mercoledì 24 febbraio 2010

Leggere, leggere, leggere! - Pasticcini di frolla


Pasticcini di frolla, originally uploaded by la tartina.

Quando ho bisogno di rilassarmi, di distrarmi, o semplicemente di alienarmi un po' dal solito tran-tran quotidiano, adoro rifugiarmi nella prima libreria che mi capita sotto tiro. Vagare tra gli scaffali colmi di tomi, manuali, volumi e libriccioli, sfogliare quelle pagine e passarci sopra le dita (non sopporto le pagine troppo lisce, quelle che creano un effetto tipo unghia spezzata sulla lavagna, mi vengono i brividi solo a scriverlo), captare stralci di parole e di frasi random (da "osservò l'impronta lasciata dal rossetto rosso sul suo bicchiere" a "mantecare con una noce di burro" a "l'assassino, strano ma vero, era proprio il maggiordomo!"), osservare gli acquisti delle altre persone e trarne spunto, a mio parere riesce a distendere i nervi più del Saluto al Sole o di una seduta zen. Da piccola rimanevo affascinata ogni volta che guardavo La Bella e la Bestia e la Bestia regala a Belle quell'enorme biblioteca e lei deve servirsi della scala per afferrare i tomi desiderati; oppure Pagemaster in cui Macaulay Carson Culkin, che fa il protagonista e che ora è nella droga fino al collo (secondo me colpa dei traumi derivanti dalla realizzazione di Mamma ho perso l'aereo e di Mamma ho perso l'aereo 2), ha tre amici-libri fatti a cartone animato, uno di avventura, uno di fantascienza e uno di amore; e ancora Harry Potter, mi è sempre sembrato ingiusto che le scuole italiane non avessero una biblioteca al pari di quella di Hogwarts (e che soprattutto non si studiasse Erbologia o Storia della Magia). Il fatto è che io adoro leggere, immergermi in quelle storie, racconti, riflessioni e non uscirne, immaginarmi i personaggi e le situazioni, immedesimarmi nelle medesime, diventare empatica con quello che sto leggendo, soffrire quando leggo l'ultima pagina del libro e lo chiudo, e so che è finito e, avida di quelle parole, devo mettermi il cuore in pace. Ovviamente non sempre è così. Delle volte inizio libri che è impossibile seguitare a leggere, figuriamoci finirli! Una volta lessi un consiglio di uno psicologo o di un espertone moderno, che diceva di non forzarsi a leggere ciò che non piace, ma di mettere il libro da parte e di cominciarne uno nuovo, perché altrimenti sarebbe solamente una grande perdita di tempo, e il tempo, ai giorni d'oggi, è poco, veramente poco. Ma per me è quasi una sfida finire un libro troppo pesante, troppo contorto, troppo anomalo, quindi finisce che lo tengo sul comodino per almeno tre mesi, leggo una pagina al giorno e intanto inizio un altro libro: l'80% delle volte non riesco a terminarlo. Altre volte invece capita di leggere libri che ti chiedi come possano essere stati editi, che li scriverebbe meglio il tuo gatto a occhi chiusi. Il caso Moccia, per fare un esempio. Giuro che scriverebbe meglio un bambino delle elementari: tuttavia, quella storia fatta di aggettivi patetici, di frasi che si ripetono, di dialoghi inesistenti, di storia inconsistente, ha ammaliato moltissimi giovani italiani, e ciò la dice lunga sul popolo di lettori della nostra nazione. Ma vogliamo mettere Step con un Mr. Darcy o con un Heathcliff? Stiamo forse scherzando? Sempre sulla scia del filone-spazzatura tanto in voga, sono arrivate le storie di vampiri della Stephenie Meyer: io, conscia del fatto che "se non lo leggi non puoi dare giudizi", ci ho provato. Giuro che ci ho provato. Ma al terzo sguardo languido tra Bella e Edward ho dovuto lasciare perdere, la situazione stava diventando insostenibile! Il Dracula di Bram Stoker si starà rivoltando nella tomba, sempre se è vero che Jonathan Harker è riuscito ad infilzare quel palo di frassino nel suo cuore e poi a decapitarlo. Tutto questo è molto indicativo: la lettura dei libri porta ad una maggiore padronanza della lingua, ad una maggiore cultura, e anche ad una competitività economica utile al bilancio del Paese - infatti esiste una strettissima correlazione tra indice di lettura e Pil. Riprova del fatto che in Italia si legge davvero poco. Complice della triste situazione è anche la scuola: poco fornite le biblioteche scolastiche, assurde le imposizioni sulla lettura date da maestri e professori. Ogni libro di cui viene imposta la lettura è automaticamente odiato o accantonato. Non è un caso se i Promessi Sposi e la Divina Commedia vengono "riscoperti" solo in età più matura. Le interminabili ore di lezione passate su un singolo termine dantesco oppure i riassunti sui capitoli del Manzoni, hanno creato in me una specie di repulsione verso quelli che sono pilastri della letteratura non solo italiana, ma anche mondiale. Il Gattopardo fatto leggere in seconda media si può considerare la stoccata finale. Gli studenti, in parte per sdegno verso una difficile imposizione, in parte perché è più facile starsene a vedere Tina che sbraita in Uomini&Donne, accantonano i libri, preferendo di gran lunga la Nintendo Wii, si specializzano in errori di grammatica e ortografia, pensano che il Decadentismo sia il nome del nuovo profumo di Estée Lauder. È stato stimato, per l'appunto, che gli Italiani spendono per i libri solo 65 euro all'anno, l'equivalente di una cena in trattoria per due persone. Peccato che la fame di cultura sia un evento più unico che raro.
(Vi prego di partecipare alla simpaticissima iniziativa Leggere, leggere, leggere! prevista per il 26 marzo. L'obiettivo? Regalare un libro ad uno sconosciuto. Cliccate sul link per tutti i dettagli!)

