente al viaggio da fare per arrivare al supermercato per comprare il salmone affumicato del cenone della Vigilia, piuttosto a chi ha da viaggiare per lavoro, a chi deve necessariamente spostarsi per questioni di salute o per andare a trovare dei parenti. Inoltre c'è anche da dire che, mentre gli altri Paesi europei sono tutti più organizzati, in Italia, come per ogni lavoro, è tutta una disorganizzazione, e prima che passi il Comune a spargere il sale per liberare le strade si può aspettare anche fino al prossimo mese, quando la neve si sarà sciolta da sola e inizieranno a spuntare le prime gemme. Un altro motivo complice del mio astio verso la neve, è sicuramente il fatto che io <i>non sono mai stata in montagna</i>. No, non ci sono mai stata. Non ho mai messo ai piedi un paio di sci, non ho mai bevuto cioccolata calda in un cottage, non o mai preso la funivia. Mai in tutta la mia vita, mentre i miei amici e conoscenti, almeno una volta questa esperienza l'hanno provata: tuttavia non ci aspiro proprio, alla <i>Settimana Bianca</i> preferisco di gran lunga un week-end trascorso in qualche capitale oltralpe. Comunque sia, penso che il mio imbarazzo quasi, il mio pudore per non aver mai sperimentato un'attività così comune (e anche ammetterlo quando tutti ti guardano sbalorditi, come se avessi messo su le antenne, che so, o fossi diventata verde), fomenti la mia reticenza verso un paesaggio innevato come si deve, anche là dove è più frequente che ci siano gelo e neve, piuttosto che pascoli verdi e climi temperati. Diciamo che gli sport invernali non sono proprio il mio forte: anche sulla <i>pista da pattinaggio</i> che viene puntualmente improvvisata in ogni città italiana in concomitanza con l'arrivo del Luna Park, ho fatto le mie discrete magre figure. Una volta, una giapponese imbranata, cadendo si appigliò a me, facendomi franare a mo' di valanga in terra, e rendendomi il sedere una lastra ghiacciata. Esperienza terrificante, è dall'età di dieci anni che non mi infilo un paio di pattini per andare sul ghiaccio (che tra l'altro mi lasciavano delle vesciche sui piedi grandi come crateri lunari e dolorosissime). Insomma, per quanto mi riguarda, ben vengano pupazzi di neve e paesaggi imbiancati, purché restino almeno a 300 km da me (tollerabili quelli su <i>biglietti d'auguri, fotografie e quadretti idilliaci virtuali e non</i>). <br /><br />Come una lieve nevicata lo zucchero a velo si posa sul dessert che vi propongo oggi: scenografico, ma anche gustoso q.b. La frolla croccante, la crema avvolgente (vi consiglio di provare questa nuova ricetta che ho sperimentato per la crostata: totale assenza di grumi e un gusto fantastico) e la consistenza umidiccia delle mele, rendono irresistibile questa crostata tipicamente invernale.<br /><br /><b>Crostata con mele e crema pasticcera</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />per la pasta frolla (delle sorelle Simili):<br />200 g farina 00<br />100 g burro<br />50 g zucchero a velo<br />2 tuorli <br />poca acqua fredda<br />una bustina di vanillina/scorza di limone grattugiata (a piacere, io ho messo la scorza di limone)<br /><br />per la crema:<br />500 g latte<br />150 g zucchero<br />2 tuorli d'uovo<br />40 g farina<br />estratto di vaniglia (o una bustina di vanillina)<br /><br />per la copertura:<br />2 mele Golden<br />(poca marmellata di albicocche)<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />per la pasta frolla:<br />Mettere il burro freddo di frigo tagliato a pezzetti sulla farina disposta a fontana, quindi sbriciolarlo velocemente con le dita (passandolo tra pollice e indice) insieme alla farina. Appena il composto diventa una specie di farina, disporlo a fontana e porvi al centro i tuorli d'uovo e lo zucchero a velo. Con una forchetta, sbattere le uova con lo zucchero: inizialmente senza aggiungere farina, poi incorporandola piano piano al composto. Usando una spatola, lavorare velocemente l'impasto, sollevandolo dai lati e premendo bene verso il centro. Se fosse troppo secco, aggiungere qualche cucchiaio di acqua (circa 3). Continuare a lavorare l'impasto con la spatola, senza mai toccarlo con le mani: infine, quando avrà raggiunto la giusta consistenza, farlo rotolare sul tavolo col palmo della mano, senza stringerlo. Avvolgere il panetto nella pellicola e mettere in frigorifero per mezz'ora o più.