domenica 24 maggio 2009

x o x o - Gossip Girl - Rose del deserto


Solitamente l'espressione "percorso obbligato" viene utilizzata in senso metaforico per indicare qualcosa di inevitabile nella vita di ciascuno di noi. Per esempio, per chi voglia iscriversi ad un qualunque istituto superiore, conseguire il diploma di terza media costituisce un percorso obbligato. E ancora, per chi voglia imparare a cucinare, saper rompere un uovo senza spatasciare tuorlo e albume sul pavimento della cucina, diventa un percorso obbligato. La nostra esistenza è costellata da percorsi obbligati, strade che, volenti o nolenti, dobbiamo intraprendere per forza (ce lo dicono il destino, la società e le regole). Da quest'anno, nel momento in cui sono andata a vivere a Firenze dove si trova la mia università, mi sono ritrovata a dover fare più percorsi obbligati: quello per eccellenza però, proprio perché è un percorso obbligato nel vero senso del termine, è il tragitto che devo compiere per arrivare, straziata dall'enorme peso della mia valigia, la quale riesce ad essere insostenibile anche quando sto via per soli due giorni, dalla stazione a casa; e, ogni venerdì, da casa alla stazione. Non esistono altre scorciatoie: ogni volta devo insinuarmi in un complesso di palazzi che comprende bar, condomini e uffici lavorativi, per giungere alla mia meta. Ogni volta lo stesso cammino: asfalto - marciapiede - scalino - cancello - "rampa" - strisce pedonali - rotonda - strisce pedonali - marciapiede - casa (per chi volesse sapere quello del ritorno, leggere in senso contrario). Proprio tra il cancello e la rampa con le virgolette perché non è proprio una rampa, quanto un lastricato che prima sale e poi scende, devo passare per un palazzo davanti al quale, sistematicamente, trovo appostati alla porta coloro che, probabilmente, lavorano le palazzo stesso. Nonostante non sappia neanche che tipo di lavoro possa essere, chi siano le persone presenti nel miscuglio eterogeneo di individui che mi metto ad osservare, di che colore siano state dipinte le pareti all'interno dell'edificio, trovo estremamente interessante vedere cosa fanno, ascoltare i loro discorsi, ipotizzare sulle loro vite. Purtroppo non mi è consentito piantarmi lì di fronte per più motivi, tra cui il fatto che potrei essere scambiata per una psicopatica e quindi internata ed il non aver tempo da perdere per queste cose. Comunque sia, rimane un affascinante Caso Sociale. Passare lì nel mezzo mi fa capire meglio cosa si celi dietro a tutti quei telefilm americani infarciti di caffè alle macchinette, chiacchiere d'ufficio, vite private oltre all'ufficio, misteri e sotterfugi, riunioni aziendali e lavoratori poco motivati. Sarei quasi spinta dalla voglia di piazzare lì davanti un distributore di Kinder Pinguì (ora che fa caldo) che funzioni come la "Camera Cafè" di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu (scioglilingua non da poco, altro che "Trentatré trentini..."). Ma soprattutto, mi fa comprendere meglio una cosa: quanto il pettegolezzo sia importante - anzi no, fondamentale nella vita umana. Questi famigerati Impiegati Ignoti, infatti, si trascinano fuori con la scusante di fumarsi una sigaretta. In realtà potrebbero resistere benissimo all'atroce astinenza da nicotina, ma non all'atroce astinenza da gossip. Passando in mezzo al crocchio, come un'antenna satellitare, capto i loro vari "Ma sai che mi ha detto Maria Grazia? Non ci crederai mai..." o i "Sì, però lui non ci va mai, mentre a noi tocca sempre...", rigorosamente sussurrati e bisbigliati, lo sguardo circospetto di chi ha appena compiuto un furto di proporzioni epiche. Se mi nascondessi dietro alla colonna che si trova di fronte all'ingresso (sono stata più volte tentata) e mi appuntassi sul Moleskine i discorsi degli Ignoti Impiegati, vi assicuro che riuscirei a racimolare del materiale per un bel romanzo, un telefilm di successo e forse anche per una serie a puntate su Topolino. È effettivamente più forte di noi: stare lontani dalla soffiata o dalla spiata ci è inconcepibile, anche inconsapevolmente. Se ognuno di noi pensasse ai fatti propri, sarebbe davvero un mondo migliore. E invece no, sembriamo creati per ficcare il naso nelle vicende altrui, chi più e chi meno. Anche coloro che affermano di badare solo alla propria vita, in realtà non vedono l'ora di esprimere il proprio parere sulla nuova automobile di Tizio e sul rapporto coniugale ormai alla frutta di Caio e Sempronia. Sembra quasi che, facendo così, ci si possa estraniare almeno per un po' dalla nostra, di vita. Dai nostri problemi, dalle nostre angosce, dalle nostre fissazioni, concentrandosi su quelli altrui. Avete mai visto l'emozione che si può leggere negli occhi di chi vi sta appena confidando un segreto riferendosi alla vicina, all'amico o al portinaio? E se siete al telefono, avete mai sentito il tono di voce che si incrina giusto un attimo, la concitazione che impedisce quasi di parlare e la voglia irrefrenabile di fare, su quello appena rivelato, un caso di stato, congetturando e facendo infinite considerazioni sull'argomento? Parlare alle spalle di qualcuno è brutto, ma è purtroppo inevitabile. Che siano apprezzamenti o pensieri negativi, ci sarà sempre qualcuno che esprime dei pareri sulle nostre azioni, sul nostro modo d'essere, come quando si è al cinema e non riusciamo a concepire perché mai Brad Pitt, che all'esterno sembrava tanto mansueto, voglia uccidere tutta quella gente innocente. E ancor più purtroppo, molte volte frasi, eventi e fatti vengono completamente stravolti, gettandoci in posizioni difficili da gestire, anche se non abbiamo fatto proprio niente di quello che si vocifera. Ultimo caso è quello in cui alcune azioni vengono invece nascoste, sottratte al pettegolezzo proprio perché di estrema pericolosità, oppure storpiate in modo da renderle migliori, più plausibili. Ma questo solitamente succede più che altro per questioni di criminalità, soldi e politica. Oppure per tutte e tre insieme. Touché, viva l'Italia.