Oggi vi propongo la ricetta di friabilissimi pasticcini, che si sciolgono in boccat. Si consiglia di accompagnarli ad una buona tazza di tè e - perché no?, ad un libro.


Pasticcini di frolla montata

Ingredienti:

150 g burro
225 g farina 00
75 g zucchero a velo
1 uovo intero grande
½ cucchiaino di lievito vanigliato per dolci
2 bustine di vanillina
un pizzico di sale

Procedimento:

In una ciotola mettere il burro leggermente ammorbidito e lo zucchero a velo, montare con le fruste elettriche per almeno 5 minuti, fino ad ottenere una bella crema montata. Aggiungere l'uovo e la vanillina, e continuare a sbattere finché saranno bene assorbiti; a questo punto le fruste elettriche non servono più. Aggiungere in due volte la farina mescolata con lievito e sale, poi mescolare delicatamente da sotto a sopra con un mestolo di legno. Riempire con il composto una sac à poche con la bocchetta a stella da 1 cm e spremere i biscotti su una teglia rivestita di carta da forno, dandogli la forma desiderata (per quelli alla ciliegina candita, dividere una ciliegina e porre una metà sul pasticcino prima di infornarlo). Mettere in forno preriscaldato a 200° per 8-10 minuti circa: se i pasticcini cominciano a colorarsi, toglierli subito dal forno. Farli raffreddare, quindi decorarli spolverandoli con zucchero a velo, o ricoprirli con cioccolato fondente, nocciole, cioccolato bianco, granella di pistacchi, farina di cocco a scelta.