<br /><br />per la crema pasticcera:<br />In un pentolino versare il latte, metà dello zucchero e la vaniglia, quindi lasciare scaldare sul fuoco. A parte sbattere leggermente i tuorli con il restante zucchero, aggiungendo poi l'amido di mais setacciato. Quando il latte sarà caldo, ma non avrà raggiunto l'ebollizione, versarlo a filo nei tuorli sbattuti, mescolare bene e versare di nuovo il tutto nel pentolino. Cuocere a fuoco basso, mescolando continuamente con la frusta per non far attaccare il composto. Quando avrà raggiunto la consistenza desiderata, togliere dal fuoco e lasciar intiepidire.<br /><br />Prendere la pasta frolla dal frigo e disporla sulla carta da forno che poi andrà sullo stampo (del diametro di 24 o 26 cm). Poiché risulterà piuttosto dura all'inizio, darle dei colpi col mattarello, appiattendola il più possibile; stenderla solo alla fine. Disporre la carta da forno sulla teglia e rifinire i bordi. Praticare sulla base dei buchi con una forchetta, porvi sopra un foglio di carta da forno e dei legumi secchi, e cuocerla in bianco in forno preriscaldato a 200° per 10 minuti circa.<br />Quando sarà pronta, toglierla dal forno, eliminare legumi e carta, e versarvi sopra la crema pasticcera.<br />Sbucciare le mele e tagliarle a spicchi sottili, passandoli per poco nell'acqua affinché non anneriscano (oppure usare del succo di limone). Disporre gli spicchi sulla crema, dandogli una forma circolare.<br />Cuocere la crostata in forno già caldo a 180° per 35 minuti circa. Dopo averla sfornata, se si vuole rendere lucido l'aspetto delle fettine di mela, spennellare un po' di marmellata di albicocche; altrimenti, lasciare raffreddare e spolverizzare di zucchero a velo. Porre la crostata in frigorifero per almeno due ore prima di servirla.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-37402653578355457522009-12-15T18:59:00.003+01:002009-12-17T18:29:46.632+01:00Hakuna Matata - Polpettone<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4187521491/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2715/4187521491_5bc2588916.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4187521491/">Polpettone</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Puntuale come il palinsesto Mediaset dicembrino (che prevede almeno una volta <i>Mamma ho perso l'aereo 1 e 2</i> e <i>Il Grinch</i>) e i panettoni e i pandori sugli scaffali del supermercato (pregevole il pacchetto comprendente anche lo spumante <i>Gancia</i>), arriva ogni anno, insieme al Natale, il <i>film Disney</i> dell'anno. Veri e propri capolavori cinematografici sono stati partoriti dalle geniali menti degli sceneggiatori Disney, per allietare bimbi e famiglie annesse, provvisti di buste giganti di pop-corn e spaparanzati sui seggiolini del multisala. Mi ricordo che il fim Disney era da me atteso più o meno come l'arrivo di Babbo Natale: addirittura, la prima volta che misi piede in un cinema, fu per andare a vedere <i>La Bella e la Bestia</i>. Quelle storie hanno fomentato la mia - già di per sé, fervida fantasia: oltre che giocare con bambole e Playmobil, improvvisavo anche da sola dei veri e propri <i>sketch</i>, impersonando alternativamente principe Filippo/principessa Aurora (vedi <i>La Bella Addormentata nel bosco</i>), trovandomi però in estrema difficoltà al momento del bacio con risveglio; non mi sono fatta mancare neppure la Barbie/Pocahontas e il bel Ken/John Smith, biondazzo che all'epoca fece più strage di cuori di Leonardo Di Caprio in <i>Titanic</i>. Quelle canzoni hanno allietato le mie sedute al bagno e le mie docce: ancora mi ricordo le strofe del "Cerchio della vita", cantata da Ivana Spagna per il <i>Re Leone</i>(ancora dubbio l'inizio "Naaagoregnaaa obadìì obadààà" ... ), e le bellissime canzoni della <i>Bella e la Bestia</i> con tanto di teiere e candelabri danzanti. Quelle sceneggiature mi hanno fatto conoscere, inconsapevolmente in un primo tempo, la trama di tanti classici della letteratura, come <i>Il Gobbo di Notre-Dame</i> o <i>Canto di Natale</i> (magistrale l'interpretazione di Zio Paperone nella parte dell'avido ed egoista Scrooge) e forse, a parte la mia gatta Clementina, gli unici animali che ho realmente amato sono proprio quelli della Disney: che tenerezza i micini degli <i>Aristogatti</i>, per non parlare di <i>Lilli e il Vagabondo</i> (avevo anche i loro peluche, con cui intrattenevo simpatiche conversazioni)! Per non parlare poi degli insegnamenti di altruismo, coraggio e lealtà che i bambini possono apprendere dalle trame dei film in questione. Tuttavia, c'è da dire che, negli ultimi tempi, con l'avvento della tecnologia digitale, la Disney si è lasciata un po' prendere da manie tridimensionali: sempre più frequenti sono film da vedere con gli appositi occhiali per il 3D che lasciano un gran mal di testa, i disegni sono esclusivamente frutto della grafica in pixel e megapixel, le storie sono inconsistenti e scontate (per esempio, a me <i>Atlantis</i> non è piaciuto proprio). Mentre prima mi ero promessa di non perdermi neanche un film Disney sebbene l'età rendesse la cosa un po' patetica e fosse stato meglio cedere il posto in sala ai più piccoli, penso che la nuova piega presa dai colossal disneyani mi abbia dissuaso dal mio nobile intento di tenere alto il vessillo della mia romantica immaginazione . Sono però rimasta piacevolmente sorpresa quando, l'altro giorno, ho visto su un giornale la pubblicità del film Disney previsto per questo Natale: <i>La Principessa e il Ranocchio</i>. Innanzitutto, positivo è il fatto che i creatori siano quelli di <i>La Sirenetta</i> e di <i>Aladdin</i>. Poi, che la protagonista sia, dopo tante storie di avventura e di mistero, una principessa: le principesse Disney erano per me delle eroine, un po' come per qualcuno Giovanna D'Arco o Audrey Hepburn. Belle era la mia preferita (sognavo una biblioteca come quella che le regala la Bestia!), ma adoravo anche Aurora (probabilmente provando un po' di invidia per i suoi meravigliosi riccioli biondi e per quelle fatine che le stavano sempre intorno), Jasmine (era riuscita ad addomesticare una tigre), Pocahontas (lo spirito selvaggio che non riesce a coronare la sua storia d'amore, sequel a parte, ma si sa, i sequel sono sempre più scadenti) e Cenerentola; Ariel mi stava decisamente simpatica (col suo "arriccia-spiccia"); Biancaneve non era proprio nelle mie grazie per il suo poco spiccato acume (e paradossalmente sono paragonata a lei di aspetto, o perlomeno quando avevo i capelli a caschetto!) La nuova principessa si chiama Tiana, è una donna che sogna una carriera (aprire un ristorante, guarda caso), determinata, mancina, ma soprattutto... afro-americana! Il nuovo film segna una svolta, in quanto la principessa è nera, e i creatori giurano di averci pensato ben prima che comparisse in scena il ben noto Barak Obama con la moglie Michelle (i tempi richiesti per un film di animazione sono infatti molto lunghi, si parla di anni). La storia è quella celebre dei Grimm, ma rivisitata: arrivato nella New Orleans degli anni '20 in cerca di jazz, il principe Naveen viene tramutato in ranocchio da uno stregone. Convinto che debba ricevere il bacio di una principessa per tornare alle sue sembianze umane, convince Tiana a farsi baciare, ma così facendo è lei stessa a trasformarsi in rana. Mentre la Disney è stata tacciata di razzismo perché Tiana da umile serva riesce a riscattarsi dimostrando di essere una principessa (che poi succede sempre così, basti pensare a Cenerentola o a Belle), secondo me si tratta di un segno dei tempi che cambiano, e non posso che fare altro che appoggiare la scelta dei realizzatori della pellicola. Sapete una cosa? Quasi quasi quest'anno rispetto la tradizione... :)<br /><br />In memoria del piatto di spaghetti mangiato da Lilli e il Vagabondo, che spostano le polpettine del ragù con il naso e si baciano grazie ad un complice filo di pastasciutta, vi posto oggi la ricetta del polpettone di mia mamma. Un piatto versatile che incontra i gusti di tutti, anche quelli dei bambini più capricciosi e diffidenti verso il cibo.