Per accompagnare le vostre chiacchiere e pettegolezzi, serviti insieme a tè, caffè o semplicemente da soli, uno dei miei biscotti preferiti in assoluto.


Rose del deserto

Ingredienti per 20 biscotti circa

125 g farina 00
80 g burro
100 g zucchero
1 uovo
1/2 bustina di lievito per dolci
150 g corn-flakes
(uvetta, prugne denocciolate, albicocche secche...)

Procedimento

Sbattere l'uovo con lo zucchero servendosi delle fruste elettriche; unire il burro fuso continuando a sbattere. Aggiungere la farina col lievito, amalgamando il tutto con un cucchiaio di legno. A scelta, aggiungere, a seconda del gusto, uvetta precedentemente ammollata in acqua tiepida, prugne o albicocche a pezzettini. A questo punto, servendosi di due cucchiai, prelevare il composto un po' alla volta e formare delle "polpettine", quindi farle rotolare nei corn-flakes, facendoli aderire bene al composto. Posizionare i biscotti su una teglia ricoperta da carta da forno, e schiacciare leggermente ogni biscotto con un cucchiaio. Infornare per 15 minuti circa in forno preriscaldato a 150°, o fino a che siano dorati.

11 commenti:

fiOrdivanilla ha detto...

sapevo che avrei fatto bene ad aggiungerti ai miei preferiti;)

nei tuoi racconti mi sembra di ritrovarmi; sono lineari, reali a tal punto da riuscire senza fatica alcuna ad immaginare le scene, come se si stesse guardando, seduti su una sedia o un divano, la scena di una fiction televisiva.
Detto questo.. di certo non sei tra i miei preferiti solo per i racconti eh!
Le rose del deserto piacciono molto anche a me e questa tua foto rende bene l'idea della loro bontà e delizia.. brava :)

tartina ha detto...

@vanilla: Che bei commenti che mi lasci! Davvero ti fa quest'impressione leggere le mie elucubrazioni? eheh :D sono contenta.
Le rose del deserto sono un classico che non passa mai di moda, un po' come Chanel n.5 o la Kelly di Hermès! *.*
Grazie!

MilenaSt ha detto...

Davanti a questi biscotti, il chiacchierare passa in secondo piano: meglio degustarli in religioso silenzio e lasciar parlare la loro croccantezza :-)

paola ha detto...

....ma pensa un po'...questi biscotti li preparavo tanti ma tanti anni fa poi li avevo dimenticati e ora eccoli qua!! che bellissimo ricordo!!

eli ha detto...

Qui nella nevrotica Milano, quando capti dei discorsi "per caso" tra impiegati sono sempre pieni di livore e acredine su come Questo o Quello stanno cercando di farti le scarpe, oppure su quanto Tizio lavori poco e male.
Molto meglio tapparsi le orecchie e gustare uno dei tuoi tuoi biscottini!

Serena ha detto...

Però quanto è bello sparlare, no? Io nel gossip ci sguazzo e la consapevolezza che, appena mi girerò dall'altra parte, le mie compagne di pettegolezzo cuciranno altrettanti cappottini a me, non toglie niente al mio gusto per la maldicenza e la rivelazione di segreti che avevo giurato di portarmi nella tomba!

Alex ha detto...

..prima qualche minuto alla lettura del tuo post.... e poi l'ammirazione per questa splendida foto e conseguente ricetta!!!!

tartina ha detto...

@lenny: Ahahah Saranno i nostri stomaci a parlare per noi :)

@paola: E' vero, le rose del deserto sono un classico intramontabile, non deludono mai =P

@eli: Niente atmosfera da sit-com, dunque. Hmmm, peccato.
Sì, ti passo un biscotto allora, che è meglio :D

@Ondina: Io uguale a te! Più volte mi sono ripromessa di non farlo perché "è sbagliato moralmente" e "non vorrei che lo facessero a me", però è inevitabile... le notizie succulente sono fatte apposta per essere divulgate, no?

@Alex: Grazie, cara! Sempre gentilissima, tu!

Fiordilatte ha detto...

Va bene lo ammetto. Piace lo speteguless anche a me. Uffa.
Mi passi un biscottino :)? Non mi sono mai cimentata nelle rose del deserto perché non compro mai i corn-flakes! Li ho sempre detestati sin da piccola nel latte, li preferisco sgranocchiati così.

tartina ha detto...

@Fiordilatte: Anche io prima li detestavo... Adesso li mangio ogni mattina!
Eeeeh, lo spetteguless... siamo donne, no? ;)

Anonimo ha detto...

Sottrarsi al pettegolezzo per questioni di criminalità, soldi e politica. Non so come mai, ma questa frase mi fa pensare ad un personaggio (purtroppo) pubblico, di questi ultimi tempi.
Ricetta deliziosa, cara Tartina, questi biscottini mi fanno pensare a quando ero piccola, mia mamma me li faceva sempre :)

con affetto,
La tua Cavia