venerdì 19 febbraio 2010

Mezzogiorno di Cuoco - Filetto al tartufo con polenta croccante

Il mezzogiorno di fuoco, per ogni casalinga o donna appassionata di cucina che si trovi inspiegabilmente in casa con del tempo da utilizzare, viene combattuto a suon di pentole e fornelli. Accende RaiUno, salgono le note delle Tagliatelle di Nonna Pina e inizia la Prova del Cuoco, programma ormai parte integrante della televisione italiana, e neanche tra i più imbarazzanti. Taccuino e penna alla mano, l'ora e mezzo del programma, oltre ad incentivare la secrezione da parte delle ghiandole salivari, dispensa mille ricette e mille consigli culinari, e ancora mille consigli su come apparecchiare e decorare la tavola (vi prego, aboliamo le rose blu!). Tra le note delle famigerate canzoni dello Zecchino (o zucchino?) d'oro, tra ricette classiche, moderne e surrealiste, si sussegue una carrellata di personaggi ormai celebri e rinomati. La Prova del Cuoco ha ben 10 anni, ed è cominciata con la conduzione di Antonella Clerici: contro il prototipo standard della conduttrice italiana, bella ma poca sostanza, Antonellina si è subito distinta per le sue morbide forme, la sua inettitudine culinaria e la sua estrema simpatia. Ai primi tempi, anche l'Anna Moroni, nonostante quella voce insopportabilmente acuta e sgraziata, non rimaneva poi troppo antipatica: sembrava una nonnetta umbra petulante che volesse solamente condividere i segreti delle sue ricette. E infine Beppe Bigazzi, mio "concittaddino" (nato a Terranova Bracciolini, provincia di Arezzo), burbero e scontroso, coi suoi rimedi e consigli esclusivamente legati alla tradizione, dalle folte sopracciglia canute pronte ad aggrottarsi da un momento all'altro. Poi il programma è andato deteriorandosi. Si dice "il gioco è bello quando dura poco" e anche "l'apparenza inganna": in tal proposito potremmo utilizzare "le apparenze ingannano e ce se ne accorge solamente se il gioco dura poco (finché è bello)". Quando Antonellina è rimasta incinta, andando ad aumentare la massa grassa data da anni e anni di impeccabile conduzione della trasmissione (come fare a resistere lì dentro?!), è stata rimpiazzata dalla nuova Elisa Isoardi. Non temporaneamente, ma definitivamente. Il compenso che richiede è inferiore di quello della Clerici, gli ascolti si sono mantenuti altissimi, ma vogliamo parlare del rendimento della conduzione? La Isoardi è troppo impostata, non ne capisce nulla di cucina e a volte rende veramente impossibile la comprensione di qualche ricetta, dice continuamente "Che bello" (anche mentre gira il frullatore!) mentre gli occhi spalancati si spostano febbrilmente da una telecamera all'altra, per non parlare delle espressioni facciali esageratamente forzate quando assaggia qualcosa (ancor prima di portarsi il cibo alla bocca assume quella posa di entusiastica felicità, in realtà pensando quanto quel grammo possa farla ingrassare). Insomma, non sai di casa, di buona tavola e di naturalezza e ultima caratteristica che me la rende insopportabile: odia il pepe, e per questo lo stanno bandendo da tutte le ricette del programma. Insomma, bella sarà bella, ma è estremamente vuota, quindi perfetta per lo standard "medioitaliano" che segue la trasmissione. La domanda sorge spontanea: come sarà riuscita ad arrivare così "in alto"? Siamo certi che Del Noce non è stato preso per la gola. Nel contempo, anche la Moroni e Beppe hanno perso qualcosa. La signora umbra dalla vocetta stridula ha cominciato a diffondere ricette appartenenti a poveri foodbloggers spacciandole per sue, e la sua risata a Gollum sta diventando veramente insopportabile. Al club si è aggiunto Vissani, che sarà pure un eccellente cuoco, ma quanto ad umanità e sprint televisivo proprio non sa nulla. Ciliegina sulla torta? Quello che è successo lo scorso 15 febbraio: Beppe Bigazzi, partendo da un detto popolare delle sue parti che recita "A Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto", ha raccontato che a Carnevale, in Valdarno, negli anni '30 e '40, chi non poteva godere della carne di coniglio, si nutriva di quella di gatto. L'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), insieme alla responsabile dei Verdi, Cristiana Morelli, hanno subito scagliato le loro proteste, e il cartellino rosso di espulsione è arrivato subito per Beppe, che si è dovuto ritirare momentaneamente dalla trasmissione. Forse si era soffermato un po' troppo sulla "frollatura delle carnine bianche" dei gatti, includendo così particolari pittoreschi, ma anche piuttosto macabri. Tuttavia c'è da dire che il co-presentatore si rifaceva ad un detto popolare, e ad un'usanza diffusa in quegli anni di magra. A mio parere l'espulsione sembra eccessiva, considerando anche il carattere di Bigazzi, propenso ad esagerazioni e a battute avventate. E poi si apre un'altra discussione: perché il gatto no e il coniglio sì? Perché l'uomo è abituato a tenere il gatto acciambellato sul divano? E un tenero coniglietto allora? L'agnellino che guarda Lisa Simpson coi suoi occhioni languidi? E Bambi, vogliamo parlare del cerbiattino della nostra infanzia?! A fronte di queste considerazioni non sto assolutamente dicendo di essere a favore dei 100 modi in cui cucinare Fuffi, sia chiaro. Però, secondo questa nuova ottica, risulta anche meno raccapricciante l'usanza cinese. E se fossimo abituati fin dall'antichità a cucinarci il cane e a costruire la cuccetta per il nostro porcellino domestico?
Nonostante ciò, scusate un attimo, ma devo vedere chi vince, se Pomodoro Rosso o Pomodoro Verde.