<br /><br /><br /><b>Polpettone</b><br /><br /><u>Ingredienti</u> per 4 persone<br /><br />400 g macinato magro di vitello<br />8 fette di pancarrè (oppure, per delle varianti più <i>light</i> 2 etti di ricotta o 4 fette di pancarrè con 1 etto di spinaci o bietole lessate)<br />un bicchiere di latte<br />1 mazzetto di prezzemolo<br />1 uovo<br />4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato<br />1 pizzico di noce moscata<br />sale e pepe<br />una noce di burro <br />pangrattato<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Privare le fette di pancarrè della crosta, ammollarle nel latte e strizzarle leggermente. Unire l'uovo e sbatterlo insieme al pane ormai ridotto in poltiglia. Aggiungere sale e pepe a piacimento, la noce moscata e il prezzemolo tagliato finemente, infine il macinato; amalgamare bene il tutto. Imburrare una teglia di 22 cm di diametro e cospargerla di pangrattato, quindi porvi sopra l'impasto e livellarlo. Cospargere nuovamente di pangrattato e far cuocere in forno preriscaldato a 200° per 25 min ca. Dopo averlo sfornato, tagliare a losanghe e servire. <br />Con lo stesso impasto possono essere realizzate delle polpette da cuocere in forno o fritte, o delle polpettine da aggiungere al pomodoro come condimento per la pasta.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-58609128346055890452009-12-12T22:34:00.004+01:002009-12-12T22:40:43.952+01:00A due a due - Plum cake al miele e yogurt greco<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4179904600/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2534/4179904600_19a6d7f6f1.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4179904600/">Plum cake yogurt greco e miele</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Ci sono quelle <i>coppie inossidabili</i> che mai per niente al mondo potrebbero separarsi, o avere lo stesso valore se poste da sole. Prendiamo, per esempio, <i>Raimondo Vianello e Sandra Mondaini</i>: lei una lumaca rugosa dai capelli posticci, dagli enormi occhiali e dalla battuta pronta; lui un tenero e anziano anellide. Insieme: un'accoppiata vincente, storica nella televisione italiana, unita fino alla fine. Oppure <i>Sherlock Holmes e Watson</i>: lo scaltro investigatore e il suo coinquilino/amico che lo accompagna in tutte le sue avventure. Per non parlare di <i>Topolino e Minnie</i>, <i>Asterix e Obelix</i> e <i>Ugo e Pina Fantozzi</i>. Sono quelle coppie che staranno insieme per tutta la loro esistenza, e di cui ultimamente sentiamo la mancanza nella vita di tutti i giorni. Ormai rare sono le coppie destinate a non separarsi, ad affrontare ogni momento di rottura con forza, trovando appoggio e conforto vicendevolmente. Passando oltre, ci sono anche quelle coppie che si <i>esaltano</i> a vicenda, che si completano stando insieme, ma i cui singoli elementi possono essere concepiti benissimo anche fuori dal contesto della coppia. Prendiamo il connubio <i>cioccolato&arancia</i>, ormai super collaudato dal settore della cucina e della profumeria. I due gusti, stando insieme, acquistano un altro spessore. Tuttavia sono infingardi e traditori: il cioccolato sta stupendamente anche col <i>peperoncino</i>, l'arancia con la <i>cannella</i>. I tradimenti sono all'ordine del giorno. <i>Jennifer Aniston e Brad Pitt</i>, per esempio, sembravano appartenere alla prima categoria: adesso il bel Brad se la fa con l'Angelina però - mica scemi! Sempre più frequenti sono rotture e separazioni, molte volte anche per motivi futili e sciocchi, su cui si potrebbe benissimo passare oltre. Giovani coppie che si sposano troppo presto, per poi divorziare dopo pochi mesi. Se c'entra il tradimento, però, diventa un'offesa alla propria autostima. Tradimento non solo sessuale: ancora peggio può essere un tradimento affettivo, o culturale, o di pensiero. Sentirsi più libera di parlare col collega di lavoro piuttosto che con il partner, tradire la fiducia di un'amica. Infine, ci sono le <i>coppie antagoniste</i>, i cui componenti, pur essendo in contrasto, trovano completezza in questo rapporto tormentato. Chi sarebbe stato <i>Achille</i> se non ci fosse stato <i>Ettore</i>? Un eroe acheo tra i tanti, non certamente uno dei maggiori personaggi dell'"Iliade". E <i>Federer</i> trova maggiore