Oggi la ricetta di una tenerissima carne di gatto accompagnata con... Va bene, Carnevale è già passato, e il 1 di aprile è ancora lontano. Per gli ultimi giorni d'inverno (almeno si spera), del tenero filetto ricoperto da salsa tartufata accompagnato da formine di polenta croccanti fuori e morbide dentro.


Filetto al tartufo con polenta croccante

Ingredienti: per 4 persone

per il filetto:
4 fette di filetto di circa 2 hg l'una
1 hg salsa tartufata
una noce di burro
sale, pepe

per le formine:
2hg polenta (del tipo preferito)
acqua
salsa tartufata

Procedimento:

per il filetto:
Cuocere alla brace le fette di filetto salate e pepate, 5 minuti per parte. In una pirofila, fare liquefare la noce di burro al quale aggiungere metà della salsa tartufata. Adagiarvi le fette di filetto, sulle quali aggiungere la salsa rimanente. Servire caldo.

per le formine:
Cuocere la polenta e farla intiepidire, quindi disporla sul tagliere passandovi sopra il matterello per livellarla. Con degli stampi da biscotti, realizzare le formine preferite, su cui porre della salsa tartufata. Disporle sul piatto crisp leggermente unto, e far cuocere in forno a microonde con funzione crisp per 4-5 minuti circa.

mercoledì 10 febbraio 2010

D.ssa Stranamore - Baci di Perugia


Baci di Perugia, originally uploaded by la tartina.