gloria nello sconfiggere <i>Nadal</i> in una partita a tennis, invece che una delle <i>Williams</i>. O, più semplicemente, nell'ambito scolastico o lavorativo: se siamo in competenza con qualcuno, siamo spinti comunque a fare sempre del nostro meglio e a superare noi stessi. <br />I rapporti in una coppia, dunque, possono essere molteplici: bello è trovare quell'elemento che ci completa, che sia un uomo, che sia un paio di scarpe, tuttavia va sempre tenuto presente il detto "meglio soli che male accompagnati". <br /><br />Oggi la ricetta di un cake nato dalla mia torbida mente e dall'unione di due ingredienti che costituiscono ormai una <i>coppia di fatto</i>: lo yogurt greco e il miele. La dolcezza del miele si sposa alla perfezione con il sapore acidulo dello yogurt, e la sua viscosa consistenza con la compattezza propria del prodotto caseario tipico della Grecia. Ho pensato, non sbagliandomi, che sarebbero stati bene anche in compagnia di uova, farina e zucchero e che avrebbero così rappresentato un'<i>accoppiata vincente</i> per la colazione.<br /><br /><br /><b>Plum cake al miele e yogurt greco</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />250 g farina 00<br />200 g yogurt greco Total 0%<br />100 g zucchero di canna<br />2 cucchiai colmi di miele d'acacia (o millefiori)<br />70-80 g latte<br />2 uova<br />50 g burro<br />mezza bustina di lievito per dolci<br />un pizzico di sale<br />una bustina di vanillina<br /><br />50 g zucchero raffinato<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Lavorare bene con la frusta, in una terrina, le uova e lo zucchero di canna. Quindi aggiungere anche lo yogurt greco, il burro fuso e il miele, amalgamando bene. Unire, poco alla volta, la farina setacciata col lievito, il sale, la vanillina e il latte (aggiungerne ancora se l'impasto non dovesse sembrare abbastanza morbido), continuando a mescolare. Ungere di burro uno stampo da plum cake, e ricoprirlo con lo zucchero raffinato, facendo in modo che aderisca alle pareti. Versarvi l'impasto appena preparato ed infornare in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti circa (vale la celeberrima prova-stecchino).</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-14021841762219834732009-12-08T11:49:00.003+01:002009-12-08T11:51:09.565+01:00Serviamo il numero... - Strudel di ricotta alle mele<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4168937130/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2797/4168937130_1b832d0f81.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4168937130/">Strudel di ricotta alle mele</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Tra le mansioni tipiche del "mondo dei grandi"c'è sicuramente quella di <i>fare la spesa</i>: quando, da piccola, mia madre mi piazzava sul seggiolino del carrello riservato ai bambini, osservavo quegli scaffali con enorme curiosità, molte vole infilando di soppiatto barattoli impropri quando la mia progenitrice era occupata a fare altro. Il mondo del super o iper o rionale mercato che sia, mi ha da sempre affascinato: l'oculata scelta tra migliaia di prodotti, nuovi gusti da sperimentare. Tutto ciò non sembrava tanto una necessità, quanto un <i>piacere</i>. Adesso, fare la spesa, è un'incombenza in più che devo necessariamente svolgere quando torno a Firenze. Procacciarsi il cibo è comunque un bisogno che risale alla comparsa del primo uomo sulla terra, per non parlare delle specie animali che ci hanno preceduto. Se in antichità le armi da utilizzare erano lance, frecce e una buona dose di coraggio per poter affrontare un <i>mammuth</i> di mastodontiche dimensioni, adesso dobbiamo munirci di carrello, sacchetto della spesa (preferibilmente la sacca di tela, ecologica e riutilizzabile) e borsello. Ingrediente fondamentale per affrontare Coop, Esselunga, Penny Market, Ikea, Obi che sia, è anche un'esagerata quantità di pazienza. Il supermercato si è trasformato praticamente in una vera e propria <i>giungla sociale</i>. Non appena si varca la soglia provvista di porte a scorrimento automatico, ci si trovano di fronte le più disparate tipologie di persone. C'è la signora anziana che si sofferma di fronte agli