Domenica si festeggerà una delle feste più patetiche e consumistiche del globo: S. Valentino. Coppie stucchevoli e gné-gné, se ne staranno mano nella mano, o a cenare a lume di candela, o a visitare questa o quella città italiana, con tanto di mazzi di fiori e palloncini a forma di cuore gonfiati a elio. Voi, mi rivolgo a voi, single ormai a prova di colpo di fulmine, ve ne starete in disparte, professando quanto è triste festeggiare S. Valentino e che l'amore non si dimostra solamente una volta all'anno. Baggianate: ovviamente vi piacerebbe tantissimo ricevere come dono uno di quegli inquietanti peluche che stringono tra le zampette cuori di cioccolato, o perlomeno poter snobbare con classe la festività, decidendolo però insieme al partner. A vostro favore, però, potete tirare fuori delle valide motivazioni alle vostre amiche che vi racconteranno per filo e per segno dei progetti per domenica 14 febbraio, su quanto sia inutile spendere così tanto per un qualcosa di così labile. A mio parere Carlo Verdone, con L'amore è eterno finché dura, ha superato se stesso. Non tanto per la pellicola in sé (più pregevole è sicuramente Viaggi di nozze, con Tosca e famolostrano!), quanto per l'appropriata scelta del titolo. Sì, perché anche secondo me l'amore in una coppia non è infinito. Dopo l'euforia e la passione iniziale, questo si esautora, e più si va avanti nel tempo, più diventa abitudine e consuetudine. Mentre in alcuni casi sparisce proprio, in altri diventa una diversa tipologia di amore, ecco. Ci si conforma alla vita che, da un po' di tempo, si conduce con il partner, e ci si adegua ad essa. Perché molte volte, dopo il matrimonio, avviene il tradimento? Se talvolta questo è puramente erotico, sessuale, mentre spiritualmente e psicologicamente si rimane legati ed attratti alla persona che abbiamo scelto come compagna di vita, talaltra invece è causato proprio dallo scocco di una scintilla che va a sostituire quella ormai affievolita dal tempo. A comprovare il fatto che la mia teoria non sia solo dettata da una sorta di pessimismo inconsueto per una ragazza della mia età che ora come ora l'amore non lo vede neanche in cartolina (e quando sei innamorato, a quanto pare, sembra che la tua storia sia la migliore di tutte, la più bella del mondo e che durerà più dei nuovi seni al silicone della Ventura), interviene la scienza. Secondo una ricerca condotta dall'Università di Pavia condotta sulla sostanza presente nel cervello in grado di fare innamorare, infatti, il tutto è riducibile a delle proteine. Delle piccole catenelle aminoacidiche riescono ad influenzare il Sentimento per eccellenza, quello che ha fatto parlare tanti pensatori, quello che ancora oggi rimane un grande mistero per la specie umana. La prima "molecola dell'amore" è stata scoperta dal premio Nobel (1968, per gli studi condotti appunto sui fattori di crescita del sistema nervoso) Rita Levi Montalcini: si chiama NGF, sigla che sta per Nerve Growth Factor. Per studiare il fenomeno sono stati analizzate diversi gruppi di persone divisi in base alla durata del rapporto di coppia. Nelle persone dove la relazione era iniziata da poco, sono stati riscontrati dei valori di NGF più alti rispetto alle coppie che stavano insieme da più di un anno. Un altro aspetto che è emerso dalla ricerca è che i livelli di NFG calano con il passare degli anni: nell'iniziare una nuova relazione un ventenne avrà dei livelli della proteina più alti rispetto a un trentenne. Tuttavia i ricercatori tengono comunque a precisare che dopo il primo anno non finisce l'amore, finisce solo questa fase "acuta" che lascia il posto ad altre sensazioni. Tutto ciò convalida la teoria di cui sono sostenitrice ormai da un po' di tempo. La vostra amica ovviamente vi guarderà scettica e piena di disappunto, e se ne andrà a cercare un delizioso portafoto per il suo ragazzo pensando a quanto siete sfigate e anche un po' invidiose, inconsapevole del suo livello di NGF che sta progressivamente calando.

Per questo S.Valentino, vi propongo la ricetta dei famosi Baci di Perugia, trovata su Sale&Pepe di questo mese. Questi golosissimi cioccolatini sono nati negli anni '20 da un'idea di Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni, tra i fondatori storici della Perugina. Lei inventò la ricetta e li chiamò "cazzotti" per la forma a pugno; lui ne addolcì il nome in "baci". Rivestiteli di carta stagnola, ponendo all'interno di ognuno una citazione famosa: il risultato sarà sicuramente più soddisfacente di quello dato dai dolcetti acquistati.


Baci di Perugia

Ingredienti:

240 g cioccolato gianduia
120 g granella di nocciole tostate
30 g nocciole intere
70 g panna fresca
300 g cioccolato fondente al 70%

Procedimento:

Scaldare la panna in un pentolino con il cioccolato gianduia spezzettato e mescolare fino ad ottenere una crema omogenea. Unire la granella di nocciole e continuare a mescolare finché sarà incorporata perfettamente. Trasferire il composto in una tasca da pasticciere senza bocchetta, distribuirlo su un vassoio foderato con carta da forno formando tante palline grosse come una noce, lasciarle raffreddare in frigo per un'ora e poi sistemare una nocciola intera su ogni bacio, premendola leggermente. Grattugiare fine il cioccolato fondente, raccoglierlo in una ciotola e lasciarlo sciogliere dolcemente a bagnomaria. Togliere i baci dal frigo e immergerli uno alla volta nel cioccolato fuso, aiutandosi con una pinza da pasticceria o con una forchetta, in modo da ricoprirli interamente. Fare sgocciolare bene i baci, quindi metterli su un foglio di carta da forno e lasciarli riposare finché si saranno asciugati completamente.

giovedì 4 febbraio 2010

Un mondo al contrario - Marmellata di arance


Marmellata di arance, originally uploaded by la tartina.