yogurt, chiedendosi se quelli alla prugna saranno più efficaci per migliorare la sua peristalsi. C'è il vecchino che si sistema gli occhiali sul naso cercando di decifrare la lista della spesa scrittagli dalla moglie o dalla figlia,e che si piazza preciso in mezzo al corridoio impedendovi l'accesso ai mandarini. C'è la mamma coi pargoli viziati al seguito, che non si preoccupa se questi corrono, strepitano e urlano facendo deragliare il vostro carrello; il più delle volte questi esserini poco simpatici si prendono la licenza di trangugiare merendine appena prelevate dal banco-frigo, senza che i genitori si preoccupino di impedirglielo. C'è il single incallito, ormai fedele ai soliti prodotti: tra questi, estate e inverno, sono presenti wurstel e buste di cibi precotti. C'è la rompiscatole, che strazia i poveri operatori impegnati a trasportare casse di banane o a riporre i barattoli di fagioli al loro posto, facendosi finta di non accorgersi dei quanto mai esplicativi pannelli posti su ogni riparto ad indicare che cosa vi si può trovare. C'è il/la furbo/a che vuole saltare la fila a tutti i costi, anche se ci si trova alle casse veloci: il più delle volte sono gli stessi che vi passano davanti alle poste o in banca. C'è la Famiglia: mamma, babbo, figli, nonni, cugini e zii tutti insieme al supermercato, come fosse una gita fuori-porta. Invadono interi corridoi come una mandria di bufali, e se si è nei paraggi occorre scappare immediatamente oppure incunearsi nello scaffale più vicino. C'è l'amante degli animali, che riempie il carrello di mangimi e bocconcini al salmone aromatizzati alla paprika, che si preoccupa più del suo amico a quattro (o due) zampe (o pinne) che di se stesso. C'è l'attenta alla linea, in dieta perenne, che va spedita al reparto "prodotti salutistici" e che poi sta le ore a guardare (senza toccare, sia chiaro!) quello che offrono i reparti "gelati" e "caramelle, snack e merendine", anelando ad un briciolo di biscotto al cioccolato. E infine c'è il foodblogger, perenne indeciso per cui fare la spesa è un'arte, che si chiede se per una volta può sgarrare, e comprare la vanillina invece dell'<i>estratto naturale di vaniglia</i> che è tanto più buono e sano, ma che costa circa il triplo di più. E il riso basmati forse è meglio comprarlo ad un <i>NaturaSì</i>? E c'è differenza tra il pepe in grani e quello da macinare? Ecco, il foodblogger che va a fare la spesa deve mettere in conto che per le prossime due ore non sarà reperibile. <br /><br />Oggi vi lascio la ricetta di una sorta di esperimento: ho messo insieme le ricette più svariate in circolazione (sul web e non) dello <i>strudel</i>, tipico dolce invernale, che mi riporta la memoria a quei deliziosi mercatini natalizi del Trentino Alto-Adige, ottenendo un esito sicuramente positivo. Ho optato per un impasto alla ricotta e un ripieno alle mele, piuttosto fedele alla tradizione. Il fatto è che ero davvero indecisa... sono o non sono una foodblogger?<br /><br /><br /><b>Strudel di ricotta alle mele</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />per la pasta:<br />100 g farina 00 <br />85 g zucchero a velo<br />100 g ricotta<br />75 g burro<br />un cucchiaino di lievito per dolci<br />una bustina di vanillina<br /><br />per il ripieno:<br />3 mele Golden<br />60 g zucchero di canna<br />50 g uvetta sultanina<br />30 g pinoli<br />3 cucchiai colmi di pangrattato<br />scorza di un limone e succo di una metà<br />un pizzico di cannella<br /><br />per spennellare:<br />30 g burro<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />per l'impasto:<br />Passare al mixer la farina, lo zucchero e il burro. Unire anche la ricotta, il lievito e la vanillina. Frullare fino ad avere un composto omogeneo, formare una palla (se risultasse troppo morbida, incorporare un po' di farina), avvolgerla nella pellicola trasparente e riporre in frigorifero per almeno un'ora prima di stenderla.<br /><br />per il ripieno:<br />Porre le uvette a rinvenire in una tazza di acqua tiepida. Nel frattempo, sbucciar e tagliare le mele a pezzi non troppo sottili, quindi bagnarle col succo del limone. Fare imbiondire il pangrattato sul fuoco con una noce di burro (per 2 minuti circa); aggiungervi la scorza del limone, la cannella e lo zucchero. Mescolare e unire anche le mele e le uvette ben strizzate.<br /><br />Stendere la pasta, che deve risultare sottile, su un foglio di carta da forno ben infarinato. Disporvi sopra il ripieno in modo omogeneo, quindi, facendo attenzione a non rompere la pasta, avvolgerla con cautela, fino ad ottenere un "rotolo" da spennellare col burro fuso, dopo averlo posto sulla teglia rivestita da carta da forno. Infornare a 180° per 40-45 minuti circa. Aspettare che diventi tiepido, quindi spolverizzare di zucchero a velo e servire.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-2489697248408331612.post-81289918564633484662009-12-06T13:48:00.005+01:002010-01-17T20:49:56.471+01:00Caro Babbo Natale... - Chocolate Crinkle Cookies<div style="text-align: left; padding: 3px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4162973488/" title="photo sharing"><img src="http://farm3.static.flickr.com/2670/4162973488_43f060d0b4.jpg" style="border: solid 2px #######;" alt="" /></a><br /><span style="font-size: 0.8em; margin-top: 0px;"><a href="http://www.flickr.com/photos/40581950@N04/4162973488/">Chocolate Crinkle Cookies</a>, originally uploaded by <a href="http://www.flickr.com/people/40581950@N04/">la tartina</a>.</span></div><p><p align = justify>Babbo Natale nasce in realtà come <i>San Nicola</i>, vescovo bizantino vissuto nel IV secolo, che si dice abbia regalato a tre fanciulle la dote affinché potessero sposarsi, anziché andare a prostituirsi. Diffusasi questa leggenda nel Medioevo, cominciò a diventare abituale lo scambiarsi dei doni nel giorno dedicato al santo (6 dicembre): successivamente l'usanza si spostò al giorno di Natale, e il santo divenne una figura popolare non solo nei paesi protestanti (assumendo altri nomi, come quello di <i>Santa Klaus</i>), ma anche in Europa. Va ricordato però che, fino a quel momento, Santa Klaus <i>aka</i> Babbo Natale era un essere alto, magro e macilento, vestito con una tunica verde. Lo scrittore Clement Clark Moore, invece, nel suo racconto "Una visita di San Nicola" (1848), lo aveva descritto come un elfo. Sebbene sia stata una multinazionale, la <i>Coca-Cola</i>, a diffondere la figura del rubicondo grassone dalla barba bianca vestito di rosso, tolga buona parte della poeticità a questa romantica novella, rimane il fatto che, a mio parere, Babbo Natale è una figura che deve necessariamente rimanere parte integrante dell'immaginario collettivo e dei ricordi d'infanzia (anche più di <i>Sailor Moon</i> o <i>Denver</i>). Innanzitutto, per un bambino è emozionante scrivere la letterina da spedire al Polo Nord in cui chiedere ciò che desidera a questo simpatico vecchietto: io, per esempio, ero oggetto del potere coercitivo di mia mamma che mi faceva chiedere, senza che me ne accorgessi, quello che lei aveva già in programma di comprarmi, conforme al budget dell'anno, ma comunque sempre in accordo coi miei gusti (ricorderò sempre di quando non desideravo altro che una <i>Serenity</i> dalla gonna rotante, che riusciva a ballare come una trottola impazzita se posta sul pavimento: quell'anno ricevetti il <i>camper di Tanya</i>). Poi è dolce pensare che, mentre si dorme, l'anziano signore in questione si calerà con la sua slitta trainata da renne, scenderà dal camino anche se in casa si è provvisti solamente di una stufa elettrica e del camino neanche l'ombra, riuscendo ad infilarvi la <i>panza tanta</i> e senza slogarsi e/o rompersi nessuna articolazione, e depositerà sotto l'albero i doni richiesti, per poi recarsi da un altro bambino. Per quanto mi riguarda, avevo sempre l'influenza per Natale (e anche in occasione delle gite scolastiche, merito del mio <i>fattore C</i>, ma questa è un'altra storia): tenere fotografie mi ritraggono sempre con due gote rossissime e lo sguardo lucido di febbre. Il più delle volte scartavo i regali la sera della Vigilia: per me Babbo Natale arrivava prima, almeno risparmiava un po' di tempo. Prima o poi, però, arriva per tutti il momento della verità (non conosco quarantenni che pensano di non ricevere niente da Babbo Natale solo perché sono cattivi con