«È una marmellata ottima», disse la regina.
«Tanto oggi non ne voglio.»
«Anche se tu ne avessi voluta, non avresti potuto averne», ribatté la regina. «La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi.»
«Ma prima o poi ci potrà essere marmellata oggi!», obiettò Alice.
«No, replicò la Regina. «La marmellata c'è negli altri giorni; e oggi non è un altro giorno, come dovresti sapere.»
«Non vi capisco» disse Alice. «È spaventosamente confuso.»
(da Attraverso lo specchio, Lewis Carroll)

Perché noi, oggi, siamo abituati alla logica paradossale, contorta e spiazzante che fa da padrona nelle opere di Carroll. Siamo abituati a politici che fanno tante promesse, ma poi non vediamo neppure l'ombra della "marmellata del domani". Ci si chiede quanto l'opera del grande scrittore, sebbene irreale, possa essere distante dal mondo odierno, e dalla sua inverosimile razionalità. Non è contorto un mondo in cui si è ricchissimi oppure poverissimi? Non è contorto un mondo in cui un futuro non è assicurato per nessuno? Non è contorto un mondo in cui bene e male si confondono? Non è contorto un mondo dove si è in guerra continua? Non è contorta la realtà che ci circonda? Quasi quasi preferisco il Gatto del Cheshire.

Oggi la ricetta della marmellata d'arance, che ha letteralmente conquistato casa mia. Barattoli su barattoli spariscono alla velocità della luce: è ottima sia come dolce, sulle fette biscottate, sul pane col burro o nello yogurt, sia come stuzzichino salato, accompagnata da dei formaggi. La marmellata in questione è proprio quella di cui Alice trova il vasetto (vuoto), mentre cade nel pozzo. La bambina non osa buttarlo giù, perché pensa che potrebbe cadere in testa a qualcuno. La domanda sorge spontanea: non dovrebbe cadere con la stessa velocità di Alice che già sta cadendo?

Marmellata di arance

Ingredienti:

1,5 kg arance bionde, non trattate
1 limone
1,5 l acqua
1,5 kg zucchero

Procedimento

Tagliare le arance e il limone in sei spicchi, quindi ridurre a fettine sottili ognuno di essi. Raccogliere le fettine di agrumi in una ciotola di vetro o di porcellana (non di plastica), versarvi sopra l'acqua e coprirle con della pellicola trasparente. Lasciare riposare tutto per una notte in un luogo fresco. Il giorno dopo versare il contenuto della ciotola, arance ed acqua, in una casseruola di acciaio con il triplo fondo. Unire lo zucchero, mescolare bene finché risulti sciolto e continuare la cottura a fuoco vivo per 30 minuti circa. Lasciare riposare qualche minuto, quindi riempire i vasetti e sigillarli con chiusura ermetica. Se aperta, la marmellata si conserva per qualche giorno in frigo. Altrimenti, il barattolo sigillato può conservarsi per circa 6 mesi.

lunedì 1 febbraio 2010

Cha no yu - Green tea sweets


Green tea sweets, originally uploaded by la tartina.