i colleghi). Traumatico è il momento in cui il bimbo comincia a ragionare e a rendersi conto che Babbo Natale è... una bufala! Una ciofeca! Un piacevole inganno! Per me accadde all'età di 7 anni e mezzo: una sera, dopo cena, distesa sul letto dei miei a leggere con mia madre accanto, cominciai a fare delle congetture. Com'era possibile che questo personaggio - tra l'altro abbastanza avanti con gli anni, non presentasse problemi di prostata e affaticamento e riuscisse, in <i>una sola notte</i>, a fare il giro del mondo portando regali ad ogni bambino? E le renne? Come facevano le renne a volare (non avevo mai incontrato nessun quadrupede in grado di spiccare il volo, l'esperienza insegna)? Piano piano, vedendo mia madre vacillare e sogghignare di fronte alle mie frequenti domande, arrivai alla più ovvia conclusione: <i>Babbo Natale non esiste</i>. Crollano miseramente di conseguenza anche la pluririspettata Fatina dei Denti e la Befana, mentre misteriosamente l'Uomo Nero continua a far parte degli incubi infantili (e non: a volte guardo ancora sotto il letto). Pensare che sono sempre stati i genitori - di soppiatto, a disporre accuratamente i regali sotto l'albero è straziante (ma anche venire a sapere che la dolcissima cugina di tua mamma si metteva un naso e un porro finto, una parrucca, dei vecchi abiti consunti e, ringobbita e con la voce falsata, si improvvisava una burbera Befana). Pensare ai regali di Natale diventa piacevole, ma non c'è più quell'attesa snervante, quella speranza di poter vedere almeno un piccolo rollo di grasso della rinomata pancia rossa, o la punta di uno stivale. Piano piano si comincia a diventare noi, i nuovi Babbo Natale: parenti e amici da soddisfare con regali più o meno costosi (un'altra rilevante questione potrebbe essere: come fa Babbo Natale a permettersi tutto quel materiale da distribuire agli elfi - sicuramente sottopagati, affinché fabbrichino i doni richiesti?). Per quanto mi riguarda, non aspetto neanche più la Vigilia o il giorno di Natale per scartare i regali. Quest'anno, per esempio, Babbo Natale è arrivato per me un mese prima, portandomi un <i>Macbook</i> portatile nuovo di zecca. A queste condizioni, non crederci più, diventa quasi sopportabile.<br /><br />In ogni caso, se gli inguaribili romantici volessero lasciare comunque qualcosa da sgranocchiare al canuto amico di cui ho appena parlato, consiglio di preparare questi favolosi biscottini al cioccolato, che stanno ormai spopolando su tutti i foodblogs. La ricetta è quella di <a href="http://www.cavolettodibruxelles.it/2008/01/chocolate-crinkle-cookies">Sigrid</a>: delizioso il contrasto tra la crosta croccante e l'interno morbido e scioglievole. Consiglio di sostituire il famigerato bicchiere di latte di accompagnamento con una tazzina di caffè espresso: l'accoppiata è vincente, e penso che anche Babbo Natale ve ne sarà grato.<br /><br /><br /><b>Chocolate Crinkle Cookies</b><br /><br /><u>Ingredienti</u><br /><br />175 g farina<br />175 g cioccolato fondente<br />150 g zucchero<br />55 g burro<br />2 uova medie<br />mezzo cucchiaino di lievito per dolci<br />1 cucchiaino di estratto di vaniglia<br />mezzo cucchiaino di sale<br />60 g zucchero a velo<br /><br /><u>Procedimento</u><br /><br />Far sciogliere, a bagnomaria, il cioccolato insieme al burro. Sbattere le uova insieme allo zucchero, per due minuti, poi aggiungere il cioccolato fuso, l’estratto di vaniglia, e incorporare finalmente la farina, il lievito e il sale. Quando il composto è omogeneo, metterlo al frigorifero per almeno due ore. Riprendere l’impasto, e formare delle palline di 3-4cm di diametro. Versare lo zucchero a velo in una ciotolina e passarci le palline di impasto prima di disporle su una teglia da forno rivestita con carta da forno (nota di tartina: <i>lo zucchero a velo che si attacca all'impasto deve essere abbondante, sennò tende a sparire in cottura</i>). Con il fondo di un bicchiere, schiacciare le palline in modo da ottenere dei biscotti di mezzo cm di spessore, e infornare per 10-15 minuti a 180°. Lasciar raffreddare su una griglia.</p>tartinahttp://www.blogger.com/profile/09790644068121537767noreply@blogger.com23