I tabloid impazzano: Prince of Wales and Lady Grey just married. Matrimonio in grande per il Principe del Wales e l'amata Lady Grey: lei, un abito sontuoso color lavanda e fiordalisi intrecciati tra i capelli, lui un rigoroso smoking nero. Preserveranno la nobile dinastia, e la porteranno avanti con sapienza ed eleganza. Lui proviene dalla Cina, è delicato e apprezzato da tutti; lei, Mary Elizabeth, dai tipici tratti orientaleggianti, è decisa e forte, vitaminica direi. Il padre Earl Grey, orgogliosissimo, ha portato fiero sua figlia all'altre, non riuscendo a nascondere una lacrima scendere sulla guancia solcata dalle rughe. Tantissimi illustri invitati ai festeggiamenti, tra cui la bella indiana Darjeeling, la ex del Principe mollata brutalmente davanti ad un aereo per Thaiti, che afferma di essere realmente felice per le nozze. O almeno così dice. Nascosto dietro una colonna di pasticcini di frolla, si scorge anche Bancha, magnate di un grande impero economico: raffinato e altero, appare sempre un po' riservato e piuttosto burbero con la stampa. Grande amico di Lady Grey, nonché suo compagno al college, si vocifera su un plausibile amore non ricambiato da parte di lui. Ma si sa, sono solo gossip, e io non voglio certo esprimere giudizi avventati sullo sguardo perso e affranto dipinto sugli occhi di Bancha quando guarda la futura Principessa del Wales scendere le gradinate con grazia! Le sorelle di Lady Grey, Sencha e Tencha, pur essendo gemelle, non potrebbero mai essere così diverse. Tencha si gira attorno, controlla che tutto proceda per il meglio, vorrebbe che la cerimonia della sorella fosse perfetta, saluta gli invitati, li accoglie, pensa alle tartine all'avocado e al salmone. Brillante e pungente, dirige una casa di moda; è al suo terzo matrimonio e ha due figli, ma sembra essere presa più dalle sue incombenze che dalle esigenze familiari. Sencha è l'opposto: pallida e remissiva, nel suo abito verde scuro, sembra invisibile. Si muove con circospezione tra la folla. Sembra quasi non voglia farsi notare, e probabilmente non vede l'ora di tornare sui suoi amati libri. Il cugino del principe, nonché suo migliore amico Karkadè, spicca tra i presenti per il deciso colore rosso del suo smoking. Noto casanova, è alla ricerca della sua prossima preda. Uh-oh, sembra proprio che l'abbia trovata: ma sarà contento il marito di Tencha della cosa? Intanto il pestifero Pai-mu-tan, fratello minore del Principe, semina panico nel bel mezzo della festa: alza la gonna a Yin-chên, che sembra così una moderna Marilyn Monroe, rovescia il punch addosso a Gunpowder, non conoscendo forse la sua proverbiale irascibilità. Quieta e serafica è invece la piccola Jasmin, figlia del Principe e di Lady Grey: nata da pochi mesi, osserva tutto con grande cura, non lasciandosi sfuggire neppure il dettaglio più minuto. Compreso Matcha, il prezioso animale domestico di famiglia: un grande gatto di razza pregiata, la cui coda viene immediatamente afferrata dalla piccina, che non gli lascia scampo. La grande cerimonia, la famosa Cha no yu, celebrata alle 5 del pomeriggio dall'esimio Cappellaio Matto, è ormai giunta al termine. Quanto durerà l'amore tra il Principe e Lady Grey? Nessuno può dirlo con sicurezza, ma una cosa è certa. Sembra essere infinito quando il Principe e Lady Grey si sussurrano piano a vicenda: "Ho voglia di ."
(Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. I personaggi non esistono, o perlomeno solamente sul mio scaffale, tra bustine di tè, infusi e tisane.)

Poiché sono riuscita finalmente a mettere le mani sulla preziosa e costosissima polvere verde di tè Matcha, ormai celeberrima nella blogsfera, ho messo subito in pratica una ricetta trovata sul Cavoletto e da Tuki. La consistenza friabile dei biscottini è deliziosa, mentre il sapore... beh, presente la sensazione che si ha nell'addentare del tè verde solido? Ecco.

Green tea sweets

Ingredienti:

90 g di zucchero a velo
140 g di burro a pezzetti
3 tuorli grandi (60 g)
1,5 cucchiai da tavola di matcha
220 g di farina
200 g di zucchero semolato per la copertura

Procedimento
Setacciare il matcha con lo zucchero a velo e versarli nel recipiente della planetaria, unirvi il burro e lavorare con la foglia (o gancio K) fino ad ottenere un impasto perfettamente liscio ed omogeneo; unire la farina setacciata, continuando a lavorare, ed impastare fino a quando il tutto non risulta ben amalgamato; infine, aggiungere i tuorli e lavorare velocemente fino a quando non saranno ben incorporati nell'impasto. Formare un disco con l'impasto, coprirlo e lasciarlo in frigo per circa 30'. Preriscaldare il forno a 160-170°C, stendere l'impasto ad uno spessore di poco superiore ad 1 cm (io li ho fatti più bassi) e, con un tagliapasta di circa 5cm di diametro, ricavare i biscotti e passarli nello zucchero semolato. Sistemare i biscotti su una teglia rivestita di carta forno e cuocere per circa 15-20 minuti, i biscotti devono essere appena dorati sui bordi. Trasferire su una griglia di raffreddamento e lasciare che si raffreddino completamente. Conservare in una scatola di latta.